Negli invasi ragusani persi 14 milioni di metri cubi in un anno. Opere contro la siccità

Cambiamenti climatici, sprechi idrici, insufficienti e mancate opere di invasamento e canalizzazione conducono la Sicilia verso la strada della perenne siccità. Un fatto è innegabile: sul suolo dell’Isola cadono minori quantità di piogge, su una parte del territorio avanza il fenomeno della desertificazione. Ma è anche sottoterra che occorre guardare: le reti obsolete che, in alcuni casi, perdono 6 litri e mezzo di acqua su 10, come a Siracusa, o 5 su 10 a Ragusa, mentre alcune dighe costruite negli scorsi decenni non fanno appieno il loro dovere e hanno visto diminuire le scorte di circa il 31% in un anno.

Chiesto lo stato di emergenza nazionale

Giovedì scorso il Governo regionale ha chiesto lo stato di emergenza nazionale perché le riserve di acqua stanno diminuendo. A essere colpite sono soprattutto le zone occidentali. Il segretario generale dell’Autorità di bacino Leonardo Santoro, nominato commissario delegato per l’emergenza idrica dal presidente della Regione Renato Schifani, ha diffuso un vademecum delle azioni e buone pratiche per il risparmio idrico potabile e la riduzione dei consumi. Il provvedimento è rivolto ai sindaci dei Comuni delle province di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Messina, Palermo e Trapani. “La grave crisi idrica che stiamo vivendo – dice Schifani – richiede l’impegno di tutti, istituzioni e cittadini, anche nei comportamenti quotidiani. Occorre che anche i cittadini attuino comportamenti virtuosi e responsabili per un uso corretto dell’acqua. Si tratta di alcuni piccoli accorgimenti che, sebbene semplici ed apparentemente poco incisivi, se moltiplicati, possono determinare un notevole risparmio delle risorse”.

I consigli per razionare l’uso di acqua

Fra le misure l’applicazione di valvole rompigetto ai rubinetti, l’invito a controllare l’efficienza degli impianti idrici, a razionalizzare l’utilizzo in cucina e a usare lavastoviglie e lavatrici sempre a pieno carico, il suggerimento di innaffiare solo nelle ore notturne, l’invito a non utilizzare l’acqua potabile per il lavaggio di veicoli privati, a preferire l’impiego della doccia rispetto a quello della vasca e a non alimentare con acqua potabile le fontane ornamentali e le piscine.

Gli invasi nel ragusano: Santa Rosalia e Ragoleto

Il territorio ragusano è attualmente risparmiato dal fenomeno. L’acqua potabile arriva soprattutto attraverso lo sfruttamento di pozzi in terreni privati, attraverso la gestione di Iblea Acque. Il sistema tiene perché le falde sono piuttosto ampie, grazie all’origine vulcanica. Ma per quanto tempo la situazione andrà così? Si guarda allora alla formazione di immense sacche contenenti acqua, come quella scoperta di recente nel sottosuolo dei Monti Iblei. Il problema è che quest’ultima si trova a una profondità compresa fra i 700 metri e 2 chilometri e mezzo. Per ora sembra fantascienza.

E i segnali negativi non mancano. Le due dighe, Ragoleto (che in realtà è nel comune di Licodia Eubea, ma serve le acque del fiume Dirillo nelle zone comprese fra Acate e Comiso) e Santa Rosalia, registrano negli ultimi tempi minori quantità di acqua invasata, mese dopo mese.
Il gestore della diga di Ragoleto, interessata fino a qualche settimana fa dalla presenza dell’alga rossa, nociva per l’uomo, ha riaperto il flusso idrico. Il prospetto dei volumi idrici della Regione Siciliana segnala a marzo la presenza di 9 milioni e 760mila metri cubi di acqua, con una diminuzione di 240mila metri cubi rispetto al mese precedente. Nel marzo 2023, l’acqua invasata a Ragoleto era oltre i 16 milioni di metri cubi, su una capienza autorizzata di 20 milioni. Mancano all’appello quasi 7 milioni di metri cubi d’acqua destinata all’uso potabile, irriguo e industriale.

Stesso destino a Santa Rosalia (Ragusa): nel marzo dello scorso anno erano invasati 20,13 milioni di metri cubi di acqua – una quantità addirittura poco oltre la capienza autorizzata -, arrivati a 13,55 mln il mese scorso. In 30 giorni, la diga fra il capoluogo e Giarratana ha perso 400 mila m3. L’uso, in questo caso, è solo irriguo.
Molto spesso questi e altri invasi siciliani scontano inefficienze rispetto ai programmi per cui sono stati realizzati. Non solo. Secondo il deputato ibleo del Pd all’Ars, Nello Dipasquale, “la richiesta di emergenza nazionale arriva da un governo di destra in continuità con la Giunta precedente che si lasciò sfuggire la grande occasione del Pnrr facendosi bocciare 31 progetti, dal valore di 423 milioni di euro, che avrebbero potuto ammodernare il sistema idrico siciliano. Quei fondi Pnrr avrebbero consentito l’aumento della capacità delle dighe siciliane, dove spesso l’acqua viene sprecata in assenza delle autorizzazioni necessarie per gli invasi, e avrebbero assicurato la manutenzione a una rete di distribuzione ormai in condizioni pessime. L’auspicio è che Roma accolga il grido d’allarme dell’Isola.”

Nell’Isola previsti 27 interventi per 829 milioni

Secondo il piano del Governo nazionale, in Sicilia arriverà quasi il doppio della cifra prevista. Sono 127 le opere urgenti da realizzare in Italia per affrontare le crisi idriche che potrebbero arrivare nei prossimi anni, per 3,671 miliardi di euro. Il commissario straordinario Nicola Dall’Acqua le ha elencate nella sua seconda relazione alla Cabina di regia sull’emergenza idrica, istituita presso il ministero delle Infrastrutture e coordinata dal ministro Matteo Salvini. Proprio Salvini ha annunciato un Piano straordinario nel 2024 contro il rischio siccità. Il commissario ha selezionato i 127 progetti che ritiene prioritari fra i 562 del Piano nazionale di interventi infrastrutturali per la sicurezza del settore idrico (Pnissi). Quest’ultimo prevede opere per 13,5 miliardi, segnalate dalle regioni e dalle Autorità di bacino distrettuali. Le zone dove si deve intervenire di più sono il bacino del Po (22 interventi per 886 milioni complessivi) e la Sicilia (27 interventi per 829 milioni). In queste due aree ci sono i progetti più grandi.

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