Omicidio stradale: mamma di Aurora a Cartabia, “Senza giustizia”

 Un dolore che non si attenua, una  condanna sentenziata con rito abbreviato, confermata in Appello.  Omicidio stradale plurimo: 7 anni e 8 mesi di reclusione, con  l’aggravante della guida in stato di ebbrezza e con uno scambio  di messaggio telefonici compatibili con l’orario dell’incidente.  In uno schianto tremendo persero la vita Aurora Serrentino 17  anni, il fidanzato che era alla guida, Christian Minardo, 22  anni e la zia di Aurora che di anni ne aveva 54. Il giovane che  in due gradi di giudizio e’ stato ritenuto colpevole, Angelo  Runza, oggi ha 25 anni ed e’ stato a lungo tra la vita e la  morte. Da otto mesi la famiglia di Aurora attende che si fissi  l’udienza alla Corte di Cassazione e la mamma Vincenza ha deciso  di scrivere alla ministra alla Giustizia, Marta Cartabia: non  vendetta, ma giustizia.

Oggi, pur essendosi gia’ espressa  sulla quantificazione della pena – una riflessione su quanto  valga per la legge una vita umana, nelle norme che regolano  l’omicidio stradale – la famiglia di Aurora attende che sulla  vicenda si metta la parola fine e che chi e’ stato ritenuto  colpevole sconti materialmente la sua pena. “Aurora non c’e’  piu’ – scrive la mamma alla ministra – mentre chi l’ha strappata  dalle mie braccia si’. Sta agli arresti domiciliari, vive con i  suoi genitori, supportato dall’affetto di parenti e amici come  se nulla, quel 20 gennaio, fosse accaduto. Personalmente, non ho  mai ricevuto scuse alcune ne’ segno di pentimento da parte della  famiglia del giovane che ci ha condannato a un’esistenza vuota e  infelice.
Non una parola di conforto, neanche per tramite del  loro legale, per manifestare una minima vicinanza. Solo  silenzio, un silenzio assordante”. Non vendetta ma giustizia, e’  quella che chiede la madre di Aurora, nella lunga lettera in cui  racconta i sogni di quella figlia avuta quando era poco piu’ che  adolescente, i progetti per il futuro, le aspettative di una  madre, tre anni passati sopravvivendo a un dolore che nessuna  pena potra’ mai cancellare, nella consapevolezza di essere madre  di un altro figlio oggi quattordicenne, e moglie. Ora la signora  Vincenza chiede che sulla vicenda processuale possa essere messa  la parola ‘fine’ perche’ “il tempo scorre, soprattutto per le  vittime, che non ottengono in tempi ragionevoli la certezza di  una pena, com’e’ doveroso in un sistema di giustizia” e perche’,  anche se nessuna condanna potra’ riportare in vita Aurora, “se  chi ha sbagliato non paghera’ per il male commesso, la nostra  Aurora sara’ uccisa due volte: la seconda per mano di uno Stato  complice e consapevole”.
Per Vincenza, la mamma di Aurora,  “tutto cio’ che mi resta, ormai, e’ assicurare che i miei  angeli, Aurora, Christian e Rita, riposino in pace. Per la pace  eterna, ci si appella alla giustizia divina; ma per quella  terrena e’ a lei che mi rivolgo, affinche’ possa io uscire dal  limbo dell’attesa del giudizio. Solo quando la Cassazione si  pronuncera’, potro’ forse lasciare spazio alla rassegnazione”.
fonte Agi

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