PAOLA GUGLIOTTA, IMPRENDITRICE POZZALLESE, VITTIMA PER ANNI DEL RACKET CHE L’HA DISSANGUATA

Paola Gugliotta è una giovane donna, determinata e coraggiosa. Con il marito hanno continuato l’attività di famiglia, una falegnameria oggi moderna e che ha saputo rinnovarsi. Dal 2004 decidono di trasferirsi nel nuovo capannone all’Asi, ma nello stesso periodo il marito di Paola si ammala e deve stare molti mesi in ospedale. Da li inizia il dramma. E’ un periodo di difficoltà economica ma il mutuo imperversa. Paola e la sua famiglia finiscono in un giro di racket e usura che li attanaglierà per anni, cambiandogli la vita, rendendola un inferno. Ricatti, minacce continue all’azienda e alla sua famiglia, con espliciti riferimenti ai due figlie minorenni. E’ il dramma. La via di Paola e dei suoi figli diventa un incubo. Per anni i due bambini sono costretti a fare solo casa e scuola, dove Paola li accompagna fino in classe. Qualcuno la prende in giro, la gente non sa il dramma che lei e la sua famiglia stanno vivendo. Nessuno sa che devono vivere blindati per paura delle ritorsioni. Paola non si può confidare con nessuno. Poi nel 2010 Paola e il marito dicono basta. Sono stati dissanguati dai continui ricatti di soldi degli usurai. I debiti che non hanno potuto così onorare sono diventati altissimi. Dicono basta. Da li la denuncia alle forze dell’ordine, le indagini e gli arresti. La vita potrebbe continuare, ricominciare ma i debiti accumulati non gli danno tregua. Lo Stato, che gli aveva promesso aiuti, li ha lasciati soli. Le associazioni antiracket, che pure sono stati parte civile nel processo contro gli usurai, non hanno dato aiuti concreti. Solo un parziale finanziamento, servito però per svincolare i mezzi e riassumere gli operai. Non bastano. Eppure l’azienda lavora. Vuole lavorare, vuole farcela. Due anni fa Paola si ammala di cancro, da allora lotta anche contro la malattia. Lunedì ci sarà l’apertura delle buste per le offerte sull’azienda e sulla casa, e martedì l’asta giudiziaria.  “Sono stati anni veramente difficili per tutti noi, lo sono ancora. Io non riesco più a guardare le persone negli occhi perché tutto quello che mi è accaduto giorno dopo giorno mi ha fatto sentire una persona senza dignità. Questa è senz’altro la punizione peggiore. Ti spogli di ogni tuo bene materiale giorno dopo giorno e ogni giorno qualcosa in te muore e tu lo sacrifichi senza accorgertene. Convivi con le minacce come gli altri lo fanno con il lavoro, con la famiglia e con i figli. Cerchi di avere delle speranze ma ogni giorno ne perdi qualcuna e i tuoi occhi si spengono sempre di più”. “Io, mio marito e miei figli, anche se ancora giovanissimi diamo la vita ogni giorno per questa attività. I miei figli non sanno nememno cosa significhi spensieratezza con tutto quello che hanno vissuto in questi anni, proprio quando dovevano essere gli anni più felici della loro vita”. Lunedì ci sarà l’apertura delle buste per le offerte sull’azienda e sulla casa, e martedì l’asta giudiziaria. I forconi saranno presenti lunedì con un sit in piazza Rimembranze a Pozzallo. “Forse era meglio che pagassero il pizzo?” si chiede provocatoriamente Mariano Ferro. “Lo Stato li ha lasciati soli, ora li aiuti! Se la casa e l’azienda avranno delle proposte di acquisto all’asta, noi faremo delle azioni forti e eclatanti. Nessuno si azzardi a mettere le mani su queste proprietà. Non ci fermeremo di fronte a niente”, sancisce il leader dei Forconi.

 

 

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