PROVINCIA, COMUNE E CONSORZIO UNIVERSITARIO: I COLLEZIONISTI DI BOZZE

“Sul mio tavolo ho ricevuto la bozza predisposta dal Commissario del Comune di Ragusa e, l’indomani, quella firmata da tutti . L’altro ieri, infine, è giunto un emendamento mandato dal Dott. Francesco Lumiera.”  dichiara, nel corso di un’intervista al quotidiano La Sicilia il Direttore Generale dell’Università di Catania Prof. Lucio Maggio. 

Nella stessa intervista il prof. Maggio dichiara che i testi delle convenzioni, dovranno passare all’esame del Consiglio di Amministrazione dell’Ateneo e, a giusta ragione, si augura “che il numero delle bozze non aumenti ulteriormente nei prossimi giorni”.

Tutto ciò avviene il 23 gennaio 2013 (nonostante l’Ateneo si sia più volte detto disponibile a firmare subito e senza riserve, già il 28 gennaio, la bozza predisposta dal Comune di Ragusa) dunque appare evidente che mesi di riunioni, assemblee, incontri, trattative, tentativi di mediazione del Prefetto, interventi pacificatori e rassicuranti di neoeletti deputati regionali, iniziative di protesta di studenti, famiglie e operatori commerciali sono stati vani dal momento che i due enti soci del CUI continuano a produrre bozze ed emendamenti alle bozze chiamando in causa, a quanto pare, nell’ultima stesura crediti inesistenti (è curioso, fra l’altro, notare come il presunto credito nei confronti dell’Ateneo venga reclamato come tale solo da uno dei soci e non dall’altro).    

Con questi ultimi atti i Commissari straordinari Rizza e Scarso, i loro funzionari, il  Presidente e il CdA del Consorzio Universitario, hanno decretato la morte della presenza universitaria a Ragusa, posto fine ad anni di gestione miope e negligente della politica universitaria, cancellato lunghissime liste di promesse non mantenute e fiumi di parole sprecati nel tentativo di nascondere una verità che ormai è sotto gli occhi di tutti. 

L’umiliazione cocente, la rabbia e la mortificazione di un territorio che si vede infliggere, dai suoi stessi amministratori, un’altra grave ferita devono però trovare voce. 

Il danno è fatto e porvi rimedio sarà impossibile ma i responsabili di questo scempio devono essere chiamati a rispondere delle loro gravissime responsabilità.     

E ci riferiamo segnatamente ai presidenti e ai componenti del CdA del Consorzio Universitario,  politici di professione o uomini rigorosamente scelti dalla politica, (l’ultimo CdA fu definito il super CdA politico e avrebbe dovuto risolvere i problemi dell’Università ragusana) che trovandosi ai vertici dell’ente consortile, con il pieno avallo degli enti soci oggi tanto attenti al centesimo,  hanno sprecato risorse enormi in iniziative spregiudicate.  

Solo per fare qualche esempio: l’istituzione della Facoltà di Medicina priva di cliniche fin dal primo giorno di vita e perciò condannata a morire ancor prima di nascere, il laboratorio Cires 2 Bioform, voluto dalla stessa Facoltà, finanziato con soldi pubblici, ospitato, forse ancora oggi, nei locali dell’Asi e inutilizzato, il laboratorio multimediale di Piazza Carmine, un centro di calcolo con 128 postazioni, realizzato con fondi europei, obsoleto senza essere mai stato usato se non dai topi che vi risiedono, la casa dello studente di palazzo Castillett, costata 1 milione di euro, inaugurata in pompa magna nel 2010, anch’essa oggi al servizio dei topi e dei vandali.  

Che dire poi dei servizi di consulenza del lavoro affidati a uno studio di consulenza esterno (formare dei dipendenti sarebbe stato forse più opportuno e sicuramente meno costoso) e dei servizi di pulizia esternalizzati nonostante il Consorzio abbia assunto, nel 2010, con un contratto di lavoro a tempo indeterminato, tre unità di personale con la qualifica di pulizieri.  

Senza dubbio merita una menzione a parte l’attuale presidente del CUI, che l’indomani della nomina, dopo aver pubblicamente ringraziato l’on.le Nino Minardo per averlo voluto a capo del Consorzio, ha adottato, per malafede o per incompetenza, un atteggiamento di totale inerzia minando l’autorevolezza e la dignità istituzionale dell’ente consortile fino a lasciare che altri si arrogassero il diritto di compiere scelte che per statuto competono al Consorzio. 

E intanto, a un passo dalla definitiva autonomia, l’Università a Ragusa muore, lasciando in eredità, vale a dire sulle spalle dei contribuenti ragusani, i debiti previsti dalla convenzione del 2010 che dovranno essere onorati, (lo sanno i commissari, i funzionari di provincia e comune e i consiglieri comunali?) stavolta senza possibilità di dilazione.    

I politici sono distratti da troppe tornate elettorali concentrate in brevissimo tempo: non si può in questi momenti perdere tempo a pensare alle gravissime ricadute, prima fra tutte la perdita di prestigio dal punto di vista culturale, che la chiusura dell’università avrà sul territorio; non ci si può fermare, mentre si decide quale posizione il candidato X dovrà occupare nella lista Y, a pensare a 1000 studenti che dovranno, chi potrà farlo ovviamente, trasferirsi a studiare altrove e alle perdite che al territorio deriveranno da questi trasferimenti; non si può pensare agli esercizi commerciali che chiuderanno, alle case che resteranno sfitte, alle famiglie che perderanno il lavoro; è il momento di conquistare una poltrona. 

Gli studenti e le loro famiglie, gli operatori commerciali, i padroni di casa, i contribuenti ragusani, che, bisogna ammetterlo, hanno molto meno da fare rispetto a un politico, possono cominciare a riflettere sul loro diritto ad essere ben amministrati, sulle azioni da intraprendere perché questo diritto sia tutelato e le violazioni sanzionate nel modo più adeguato, e soprattutto sulle risposte da dare a chi nel giro di tre o quattro mesi avrà come unico impegno la ricerca di un voto per due o tre diverse elezioni.  

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