Piazze, vaccini e Titanic: l’iceberg della speranza

Houston …! Qui Ragusa. La rubrica dello psicologo, a cura di Cesare Ammendola.

È legittimo. Dire in piazza che i vaccini fanno male. Davanti a bambini e anziani e “indecisi”. È legittimo anche diffondere sui social e sui media questa “brutta novella”, rivolgendosi a milioni di persone che oramai si sono vaccinate.
E tuttavia, esiste un diritto sociale alla speranza. Un bisogno umano di fiducia. È sancito dalla Costituzione di ogni Facoltà di Psicologia. Anche la più scarsa. Anche la più cinica. È un diritto inalienabile anche dei bambini. Soprattutto dopo l’incubo.
Ebbene. Per il Titanic il vero problema non è stato l’iceberg. È stato l’oceano.

Il sacro diritto a manifestare nelle piazze ed esprimere dissenso (o promuovere visioni alternative e non “canoniche” riguardo a vaccini) genera ineluttabilmente un cortocircuito a livello della comunicazione e delle relazioni umane tra chi sposa legittimamente una posizione e chi, altrettanto legittimamente, non si riconosce nella tesi portata avanti dalla “piazza”.
Ma, contrariamente a quanto potrebbe sembrare, a nutrire il “conflitto” non è il disaccordo sulla superficie dei contenuti, quanto invece il giudizio nella profondità delle emozioni. Giudizio, più o meno esplicito e sovente reciproco.
A gettare siero sul fuoco non è una divergenza “accademica” sui temi, ma il substrato emotivo delle allusioni su come l’interlocutore non abbia capito nulla, non sappia nulla e abbia sbagliato tutto, mettendo a repentaglio quanto di più sacro ed essenziale possa esserci: la vita umana propria e degli affetti più cari.

Sulla scia di queste premesse banalissime e alla luce del fatto che oramai ci siamo vaccinati in milioni, rivolgo un appello non richiesto a coloro che affollano legittimamente le piazze (promettendo io di seguire lo stesso galateo).
Dite che il siero sperimentale farà male a noi e ai nostri figli. È un vostro diritto. Nel frattempo faccio gli scongiuri. Sconsigliate anche agli anziani di proteggersi, nonostante i dati degli ospedali. È un vostro diritto. Nel frattempo spero per loro. Dite che voi siete “consapevoli”. È un vostro diritto. Nel frattempo mi ripeto quotidianamente allo specchio: “Tu invece, Cesare, sei un povero idiota!” Va bene tutto.

E però il clima intorno colora inevitabilmente gli stati d’animo di tutti, e magari non tutti i vaccinati (o i vaccinandi) sono impermeabili e insensibili come il marmo. Pertanto, vi prego, vorreste riconoscere per un attimo oggi il nostro diritto alla serenità, alla speranza, all’ottimismo? Per noi e per i nostri figli?
Dopo mesi di privazioni e angosce, noi pretendiamo un po’ di felicità. Una luce. Un sorriso. Si intravede finalmente. La fiducia salverà il mondo. È un nostro diritto. Per tutti. Ce lo meritiamo. Tutti.
Abbiate comprensione! Non può esserci un iceberg per ogni benedetta traversata della vita!

Cesare Ammendola

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