NO TRATTATIVA. SI ALLA GIUSTIZIA!

Quelle di Totò Riina non sono “semplici minacce”, ma “delle intenzioni omicidi arie, prospettate a un altro detenuto, probabilmente perché in qualche modo vengano portate all’esterno per essere eseguite”.

Così il pubblico ministero antimafia, Nino Di Matteo, finito negli ultimi mesi nel mirino del boss di Cosa Nostra Totò Riina, parla per la prima volta dopo la pubblicazione delle intercettazioni con le minacce ai microfoni del giornale radio.

“Questa è la situazione che quanto meno fa sospettare che ancora oggi certamente Riina possa tentare di esercitare un ruolo di comando”, ha replicato il pm.

Di Matteo ha poi parlato del clima nel quale si trova a vivere negli ultimi mesi: “Credo che registrare la vicinanza di tanti semplici cittadini sia un motivo ulteriore di conforto e che questa solidarietà possa anche sopperire rispetto a qualche silenzio e perplessità di fondo e a qualche malignità di chi ha perfino messo in dubbio quello che è stato oggetto delle intercettazioni”.

In questa annosa resistenza, infatti, il pm non è solo. Gli echi del sostegno senza riserve arrivano non solo dalle tante associazioni anti mafia, ma anche e soprattutto, dai sempre di più cittadini siciliani.

“No trattativa, sì giustizia. Per la verità e trasparenza noi stiamo con Nino Di Matteo”, è il titolo dell’incontro che si è tenuto questa mattina al liceo scientifico Santi Savarino di Partinico”,fortemente voluto dalla dirigente scolastica Chiara Gibilaro e dalla referente del progetto legalità Dina Provenzano e al quale ha partecipato anche una delegazione della polizia e il sindaco Salvatore Lo Biundo.

Il consiglio comunale per mezzo di una lettera ha espresso la sua vicinanza a Di Matteo. Presenti anche i rappresentanti dell’associazione Peppino Impastato di Cinisi, l’osservatorio di legalità La Franca di Partinico e altre realtà antimafia locali.

Il pm non si è sottratto a rispondere alle tante domande e a disvelare le curiosità degli studenti. Per esempio, gli è stato chiesto “Come è possibile che un mafioso al 41 bis possa parlare con altro mafioso o vedere la tv?”, ha chiesto uno dei ragazzi. “Lo stato – ha risposto Di Matteo – non deve cedere all’ impulso di pensarla come i mafiosi, ovvero tu ammazzi ed io ti ammazzo oppure tu calpesti i diritti e noi facciamo lo stesso. Lo stato non può punire la socialità anche di un’ ora, ma deve essere preciso e rigoroso, ma mai disumano. E’ vero che la Sicilia è terra si mafia e non occorre nasconderlo o vergognarsi ma non occorre dimenticare che Falcone, Borsellino, Livatino e tanti altri, sono siciliani e sono stati loro a combatterla”.

 

 

 

 

 

 

 

 

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