Pronto soccorso Ragusa: tra attese infinite e sacrificio del personale. Il racconto di una paziente

«Un pronto soccorso da ripensare in toto». Comincia così lo sfogo di una donna ragusana, ricoverata per 48 ore al pronto soccorso di Ragusa. Un’esperienza che, tra attese infinite e carenze strutturali, si trasforma in una denuncia diretta, carica di amarezza ma anche di riconoscenza verso il personale sanitario.

Giovani medici e infermieri tra passione e sacrificio

Nonostante le difficoltà, a colpire la paziente è stata la dedizione del personale: «Ho visto giovani medici e infermieri correre senza sosta, con uno spirito di sacrificio commovente».
Cita per nome Paola, «rimasta tre ore oltre il turno», e Mario, «instancabile, ovunque presente come il prezzemolo».

Attese infinite e “gironi infernali”

Il lato oscuro, però, resta quello dell’attesa: fino a 8-10 ore su barelle nei corridoi, tra pazienti che si sentono abbandonati a sé stessi. «È come vivere gironi infernali», racconta la donna, «una gestione che scarica il peso sulle spalle dei cittadini».

Il confronto con il Nord: un paradosso siciliano

Il paragone con le esperienze vissute negli ospedali del Nord Italia è impietoso: «Lì le carenze non mancano, ma qui la situazione è paradossale, al limite della follia».
La testimonianza parla di un’organizzazione che ricorda «il fisco italiano: digitalizzazione e automatizzazione sulla carta, ma che alla fine lascia indietro i più deboli».

Un sistema da ripensare

La denuncia si chiude con un appello: «Capisco ora perché nessuno voglia venire a lavorare al pronto soccorso di Ragusa. Servono investimenti seri e un nuovo modello di gestione. Non possiamo lasciare soli i cittadini e i giovani medici che già danno tutto se stessi».

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