PROVE DI GIORNALISMO VERO

Nel nostro piccolo giornalino di istituto ogni tanto facciamo anche delle interviste. Eccone una molto importante perché realizzata con la dirigente dell’Istituto

D. Che tipo di studente era lei ai tempi delle superiori? partecipava attivamente alle manifestazioni studentesche e ciò che coinvolgeva l’istituto?

R.  Io faccio parte degli studenti del periodo del ’68, allora ci sono state diverse manifestazioni attraverso le quali si sono acquisiti tanti diritti da parte degli studenti di cui ora usufruite anche voi… Io però non ho fatto parte di questi movimenti perché appartenevo ad una famiglia molto rigorosa e con principi molto rigidi per cui non ho avuto modo di partecipare attivamente… ho partecipato in maniera marginale

 

D.  D. Quali sono le differenze tra la scuola che ha frequentato lei e la scuola dei giorni nostri?

R.  Le differenze sono moltissime perché ai miei tempi il professore era considerato un essere al di sopra…  Qualsiasi cosa eggli dicesse e facesse era legge… Noi alunni non avevamo nessuna parola nella conduzione della scuola.. mentre adesso gli studenti sono i primi protagonisti… Inoltre quando frequentavo io non esisteva ancora la scuola dell’obbligo, quindi chi andava a scuola lo faceva per propria scelta; in più, la scuola che ho frequentato io risaliva alla riforma Gentile, per cui anche alle scuole medie si studiava il latino in maniera molto sostenuta, e poi ho proseguito con le superiori; non so dire se è meglio questo sistema piuttosto  quello; penso che il tempo ci darà risposta, però credo che la scuola va attualizzata, perché ai tempi in cui ho vissuto e studiato io ancora non esistevano i telefonini, computer e quindi internet. Addirittura, quando sono nata, non esisteva neanche la televisione, questi cambiamenti sono “rivoluzionari” perché io ho quasi 60 anni e, in tutti questi anni, ho visto questa rivoluzione a 360°. La scuola non può essere più come allora, si deve adeguare ai tempi  e alla globalizzazione a tutte queste innovazioni che ci sono state. Quindi è giusto che avvenga un cambiamento in tal senso.

 

D.    D. Cosa pensa della scuola italiana e della realtà del ragusano?

R.  Cosa devo pensare?… Si sta cercando di riformarla adattandola ai tempi che viviamo La realtà ragusana è una realtà un pochettino insoddisfacente a mio parere, perché con la politica che è fatta, specialmente parlo per le scuole superiori, si è un po’ frantumata l’offerta formativa, per cui assistiamo alla nascita di tante succursali come per esempio la Ragioneria, Quindi non c’è stata una politica “razionale” di una evoluzione della scuola nella provincia, più che altro si è dato seguito alle richieste politiche varie. Secondo me invece andava fatta una politica razionale della scuola nel ragusano… anche riguardo ai tipi di indirizzo nelle superiori. Io ritengo che oggi con il tipo di economia che c’è, la moda dei licei dovrebbe essere un pochettino frenata però  il ragusano è ancora convinto che frequentare il liceo sia più prestigioso piuttosto che frequentare un istituto tecnico. Ormai da qualche tempo, un istituto tecnico da molte più possibilità rispetto a un liceo e anche come formazione complessiva; è un formazione di tutto rispetto che non ha niente di meno di un liceo.

 

D. Cosa cambierebbe nell’istruzione? E cosa nell’ ITIS?

R. Allora, nell’istruzione odierna non cambierei niente, non ho idee in proposito. Per quanto riguarda l’itis. Io ritengo che in questo momento siamo in una situazione abbastanza tranquilla e scorrevole,non credo ci sia qualcosa da cambiare.Quello che si doveva fare è stato un po’ fatto,da tutti noi assieme nelle varie sedute che ci sono state. Non vorrei sembrare presuntuosa ma mi pare che qui si respiri un’atmosfera abbastanza serena e non ci sono grossi problemi che emergono. Se ci fossero sarei la prima a cercare soluzioni insieme ai docenti,agli alunni al persona ata.

D. Secondo lei cosa cerca una famiglia dalla scuola per il proprio figlio o figlia?

R. Secondo me? Questa è una risposta un po’ difficile, io potrei dire cosa cercavo io quando avevo i figli a scuola. Bhe, inanzitutto cercavo un? ampia collaborazione tra la scuola e la famiglia,soprattutto per quanto riguarda l’aspetto educativo. In secondo luogo,ecco, la trasmissione di quelle conoscenze e  competenze che sono utili poi per l’inserimento successivo nel mondo del lavoro. Io credo di aver commesso un errore che, però, per fortuna poi, si è un po’ aggiustato,perché i miei figli hanno scelto tutti e due il liceo scientifico: il primo ha avuto subito la sua collocazione senza problemi; la seconda invece, dopo il liceo ha dovuto fare l’università in mancanza di alternative e, dopo la laurea, si è resa conto di avere carte in mano che non servivano a niente, tant’è vero che dopo la laurea ha cominciato a maturare l’idea di prendere il diploma di un istituto tecnico per avere più chance nel’inserimento lavorativo. Questa è la mia esperienza,cosa penso mi è difficile dirlo.

D. Che ruolo riveste nella società odierna una figura tecnica?

R. Ehh E’ un ruolo fondamentale, ma questo non lo dico solo io, lo dicono sopratutto gli industriali, anche lo stesso ministro il quale  nelle sue dichiarazioni, addirittura, sprona gli studenti a sciegliere più un’istituto tecnico che altro. Mi pare che anche in televisione ci sono state pubblicità in tal senso, proprio per le prospettive di lavoro che può dare.

D.Non pensa che il rapporto tra alcuni professori e studenti sia caratterizzato da arroganza e supremazia?

R.Purtroppo l’essere umano è complesso e fra gli esseri umani ci sono le persone con determinate caratteristiche e persone con altre. Io credo, e questa è una cosa che cambierei, soprattutto nel reclutamento degli insegnanti, così come si fa in altri ambienti, ad esempio in quelo militare, oltre a tutti gli altri esami, bisognerebbe fare un esame psico-attitudinale perché il ruolo del docente è un ruolo molto importante e delicato. Può succedere che il docente sia preparato e riesca a trasmettere o che sia preparato e non abbia altrettanta capacità di trasmettere, però insieme a questo c’è anche la capacitàdi relazionarsi ed interagire con gli alunni che non è comune a tutti. Ci sono persone che si sanno rapportare e persone che no riescono, ma questo avviene in tutte le scuole e in tutto il mondo penso. I ragazzi, a volte, sono molto arroganti e indisciplinati, però mi rendo conto che essi, soprattutto nelle scuole medie e superiori vivono una fase di età molto delicata, per cui quello che sono in quel determinato momento non è detto che lo siano in futuro e quindi ecco l’importanza dei test psico-attudinali perché noi dovremmo essere portati a capire anche certi atteggiamenti degli alunni per portarli a superarli e a correggerli. Questo è il mio pensiero, lo so è molto difficile come compito e mi rendo conto che oggi il compito del professore, o anche dei genitori, è diventato molto più difficile di quello che era una volta perché, come ho detto, ai tempi miei il professore era tutto e l’alunno non parlava se non interpellato, la famiglia stessa aveva meno problemi nel crescere i figli perché allora si stava più a casa che fuori, insomma non c’erano tutte le distrazioni e le insoddisfazioni, insomma la società di oggi è molto più complessa: i ragazzi, da un lato, hanno di più, ma dall’altro lato, sono insoddisfatti e capiscono che avranno di meno.

D. Come pensa si possono avvicinare gli studenti e i professori oltre i limiti scolastici?

R.Quelli per cui non c’è niente da fare… per gli altri: gli studenti dovrebbero provare ad avere un dialogo maggiore, magari approfittando dei momenti di assemblea di classe o d’istituto e magari chiedere la presenza di quei professori con cui hanno un dialogo minore,cercare di parlare e sviscerare i problemi che sorgono, in maniera serena per trovare una soluzione da ambo le parti, anche perché, a volte, il professore può smussare qualche spigolo ma anche i ragazzi devono farlo.

D.    Si è parlato molto di “accorpamento” negli ultimi giorni. Quali sarebbero stati gli svantaggi per l’istituto e soprattutto per gli studenti?

R.Ne ho parlato in assemblea. Per capire che cosa sarebbe successo dovete pensare a quello che è successo all’istituto per Geometri di Ragusa; l’istituto ha perso la sua identità. Per tutto quello che riguarda iscrizioni, certificati ecc devono andare all’Umberto I. Intanto si trova in un’altra sede e non si ha quindi l’immediatezza in questo tipo di servizi; l’istituto, ripeto, ha perso la sua identità, in quanto ormai è “Istituto Superiore Umberto I”. Che altro? Per quanto riguarda i finanziamenti per il funzionamento, entrano tutti in un unico calderone, per cui, secondo quello che decide lo staff, i soldi si spendono più o meno qua o la.

D. Cosa pensa dell’operato da parte della provincia per l’istituto?

R.Le scuole superiori praticamente, da un punto di vista del funzionamento, dei locali e l’assunzione degli oneri per il funzionamento fanno parte della provincia. Nel nostro caso la provincia regionale di Ragusa non ha fatto proprio niente, perché, mentre era previsto nella circolare regionale che la Provincia doveva convocare i dirigenti scolastici, dopodiché fare una proposta da mandare alla regione Sicilia… è vero che ci hanno convocato ma dopo questa convocazione non è uscito niente, per cui hanno lasciato tutto in mano all’ufficio scolastico territoriale, quindi, da questo punto di vista è stato una vera e propria delusione sia per me ma penso per tutti.

 

Carnemolla Bartolo

Cilia Stefano

Distefano Rosario

 

 

 

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