Pasqua negli Iblei. Non solo riti religiosi ma anche archeologia

Al turista che arriva nel Ragusano solo l’imbarazzo della scelta. Riti religiosi, visite al ricco patrimonio barocco, concerti di musica sacra, “capatine” a musei e mostre. Ma c’è anche chi si attende proposte alternative per conoscere il territorio. Una di queste è la visita, in contrada Cuturi-San Biagio, a poco più di due chilometri fuori dal centro abitato di Scicli. Ricca di testimonianze storiche ed archeologiche è il gioiello tardoromano di questa parte del territorio ibleo. Una natura, quella del luogo, arricchita dall’esistenza dei resti di una città parallela, quella funeraria. La zona ricca di storia si trova a nord della cittadina barocca con affaccio sul fiume Irminio. Esempio ne è l’esistenza dell’antica chiesetta di San Biagio, del Pozzo del Giudeo soggetto a vincolo etno-antropologico, di antichi casolari tra cui, di particolare interesse, è la “Casa Mormina”.

C’è poi il fiore all’occhiello: la vecchia necropoli composta da 50 tombe scavate nella roccia visibili all’occhio umano e soggette a vincolo archeologico.

Gli ipogei, tutti scoperchiati e saccheggiati, sono disposti a gruppi o a coppie e si sviluppano su un terrapieno ben visibile dall’altopano degli Iblei. Le tombe, studiate ed analizzate dal canonico Pacetto fra l’Ottocento ed il Novecento, hanno rappresentato, nel tempo, il maggiore insediamento funerario del territorio sciclitano. Poco distante è riconoscibile il “Pozzo del Giudeo”, un impianto di sollevamento d’acqua a trazione animale situato in contrada Cuturi-San Biagio che rappresenta una delle più interessanti testimonianze di un sistema preindustriale di attingimento delle acque che trare origine da quelli realizzati in Europa nel periodo dell’invasione islamica. Su di esso esiste un vincolo etno-antropologico apposto dalla Sovrintendenza ai beni culturali ed ambientali. Con un secondo vincolo risalente al gennaio del 2015 dell’Assessorato regionale ai beni culturali ed ambientali, l’area attorno alla “Necropoli di San Biagio” è stata ampliata quasi del doppio, così da tutelare in maniera concreta una zona ad alto interesse archeologico.

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