PROVE TECNICHE DI CONVERGENZA

L’elezione di Renzi alla guida del PD ha messo in moto una serie di accadimenti non sempre a prima vista interconnessi, ma a ben vedere la contemporaneità cronologica non è assolutamente casuale.

L’effetto “sferza” che si è sentito nell’azione governativa è sicuramente un corollario della competizione assolutamente scontata tra i due protagonisti odierni incontrastati del PD Matteo Renzi e Enrico Letta; il primo incalza il governo per evitare 15 mesi di trincea logorante che lo sfiancherebbe prima di poter concorrere per la premiership, il secondo spinge sull’acceleratore per evitare di farsi scalzare per scarsa incisività amministrativa.

Questo effetto era assolutamente preventivabile e sugli effetti benefici di questa “sana competitività” abbiamo sperato, ma l’effetto collaterale che invece costituisce una qualche sorpresa è costituito dalla bizzarra, insospettata, ma via via più appariscente convergenza e sintonia tra le posizioni di Grillo e quelle del Cavaliere: la prima avvisaglia costituita dal voto convergente (anche se non sufficiente) su un emendamento alla legge di stabilità che (a prescindere dal merito della questione) sembra sia servito da prova generale di una manovra di avvicinamento tra le due principali forze di opposizione.

L’enorme successo di Renzi, le aspettative che si stanno creando intorno a lui, la rinnovata verve dell’azione di governo, l’apertura di credito che gli hanno fatto tanti elettori di centrodestra che hanno partecipato alle primarie convinti che il sindaco di Firenze rappresentasse “l’ultima spiaggia”, il rischio che una rinnovata capacità decisionale della maggioranza riassorbisse il voto di protesta di cui ha beneficiato il M5S, hanno mandato in fibrillazione le opposizioni.

Ed ecco che F.I. manda chiari messaggi di adesione alla proposta di Grillo di proporre l’impeachment per il Capo dello Stato (che da noi si chiama “messa in stato di accusa” ed è prevista solo per alto tradimento e per attentato alla Costituzione!), addirittura Brunetta arriva ad azzardare che “per molto meno” l’allora partito di Napolitano propose la messa in stato di accusa di Cossiga (che fu ovviamente respinta), la cosa bizzarra è che il M5S nel suo blog dice esattamente le stesse cose, quasi con parole identiche …

E’ oramai costume consolidato che in Italia si può dire di tutto senza alcuna ansia di verità, ma intanto mi sembra opportuno ricordare che Napolitano quando il PDS operò la scelta istituzionalmente azzardata, con quella che allora si chiamava “area migliorista” si differenziò limitandosi a chiedere le dimissioni di Cossiga e non la messa in stato di accusa, e poi avrei qualche riserva sul fatto che fu “per molto meno”: all’epoca Cossiga rivendicava con orgoglio di avere creato e diretto “Gladio” una struttura segreta, parallela alle forza di difesa, e sicuramente al di fuori dei controlli democratici, ed in più “picconava” quotidianamente il Parlamento e la politica (che, a onor del vero, come oggi si rivelava sorda alle richieste di moralizzazione proveniente dalla società e incapace di scelte politicamente convincenti).

In effetti “correva” l’anno 1991 e il clima in Parlamento e nei partiti aveva molti elementi di similitudine con la situazione attuale ed è assolutamente normale che nell’equilibrio dei poteri costituzionali, la minore incisività di un organo lasci spazi di manovra agli altri organi costituzionali, l’importante è che non si sconfini violando prerogative di altre istituzioni.

Io credo che Napolitano, pur assumendo un ruolo politico che altri suoi predecessori non hanno rivestito perché più propriamente “agito” dalla ordinaria dialettica parlamentare o infrapartitica, lo ha sempre fatto nel rispetto sia del Parlamento che dei partiti e risulta molto bizzarro che proprio Forza Italia che è stata il principale sponsor della rielezione di Napolitano adesso abbia questa posizione!

Mi sembra che la vera motivazione non sia “istituzionale”, ma squisitamente “politica” e da riconnettere alla paura di essere marginalizzati dalla nuova competizione instauratasi tra il PD di Renzi e il Governo (non è un caso che in 10 giorni il Governo ha sfornato il decreto sul finanziamento pubblico ai partiti, il decreto sulle carceri e si appresta a mettere mano sui tempi della giustizia civile, e Renzi ha ottenuto il passaggio dal “pantano” del Senato alla Camera della legge elettorale, e sta incalzando le opposizioni sulla riforma istituzionale …).

La domanda sorge spontanea: per alcuni qualsiasi contatto con il Cavaliere da parte delle altre forze politiche è qualificato “inciucio”, come si chiama seguire gli stessi percorsi all’opposizione?

E soprattutto l’interesse difeso in questi percorsi è quello degli Italiani o solo di alcuni gruppi politici?

 

 

 

 

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