Omicidio Peppe Lucifora: nuovi rilievi scientifici nella casa del cuoco

Nuovo accesso per rilievi scientifici nella casa del 57enne cuoco modicano Peppe Lucifora, che il 10 novembre del 2019 venne ucciso nella sua abitazione di largo XI febbraio a Modica. Resta al momento invariata la data della consegna della perizia da parte dei tecnici incaricati, prevista per meta’ maggio.

Ieri nella casa di largo XI febbraio, alle 11, sono tornati i Ris – Reparto investigazioni scientifiche – dei carabinieri di Roma con il maggiore Cesare Rapone, nominato dalla Corte d’Assise di Appello di Catania, con l’ex comandante del Ris di Parma, generale in congedo Luciano Garofano, consulente della difesa retta dagli avvocati Orazio Lo Giudice e Piter Tomasello per l’unico imputato del delitto, Davide Corallo.

Corallo, dopo due anni di detenzione, era stato assolto in primo grado con formula piena, per non avere commesso il fatto. La procura di Ragusa che aveva chiesto la condanna a 16 anni, e il legale di parte civile della famiglia Lucifora, Ignazio Galfo si erano appellati contro l’assoluzione. Oltre ai tecnici gia’ nominati, all’ulteriore accesso hanno partecipato anche i Ris di Messina con il tenente colonnello Carlo Romano consulente della Procura di Ragusa e di parte civile.

APPROFONDIMENTI SCIENTIFICI NELLA CAMERA DA LETTO E NEL BAGNO

Come noto, gli ulteriori approfondimenti oggetto della perizia sono incentrati su reperti prelevati dalla stanza da letto e dal bagno, maniglie e oggetti oltre al sifone del lavandino. Era stata una traccia mista di sangue di Lucifora e di Dna di Corallo, presenti nella corona dello scarico del lavandino del bagno, a portare i sospetti su quest’ultimo ma la datazione del reperto che individuava Corallo come presente in casa in orario compatibile con l’omicidio non aveva dato certezza scientifica. Lucifora, per quanto accerto’ l’autopsia, mori’ tramortito e poi soffocato dalla morsa letale di una mano che gli sfondo’ la trachea. Le ulteriori tracce biologiche e dattiloscopiche raccolte verranno anche comparate con quelle repertate all’epoca dei fatti.

Nella foto: da sinistra Rapone, Garofalo e Romano

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