Non si vota la sfiducia al sindaco Aiello. A Vittoria, l’amministrazione resta in carica

Nulla di fatto. Il consiglio comunale di Vittoria non vota la mozione di sfiducia. I consiglieri della coalizione Aiello hanno abbandonato l’aula e questo non ha permesso di votare la mozione che era stata presentata da tredici consiglieri comunali di opposizione. Ma già alla vigilia tutti sapevano che la mozione non aveva i numeri necessari per essere approvata: il giorno prima infatti si era avuta la decisione del Movimento 5 Stelle e – a sorpresa – le dichiarazioni del consigliere Giacomo Romano , che aveva reso nota la sua volontà di ripensarci e di non votare la sfiducia.

Secondo un’interpretazione della segretaria comunale Anna Maria Carugno, che ha citato una sentenza del consiglio di Stato del 1997, la seduta consiliare dedicata alla mozione di sfiducia deve avere una presenza qualificata in aula, con una maggioranza dei presenti pari a quella necessaria per il voto di sfiducia. Nel caso di Vittoria si tratta di 15 consiglieri, cioè i due terzi dei rappresentanti eletti.

Il dietrofront del consigliere comunale Giacomo Romano

Si è arrivati in aula con un clima abbastanza disteso. Le dichiarazioni della vigilia avevano reso chiaro che non ci sarebbero stati i numeri necessari per giungere alla sfiducia del sindaco. Il consigliere comunale Giacomo Romano, eletto nella lista “Aiello sindaco” che era uno dei più convinti fautori della sfiducia, è tornato sui suoi passi e ha deciso di rientrare nella maggioranza per sostenere il sindaco Aiello. Ieri sera è rimasto in aula solo un tempo limitato, poi è andato via.

La scelta del Movimento 5 Stelle e di Valentina Argentino

Il Movimento Cinque Stelle aveva fatto conoscere le sue posizioni nella sera precedente, con una diretta facebook della coordinatrice Rosanna Fidone e del suo vice, Piero Gurrieri.

Fidone aveva annunciato il “no” alla sfiducia, ribadendo però la volontà di rimanere saldamente all’opposizione, senza assessorati o scambi di favore. Piero Gurrieri aveva ribadito la volontà di rispettare la democrazia e, con essa, la volontà di 14561 vittoriesi che nel 2021 hanno eletto il sindaco Aiello. Ed aveva aggiunto che “la città ha bisogno di essere governata da un’amministrazione eletta e non può permettersi altri mesi di commissariamento”. Gli stessi concetti sono stati ripresi e ribaditi ieri in aula dalla consigliera comunale Valentina Argentino, che ha ribadito il suo no alla sfiducia e, nello stesso tempo, la volontà di restare all’opposizione. Argentino ha avuto qualche vivace scambio di battute con il capogruppo di Fratelli d’Italia, Alfredo Vinciguerra. Ma non sono mancati altri momenti di fibrillazione, con alcuni interventi pungenti di Fabio Prelati e alcune interruzioni del consigliere/assessore Giuseppe Nicastro. Il nervosismo ha caratterizzato molti degli interventi in aula. Fortemente critici con la giunta Vinciguerra, Valeria Zorzi, Monia Cannata, Giuseppe Scuderi, Sara Siggia, Biagio Pelligra. Per l’ex maggioranza sono intervenuti Prelati, Noto ed i consiglieri/assessori Avola e Campailla. Aveva poco iniziato il suo intervento Giuseppe Cannizzo, del Gruppo Misto, quando Vinciguerra ha chiesto il rinvio della seduta per l’assenza della consigliera Agata Iaquez, una dei firmatari, che si trova fuori sede. A questo punto l’ex maggioranza ha chiesto di continuare comunque il dibattito e, di fronte alla richiesta di rinvio, Prelati ha annunciato la decisione provocatoria dell’ex maggioranza di voler abbandonare la seduta. Egli solo è rimasto in aula. Gli altri sono usciti.

La presenza in aula di soli 15 consiglieri non bastava – stando a questa sentenza del consiglio di Stato – a garantire il numero legale. La seduta si quindi chiusa. Dovrà essere riconvocata dalla presidente Concetta Fiore. Prima dello scioglimento si è dibattito anche – sulla base del parere della segretaria – se questa strada è praticabile o se la vicenda riguarda il voto sulla sfiducia possa considerarsi chiusa con la conclusione della seduta.

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