Paolo Modica: i giri immensi dell’amore per lo sport

Trasformare la propria passione in lavoro è il sogno di tutti. Ma non sempre vi si riesce, perché strada facendo s’incrociano variabili come concorrenza, casualità, tenacia, merito e la solita buona dose di quella che ostiniamo a chiamare fortuna. Se a tutto questo aggiungiamo la logistica, il quadro è completo.
Prendiamo lo sport. Se uno nasce in Veneto, trova l’imbarazzo della scelta e molte possibilità racchiuse in pochi chilometri. Se cresci nel ragusano, le cose si complicano e il ponte sullo Stretto non c’entra: rimarrà comunque lontano anche da queste latitudini.


A 58 anni e 40 dopo avere deciso che quella sarebbe stata la sua ragione di vita professionale, Paolo è uno che ce l’ha fatta. Paolo è Paolo Modica: il preparatore atletico fatto persona. Non c’è disciplina che lo abbia coinvolto, anche se da otto anni ormai è nel basket quasi a tempo pieno. “Il gesto sportivo mi ha sempre incuriosito – spiega in questo colloquio – per cui quando mi arriva una chiamata, spesso mi domando sempre: perché no?”


E’ successo anche con il ritorno alla Passalacqua?
“La scorsa stagione avevo chiesto alla società, che ringrazio, di passare alle giovanili perché sentivo il bisogno di staccare con la prima squadra dopo la fine di un ciclo e l’avvicendamento dello staff tecnico. Poche settimane fa, mi è stato chiesto di occuparmi di nuovo delle atlete di serie A e ho accettato. Lavorare accanto al capo allenatore della Nazionale italiana – Lino Lardo, riconfermato alla guida tecnica di Ragusa – che disputerà i campionati europei, m’intriga e mi onora.”


Quale Passalacqua dobbiamo attenderci?
“Nessuno può saperlo, in questo momento. La società si è posta un progetto ambizioso, diverso comunque dagli ultimi anni. Con Lardo è da poco arrivato il suo secondo in nazionale, Massimo Romano, già tecnico a Ragusa. Tante atlete sono andate via, altrettante sono in arrivo. Le basi ci sono, l’organizzazione è di alto livello. Dopo la pausa estiva ci toccherà lavorare in palestra e cercare di consolidare i presupposti, perché lo sport professionistico ha bisogno di risultati sul campo. Su questo non vi sono alternative.”


Sport professionistico a Ragusa, una chimera o quasi…
“Vero. Ma proprio la storia della Passalacqua insegna che è possibile anche qui, tanto che tecnici e atlete non hanno alcuna esitazione a trasferirsi qui, nel sud dell’Isola più a sud d’Italia. A mio avviso, nello sport la logistica non è tanto una questione geografica, quanto la difficoltà nello scambio di informazioni. E’ vero che siamo nell’era dello smart working, ma se io vivessi al Nord avrei l’imbarazzo nella scelta di guardare un allenamento di ottimo livello. E guardare dal vivo è ben diverso che assistere da remoto.”


Infatti abbiamo notato che da voi in palestra ci sono spesso giovani stagisti.
“Sì, la società ha l’accortezza di aprirsi per cercare di formare nuove leve tra lo staff tecnico, anche quando si sa che queste persone proseguiranno altrove la loro carriera.”


Come si gestisce un’atleta che viene da altre culture sportive?
“Senza stravolgere i metodi allenamento alle quali sono abituate da anni. Sto parlando di donne che giocano spesso tutto l’anno, sospese fra Usa Europa, Australia, che hanno anche di preparatori atletici di fiducia. Con l’ottimo staff medico facciamo dei test fisici d’ingresso per evidenziare eventuali attività di ri-equilibrio fisico. Molta parte dell’allenamento fisico pertanto è personalizzata.”


Come si ottiene un risultato sportivo degno?
“La performance sportiva è la sintesi di capacità e motivazione. Per capacità s’intendono tecnica, tattica, fisicità, esperienza e organizzazione. Sembrerà strano, ma se non c’è un’organizzazione alle spalle, i tecnici e gli atleti da soli non bastano. Poi c’è la motivazione. Essa non riguarda soltanto l’aspetto psicologico in sé. Anche l’algoritmo di lavoro su ogni singolo atleta è spunto di motivazione.”


Lei ha iniziato con l’atletica leggera. Poi è passato alla pallavolo, al calcio, ora il basket. Come fa?
“L’atletica leggera rappresenta le fondamenta di ogni disciplina. Lì trovi i salti e i lanci, utili per basket e volley, la velocità che c’è nel calcio e che è tra le qualità più difficili da allenare. Per questo motivo sono stato impegnato 20 anni nell’atletica leggera. Tutti i giorni, festivi compresi. Parte tutto da lì.”


C’è ancora qualcosa che le piacerebbe fare?
“Sì. Prima di terminare la carriera, vorrei cimentarmi nel tennis. Seguire un tennista professionista è il mio unico sogno rimasto nel cassetto.” 

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