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Pronto soccorso Ragusa: tra attese infinite e sacrificio del personale. Il racconto di una paziente
21 Ago 2025 09:10
«Un pronto soccorso da ripensare in toto». Comincia così lo sfogo di una donna ragusana, ricoverata per 48 ore al pronto soccorso di Ragusa. Un’esperienza che, tra attese infinite e carenze strutturali, si trasforma in una denuncia diretta, carica di amarezza ma anche di riconoscenza verso il personale sanitario.
Giovani medici e infermieri tra passione e sacrificio
Nonostante le difficoltà, a colpire la paziente è stata la dedizione del personale: «Ho visto giovani medici e infermieri correre senza sosta, con uno spirito di sacrificio commovente».
Cita per nome Paola, «rimasta tre ore oltre il turno», e Mario, «instancabile, ovunque presente come il prezzemolo».
Attese infinite e “gironi infernali”
Il lato oscuro, però, resta quello dell’attesa: fino a 8-10 ore su barelle nei corridoi, tra pazienti che si sentono abbandonati a sé stessi. «È come vivere gironi infernali», racconta la donna, «una gestione che scarica il peso sulle spalle dei cittadini».
Il confronto con il Nord: un paradosso siciliano
Il paragone con le esperienze vissute negli ospedali del Nord Italia è impietoso: «Lì le carenze non mancano, ma qui la situazione è paradossale, al limite della follia».
La testimonianza parla di un’organizzazione che ricorda «il fisco italiano: digitalizzazione e automatizzazione sulla carta, ma che alla fine lascia indietro i più deboli».
Un sistema da ripensare
La denuncia si chiude con un appello: «Capisco ora perché nessuno voglia venire a lavorare al pronto soccorso di Ragusa. Servono investimenti seri e un nuovo modello di gestione. Non possiamo lasciare soli i cittadini e i giovani medici che già danno tutto se stessi».
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