Omicidio Maria Zarba. Il Pm chiede l’ergastolo per il marito Panascia.

E’ stato un processo indiziario, in cui non e’ stata rinvenuta l’arma del delitto ma con prove che condurrebbero tutte a Panascia; nel corso della requisitoria il Pm ha ricordato la qualita’ dei profili genetici rinvenuti, le tracce ematiche nei vestiti e nelle maglie dell’orologio dell’uomo da cui e’ stato estratto il Dna, riconducibile alla vittima, oltre al movente, con le liti continue tra i due ex coniugi che nonostante la separazione comunque continuavano a vedersi.

Le indagini nell’immediatezza dei fatti si erano indirizzate subito verso l’uomo. Secondo quanto ricostruito dall’accusa, l’uomo, pensionato, non si rassegnava alla separazione. Anche la parte civile attraverso l’avvocato Fabrizio Cavallo che rappresenta i figli e i nipoti, ha chiesto il massimo della pena ponendo anche lui l’accento sulle inquivocabili tracce di dna completo della vittima addosso al Panascia. Tracce complete, non parziali ne’ miste, ripercorrendo la storia processuale e le discrepanze emerse dalla versione data dall’uomo alle evidenza dibattimentali.

Cavallo ha ricordato anche il testo un messaggio che la donna avrebbe mandato ad una delle figlie la sera prima del delitto, “papa’ oggi ha gli occhi di un diavolo!” e in conclusione ha chiesto un risarcimento da un milione di euro. Giuseppe Panascia, che nella scorsa udienza si era avvalso della facolta’ di non rispondere perche’ avrebbe voluto essere interrogato per ultimo ma ancora c’era un teste da sentire, ha reso oggi spontanee dichiarazioni, nel corso delle quali si e’ dichiarato innocente, si e’ lamentato dell’impossibilita’ di un confronto con figli e nipoti ed ha affermato con decisione che i rapporti con la moglie non erano cosi’ conflittuali come riferito dai congiunti. In conclusione ha consegnato una lettera alla corte, la copia di un manoscritto della moglie rivolto ad una figlia. Il 21 luglio sara’ la volta dell’arringa della difesa rappresentata dagli avvocati Enrico Platania e Irene Russo. Nel corso del dibattimento i legali avevano piu’ volte espresso dubbi e posto accento sulla qualita’ del materiale genetico estratto e sul fatto che l’abitazione in realta’ avesse due accessi, il secondo dei quali non controllato da alcuna telecamera, dal quale chiunque avrebbe potuto entrare inosservato

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