“Nonno, torno a casa”: il trend del turismo delle radici passa dalla provincia di Ragusa

C’è un turismo legato ai luoghi dei grandi della letteratura italiana, c’è un turismo legato alle “radici”. In
Italia ci sono numeri importanti per ciò che riguarda il numero di emigrati nel mondo e di famiglie che in
qualche modo, hanno un legame e un collegamento l’Italia, discendenti di emigrati, di coloro che
soprattutto nel XIX e nel XX secolo hanno lasciato l’Italia in cerca di altri lidi.


Sono 260 milioni le “italianità all’estero”, un numero cioè assolutamente superiore rispetto ai 59 milioni
che risiedono nella penisola. Sono questi i numeri emersi nel corso della recente giornata studi sul turismo letterario che si è svolta a Comiso e che è stata organizzata dal Parco letterario Gesualdo Bufalino, insieme alla Fondazione Bufalino e al comune di Comiso.


La Giornata di studio e di formazione dal titolo “La città di Gesualdo Bufalino e il turismo letterario” ha
puntato lo sguardo sulle potenzialità turistiche legate alla scoperta dei luoghi dei grandi scrittori, come
accade per Pier Maria Rosso di San Secondo a Caltanissetta, Salvatore Quasimodo a Roccalumera, o ancora per Sciascia, Tomasi di Lampedusa e Pirandello, solo per citarne alcuni, con esperienze come “Il Parco del Gattopardo” e la “Strada degli scrittori e i percorsi sciasciani, mentre forti potenzialità di aprono anche per i luoghi di Vincenzo Rabito a Chiaramonte Gulfi.

Ne hanno parlato alcuni degli esponenti di spicco della cultura siciliana, docenti universitari, i responsabili dei “parchi letterari” in Italia, mentre Fulvia Toscano, assessore a Taormina, ha puntato lo sguardo sulla letteratura al femminile che occupa purtroppo un posto secondario. Sul turismo delle radici ha puntato invece Arianna Serena, operatrice turistica di Vittoria che, con la sua tesi di laurea, alcuni anni fa, ha dato una spinta decisiva per la nascita del “parco Letterario Gesualdo Bufalino”.


Arianna Serena ha snocciolato i numeri del turismo delle radici di coloro cioè che decidono di mettersi in viaggio per ritrovare i luoghi dei loro avi e delle loro radici. “Il turismo delle radici è anche ricerca
dell’identità -. Ha spiegato Serena – Molti rientrano in Italia e soprattutto in Sicilia. Arrivano alla chetichella, quasi in silenzio, per vedere i luoghi dove vivevamo i nonni, attingendo alle narrazioni degli avi e delle varie associazioni che, in vari stati, radunano gli emigrati e i loro discendenti”. Arianna Serena ha snocciolato i dati del “turismo delle radici”:

La stima è di un fatturato di 4,2 miliardi nel 2019, 6,2 milioni nel 2022, mentre nel 2025 c’è una previsione di oltre 8 miliardi.
“Questo turismo – spiega Arianna Serena – è anche promozione dell’”Italian style” e del “made in Italy”. La maggior parte di questi viaggiatori proviene da Francia, Germania e Regno Unito per ciò che riguarda l’Europa, ma anche da Brasile, Argentina, Canada e Usa, per i discendenti di coloro che hanno deciso di varcare l’Oceano.


Chi sono queste persone, che tipologie? Gli studi attuali sono concentrati sulla targettizzazione e sul
posizionamento di questo particolare tipo di turismo. Non si studiano solo i dati riguardanti il genere
(uomo-donna), o l’età, come avveniva in passato, ma anche altri dati per comprendere qual è la tipologia di consumo di questo particolare tipo di viaggiatori. Vengono classificati per quattro tipologie: 1. Il nostalgico (chi ha vissuto lo sradicamento dalla propria terra e ne sente il richiamo). Spesso per costoro si tratta di viaggi brevi
2. Un viaggio più legato al Business, al lavoro
3. Il “curioso”, spesso il più interessato all’Italian Style.
4. Il “discendente”. Colui che ha degli avi lontani provenienti dall’Italia ma non ha mai conosciuto il nostro paese. Costui va spesso alla ricerca delle radici, dei luoghi dei propri avi, magari del proprio albero genealogico. Per tutte queste tipologie sono allo studio i possibili legami proprio con il “turismo letterario”, oltre che con il turismo enogastronomico, quello che privilegia esperienza di conoscenza del territorio, di trekking e della storia.

“C’è chi viaggia per perdersi e c’è chi viaggia per trovarsi” ha concluso Arianna Serena citando proprio una frase di Bufalino. E il suo contributo ha aperto nuove piste di conoscenza per ciò che riguarda la possibilità di sviluppo di un nuovo settore. La giornata si è conclusa con un tour dei convegnisti nei luoghi di Bufalino, condotto dalla guida turistica Concetta Rizzo.

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