“Non possiamo neanche protestare, ci denunceranno per assembramento”. I ristoratori ragusani allo stremo, le chiavi dell’attività al sindaco l’8 maggio

Avevano protestato martedì 28 aprile alzando, simbolicamente, la saracinesca del proprio ristorante e  illuminando il locale, proprio come se ci fossero dei clienti. Ma oggi, i ristoratori uniti della Sicilia e anche di Ragusa, tornano a farsi sentire. L’8 maggio, consegneranno le chiavi della loro attività al sindaco Giuseppe Cassì. Non possono fare di più e, soprattutto, non possono protestare.

“L’8 maggio non possiamo protestare, anche se per una giustissima causa, anche se previsto dalla Costituzione art.21, anche se distanziati gli uni dagli altri e indossando le mascherine e dunque nel rispetto di tutte le normative di sicurezza sanitarie dettate dagli attuali Dcpm. Ci denunceranno per assembramento. Questa è la risposta che abbiamo ottenuto dalla questura di Ragusa”, spiegano i ristoratori in una nota congiunta.
Il comitato spontaneo che riunisce i ristoratori della provincia di Ragusa, però, non ci sta.

Una rappresentanza del comitato “Ristoratori Uniti Siciliani”, infatti,  ha deciso di realizzare un’iniziativa pacifica e particolare che si svolgerà, appunto,  l’8 maggio alle 18 in piazza San Giovanni a Ragusa. “Ognuno di noi porterà una sedia, da sempre simbolo di accoglienza e gesto di ospitalità e indosseremo un camice monouso e una mascherina chirurgica con una “X” rossa stampata, questi ultimi a simboleggiare il grave disagio e l’insicurezza per un futuro ormai incerto e compromesso”.

L’iniziativa si svolgerà nel rispetto delle distanze di sicurezza.  La protesta si concluderà con la consegna al sindaco delle chiavi delle loro attività.

Una situazione davvero critica e difficile per i ristoratori. Perchè ormai è chiaro che sarà la loro categoria, insieme forse a quella degli albergatori, a essere più colpita dall’emergenza Covid.
Gli operatori economici della ristorazione locale, dichiarano di non sentirsi rappresentati attualmente da nessuna delle piattaforme aperte con il governo regionale e nazionale. Inoltre, riaprire alle condizioni che sono state dettate (distanze fra tavolini e altro), è una strada che risulta impraticabile, in quanto molti locali sono di piccole dimensioni e non tutti possono permettersi il lusso di distanziare i tavoli. Per i piccoli ristoratori, infatti, adottare tali misure significherebbe produrre solo debiti: significherebbe licenziare dipendenti, cuochi, aiuto cuochi. E, in ogni caso, la sopravvivenza non sarebbe garantita ugualmente.

 

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