PAOLO BORSELLINO E’ VIVO

Sono passati venti anni dalle stragi del 1992 che strapparono la vita dei giudici Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Francesca Morvillo, e agli agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinari, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Fu l’apice di tante stagioni di sangue che in poco tempo determinò, in concomitanza con lo scandalo Mani Pulite, la fine della “prima repubblica” e gettò le fondamenta della seconda. Anni di indagini hanno chiarito che sebbene eseguiti da Cosa nostra quegli eccidi soddisfacevano più interessi convergenti e la via dei responsabili conniventi con la mafia ci è stata indicata direttamente dalle parole di queste vittime eccellenti. Come in un triste copione che si ripete tutti questi “eroi del nostro tempo” sono stati prima delegittimati da furiose campagne di stampa, poi isolati a cominciare dal loro stesso ambiente lavorativo e infine uccisi quando, troppo liberi, troppo indipendenti e troppo indomiti scelsero di compiere comunque, a qualunque costo, il loro dovere.
Ragusa non ha voluto far mancare il suo tributo a questi martiri. Il coordinamento dei movimenti e delle associazioni giovanili della città, con il patrocinio del Comune di Ragusa, hanno voluto ricordare il ventennale di Via D’Amelio con una fiaccolata. Un lungo corteo silenzioso di donne e uomini, giovani e meno giovani, è partito dal Duomo di Ragusa Ibla percorrendone alcune vie. La manifestazione si è poi fermata all’interno dei Giardini Iblei per un momento di riflessione, dove i giovani organizzatori hanno voluto lanciare un forte messaggio di resistenza, speranza e partecipazione attiva alla cosa pubblica. La serata è stata poi animata da canti e musiche di artisti locali.
Certo non basta solamente una fiaccolata o una corona di fiori ad omaggiare il sacrificio di questi uomini. Il ricordo di Paolo Borsellino deve essere un costante inno alla vita e non alla morte. Il miglior ricordo dell’impegno di Paolo Borsellino dovrebbe vivere nella buona Amministrazione di tutti i giorni, nella capacità di chi governa una città  pensando alle prossime generazioni e non alle prossime elezioni regionali. Ricordare questi uomini non deve limitarsi, quindi, solo ad una edizione commemorativa quanto piuttosto uno strumento per riflettere, studiare, capire e per spronare la società civile ad impegnarsi, ad assumersi le proprie responsabilità affinché la storia non  si ripeti. Affinché i magistrati non vengano più osteggiati e combattuti da vivi e rimpianti da morti.
Falcone e Borsellino hanno lasciato un’eredità onerosa e straordinaria allo stesso tempo, tutti e due, a loro modo, nutrivano fiducia nel futuro, nelle nuove generazioni, nell’immortalità delle idee che camminano sulle gambe di altri. Quel fresco profumo di libertà che donava a Paolo Borsellino l’inspiegabile senso di ottimismo di quei giorni, in cui sapeva con certezza di dover morire, oggi si inizia ad avvertire timidamente anche a Ragusa, in tanti giovani grandi e piccoli che stanno crescendo con il loro esempio.

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