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Omicidio stradale: mamma di Aurora a Cartabia, “Senza giustizia”
25 Mar 2022 15:54
Un dolore che non si attenua, una condanna sentenziata con rito abbreviato, confermata in Appello. Omicidio stradale plurimo: 7 anni e 8 mesi di reclusione, con l’aggravante della guida in stato di ebbrezza e con uno scambio di messaggio telefonici compatibili con l’orario dell’incidente. In uno schianto tremendo persero la vita Aurora Serrentino 17 anni, il fidanzato che era alla guida, Christian Minardo, 22 anni e la zia di Aurora che di anni ne aveva 54. Il giovane che in due gradi di giudizio e’ stato ritenuto colpevole, Angelo Runza, oggi ha 25 anni ed e’ stato a lungo tra la vita e la morte. Da otto mesi la famiglia di Aurora attende che si fissi l’udienza alla Corte di Cassazione e la mamma Vincenza ha deciso di scrivere alla ministra alla Giustizia, Marta Cartabia: non vendetta, ma giustizia.
Oggi, pur essendosi gia’ espressa sulla quantificazione della pena – una riflessione su quanto valga per la legge una vita umana, nelle norme che regolano l’omicidio stradale – la famiglia di Aurora attende che sulla vicenda si metta la parola fine e che chi e’ stato ritenuto colpevole sconti materialmente la sua pena. “Aurora non c’e’ piu’ – scrive la mamma alla ministra – mentre chi l’ha strappata dalle mie braccia si’. Sta agli arresti domiciliari, vive con i suoi genitori, supportato dall’affetto di parenti e amici come se nulla, quel 20 gennaio, fosse accaduto. Personalmente, non ho mai ricevuto scuse alcune ne’ segno di pentimento da parte della famiglia del giovane che ci ha condannato a un’esistenza vuota e infelice.
Non una parola di conforto, neanche per tramite del loro legale, per manifestare una minima vicinanza. Solo silenzio, un silenzio assordante”. Non vendetta ma giustizia, e’ quella che chiede la madre di Aurora, nella lunga lettera in cui racconta i sogni di quella figlia avuta quando era poco piu’ che adolescente, i progetti per il futuro, le aspettative di una madre, tre anni passati sopravvivendo a un dolore che nessuna pena potra’ mai cancellare, nella consapevolezza di essere madre di un altro figlio oggi quattordicenne, e moglie. Ora la signora Vincenza chiede che sulla vicenda processuale possa essere messa la parola ‘fine’ perche’ “il tempo scorre, soprattutto per le vittime, che non ottengono in tempi ragionevoli la certezza di una pena, com’e’ doveroso in un sistema di giustizia” e perche’, anche se nessuna condanna potra’ riportare in vita Aurora, “se chi ha sbagliato non paghera’ per il male commesso, la nostra Aurora sara’ uccisa due volte: la seconda per mano di uno Stato complice e consapevole”.
Per Vincenza, la mamma di Aurora, “tutto cio’ che mi resta, ormai, e’ assicurare che i miei angeli, Aurora, Christian e Rita, riposino in pace. Per la pace eterna, ci si appella alla giustizia divina; ma per quella terrena e’ a lei che mi rivolgo, affinche’ possa io uscire dal limbo dell’attesa del giudizio. Solo quando la Cassazione si pronuncera’, potro’ forse lasciare spazio alla rassegnazione”.
fonte Agi
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