Un incarico di alto profilo scientifico e istituzionale che porta la sanità della provincia di Ragusa al centro del panorama medico nazionale e internazionale. Gaetano Cabibbo, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Medicina Interna dell’ospedale “Maggiore-Baglieri” di Modica, è stato nominato membro del Direttivo nazionale della FADOI, la Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti, e […]
Nel ragusano i negozi chiudono perché abbiamo meno soldi da spendere
31 Mag 2025 07:02
Kitzbühel è una cittadina austriaca famosa perché una volta l’anno ospita una delle gare di sci più famose del campionato del mondo. E’ la discesa libera sulla pista denominata Streif, sulla quale gli atleti toccano anche i 150 km orari. Correre a Kitzbühel è il sogno e, al tempo stesso, l’incubo di ogni discesista. Vincere la gara significa entrare nell’Olimpo degli sciatori – solo due italiani vi sono riusciti: Kristian Ghedina e Dominik Paris -, mentre sbagliare una curva può mettere a rischio la propria vita.
Come tutte le località montane di un certo spessore, Kitzbühel è una località carissima. Qui una casa arriva a costare in media 26mila euro al metro quadrato. Più cara di Cortina d’Ampezzo e Courmayeur messe assieme, in questo comune di 8mila abitanti c’è persino un negozio che impone il pagamento di un euro a chiunque osi oltrepassarne la soglia, come informa il libro “Altrove. L’Europa che non ti aspetti”, scritto da Nicola Lecca, un signore che ha visitato più di 400 città.
La chiusura di diversi esercizi commerciali nei centri storici delle città iblee ha assunto un picco preoccupante, mai raggiunto prima. Senza soluzione di continuità, a Ragusa soffre la pedonale via Roma, a Modica il trafficatissimo Corso Umberto I. Le serrande si abbassano, i locali si svuotano, sempre di più compaiono i cartelli con le scritte “Vendesi” e “Affittasi”: a piedi o in auto, attualmente le vie del commercio delle nostre città non sono appetite.
Sono cambiate certamente le abitudini della clientela, mancano le novità in grado di attirare gente, l’e-commerce è pratico e veloce. Anche diversi centri commerciali arrancano e sono a rischio desertificazione.
Non succede solo da noi. In provincia di Vicenza Coin ha appena tolto le insegne in due negozi e in tutto il Veneto, in un anno, sono state registrate 1.500 chiusure. A Cesano Boscone è in grande difficoltà tutto l’agglomerato “Porte di Milano” dopo che il supermercato Bennet ha annunciato di volere andare via. Siamo nel cosiddetto “ricco Nord”.
Se vi fosse una ricetta utile a salvare le proprie attività, i commercianti l’avrebbero già messa in atto. Ma non c’è. La fortuna di un negozio è legata ai prodotti che vende, ma non solo. Le variabili sono tante e i business plan spesso fanno cilecca.
C’è poi l’argomento, il principale, sottaciuto: la disponibilità economica di quello che una volta era chiamato “ceto medio”, il più numeroso. Famiglie con due stipendi che arrivano sul filo del fine mese. E la provincia di Ragusa è una tra quelle che in Italia ha le retribuzioni più basse. Se nel settore pubblico gli stipendi sono uguali nelle latitudini dello Stivale, evidentemente è il settore privato che paga meno i propri dipendenti. Le cause sono tante e se aggiungiamo che l’Italia è il Paese in cui gli stipendi sono cresciuti meno tra tutti in Europa negli ultimi trent’anni e che nel frattempo l’inflazione è impennata più degli aumenti contrattuali, la spiegazione appare più logica, considerando anche una propensione al risparmio superiore rispetto ad altre nazioni.
Abbiamo meno liquidità. La storiella che “nel Sud il costo della vita è più basso” vale fino a un certo punto, mentre le carte di credito presentano il conto puntuale. A farne le spese sono le vetrine storiche, quelle con cui spesso siamo cresciuti. Una perdita che va ben al di là del valore economico. La politica locale non riesce a facilitare soluzioni. Ci saranno altre chiusure, seguiranno gli “allarmi” di consiglieri, assessori, associazioni di categoria. E quindi?
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