Primato ibleo: un’inchiesta sulla strada che ancora non esiste, la Ragusa – Catania. Indaga Guardia di Finanza e Corte dei Conti

Da qualche settimana la provincia di Ragusa ha perso uno dei primati che aveva, cioè essere una provincia italiana con nemmeno un chilometro di autostrada (in verità ce ne sono varie così, purtroppo) grazie all’inaugurazione del tratto autostradale da Rosolini a Ispica-Pozzallo. Ma abbiamo già un conquistato un altro poco invidiabile primato. Perché anche se non è stata ancora costruita, sull’autostrada Ragusa – Catania c’è già un’indagine della Guardia di Finanza, su input della Corte dei Conti, che sta cercando di far chiarezza su quelli che vengono definiti i “rimborsi facili” ovvero quella ingente somma di denaro, 36 milioni di euro, che il Governo nazionale ha pagato all’impresa guidata da Bonsignore a titolo di risarcimento per poter acquisire il progetto di raddoppio che la società di raddoppio della Ragusa – Catania, la Sarc, aveva avviato sulla scorta del project financing che aveva vinto.

A rivelare la notizia è stato il quotidiano Il Messaggero che ha fatto riferimento al faro acceso dalla Corte dei Conti del Lazio per cercare di capire se sia stato corretto aver rimborsato i 36 milioni di euro all’imprenditore per quello che in fondo è un progetto mai realizzato e che, nel passaggio all’Anas, non sarà utilizzato più di tanto perché rimodulato in base a nuovi tempi e risorse disponibili. Insomma, verrebbe da dire, dalla padella alla brace per questo progetto di raddoppio che il territorio chiede da decenni senza trovare l’ascolto reale, se non quello delle solite promesse elettorali, da parte del mondo politico.

La vicenda in questione fa riferimento al primo Governo Conte quando il ministro delle Infrastrutture di allora, Toninelli, decise di stoppare il progetto di finanza (che avrebbe portato all’avvio dei lavori già un anno fa con la conseguenza del pagamento di un pedaggio per chi la percorreva), in favore di un’altra soluzione, ovvero un’autostrada interamente pubblica realizzata dall’Anas. Solo dopo si trovarono anche le risorse economiche attraverso un “prestito” che la Regione ha effettuato allo Stato di somme che in verità lo Stato aveva dato alla Regione per alcune specifiche opere ma che non sono ancora mai partite. Unica condizione, poi avverata, era quella di nominare Nello Musumeci come commissario straordinario per il raddoppio, con poteri, almeno questa è la speranza, simili a quelli usati per la ricostruzione del ponte di Genova.

La Corte dei Conti però vuole vederci chiaro e ha delegato i finanzieri a stilare una prima informativa sulla vicenda. Il prossimo passo sarà l’acquisizione dei documenti relativi ai pagamenti e ai contratti nella sede dell’Anas ma anche presso il Ministero delle Infrastrutture. Poi i magistrati dovrebbero avanzare una richiesta di chiarimenti. Il pagamento partì sulla base di una norma inserita in un decreto milleproroghe 2019. 
nella foto, il progetto di raddoppio in elaborazione grafica

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