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Nessun prezzo, solo dono: la rivoluzione silenziosa dei frati di Ispica
22 Lug 2025 09:38
In un angolo silenzioso della Sicilia sudorientale, dove gli ulivi si intrecciano ai carrubi e i profumi d’arancia si mescolano al vento del Mediterraneo, c’è un convento che ha fatto dell’agricoltura un atto di fede. Non solo una terra da coltivare, ma un’umanità da accogliere: è questa la missione quotidiana dei frati francescani di Ispica, custodi di uno dei più grandi appezzamenti agricoli monastici dell’Isola.
Olio, marmellate, liquori, saponi naturali: ogni prodotto nasce dalla terra e parla di cura, di mani intrecciate, di storie condivise. Non ci sono listini, né logiche di mercato. I frutti del lavoro vengono esposti in un mercato interno, a offerta libera. Il ricavato? Interamente destinato a chi è più fragile: migranti, studenti stranieri, giovani in cerca di speranza.
“Coltivare, per noi, significa rendere fertile non solo il suolo, ma anche le relazioni. Ogni seme ha un valore evangelico”, racconta fra Giancarlo Guastella, anima del progetto.
L’accoglienza non è un’aggiunta al lavoro agricolo: è il centro. Grazie alla collaborazione con enti locali e alle reti francescane, decine di rifugiati e richiedenti asilo hanno trovato una casa tra le mura del convento. Alcuni di loro, come giovani camerunensi arrivati attraverso i corridoi umanitari, vivono una vera “work experience” agricola che è anche integrazione e dignità.
Una rete che parla il linguaggio del Vangelo
Il convento di Ispica opera in comunione con la Curia provinciale francescana di Acireale, che distribuisce e valorizza i prodotti, promuovendo un’economia del dono, dove ogni vasetto racconta una storia di riscatto.
Anche la Conferenza Episcopale Siciliana, nella recente nota su Cittadinanza e Ius Scholae, ha rilanciato un messaggio di inclusione e giustizia:
“La diversità è una risorsa, non un ostacolo. Caritas e Migrantes promuovono un percorso che dà voce agli immigrati di seconda generazione ancora senza cittadinanza.”
Parole che trovano una casa concreta a Ispica, dove vangelo, zappa e futuro camminano insieme. Qui la carità è visibile, è fatta di terra tra le mani, di saponi artigianali, di barattoli con etichette scritte a mano, ma soprattutto di relazioni autentiche.
Ispica, laboratorio di Vangelo vivo
Nel silenzio operoso del convento, tra i campi e le cucine, prende forma una Chiesa che non predica, ma fa. Che non offre solo pane, ma prossimità e cittadinanza reale. Che non guarda l’altro dall’alto, ma si china per accoglierlo.
Ispica diventa così laboratorio di umanità evangelica, dove ogni albero è un testimone, ogni raccolto un segno del Regno.
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