NUOVO IMPORTNATE REPERTO PER IL MUSEO DI COMISO

Il Museo di Storia Naturale di Comiso si arricchisce di un nuovo importante reperto. E’ stato acquisito, infatti, un esemplare di Macrocheira kaempferi o, più comunemente, Granchio gigante del Giappone. Si tratta di un esemplare maschio del peso di 25 chilogrammi che raggiunge un’apertura massima di metri 2,75.

L’esemplare proviene dalla Baia di Suruga, in Giappone ed è stato pescato il 23 febbraio del 2011 a una profondità di circa 200 metri.

“Si tratta del più grande artropode vivente, una specie particolarmente antica di granchio decapode, considerato un vero e proprio fossile vivente – ha commentato il conservatore del  Museo di Storia Naturale di Comiso Gianni Insacco -. Era ormai dal 2009 che ero alla ricerca di un esemplare del genere. I Granchi giganti del Giappone sono di per sè rari perchè si trovano solo in quei mari, di solito si trovano più piccoli o, più facilmente, esemplari femmine di dimensioni più contenute rispetto ai maschi. Questo granchio è stato rinvenuto da pescatori di Shizuoka e tramite contatti personali con  Takeshi Ito, responsabile della società Izu Chuo Aqua Trading Co., il quale aveva già fornito un altro grande esemplare al Smithsonian Institution National  Museum of Natural History di Washington. Questo particolare granchio vive nelle profondità dell’Oceano Indiano tra i 200 e gli 800 metri e mediamente raggiunge i cento anni di età. Nei musei europei, di tali dimensioni, ne esistono davvero pochissimi”. 

“E’ un esemplare che indubbiamente rappresenta una importante acquisizione per il Museo di Storia Naturale di Comiso, l’unico granchio gigante del Giappone esposto in un museo del Centro-Sud d’Italia – ha dichiarato l’assessore alla Cultura Giulia Digiacomo – che aggiunge, con un altro prezioso tassello, la già copiscua e interessante collezione del nostro museo. L’esemplare è già stato collocato presso il museo ed esposto in un’apposita  vetrina”.

Il granchio gigante del Giappone acquisito al Museo di Storia Naturale di Comiso, insieme ad altri numerosissimi reperti, fa parte della collezione privata di Gianni Insacco che si conservano nel museo stesso.

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