Palermo, dopo 10 anni arriva il risarcimento: 330mila euro alla famiglia della donna morta per infezione post-operatoria

Dopo dieci anni di battaglie legali, arriva la sentenza del Tribunale di Palermo: la famiglia di una donna deceduta nel 2015 a seguito di una grave infezione post-operatoria riceverà un risarcimento complessivo di 337.586 euro.

La vicenda ha coinvolto tre diverse strutture sanitarie siciliane ed emiliane: l’Asp di Agrigento, l’Istituto ortopedico Rizzoli di Bologna (gestore della sede di Bagheria) e l’Arnas Civico di Palermo, tutte condannate a rispondere delle condotte colpose dei sanitari.

La vicenda: dal ricovero ad Agrigento al decesso a Palermo

La donna, dopo un intervento di ricomposizione di una frattura, si era rivolta all’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento per una tumefazione all’anca. Trasferita al Rizzoli di Bagheria, le era stata diagnosticata una osteomielite da enterococcus faecalis, un batterio che può causare gravi conseguenze quando si diffonde fuori dall’intestino.

I medici avevano deciso la rimozione del chiodo endomidollare, ma l’intervento aveva innescato una grave infezione chirurgica, evoluta in sepsi con insufficienza epatica acuta. La paziente era quindi stata trasferita d’urgenza all’ospedale Civico di Palermo, dove era stata dimessa dopo una settimana a causa della scarsa risposta alle terapie. Cinque giorni dopo, la donna era morta.

La causa legale e la sentenza

Gli eredi hanno intentato causa contro tutte le strutture sanitarie coinvolte, chiedendo un risarcimento superiore ai 700mila euro. Il Tribunale di Palermo ha riconosciuto le responsabilità dei tre enti, condannandoli a risarcire la famiglia con oltre 330mila euro, così ripartiti: Asp di Agrigento: 40%, Istituto ortopedico Rizzoli di Bologna (sede di Bagheria): 30%, Arnas Civico di Palermo: 30%. L’Asp di Agrigento ha già provveduto a impegnare la propria quota.

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