Navi spie russe tra il nostro mare e la Libia

Il Mediterraneo non è mai stato così affollato e delicato. Dalla minaccia dei droni Houthi agli occhi elettronici delle navi spia russe, passando per le manovre geopolitiche che vedono Mosca cercare nuovi appigli in Siria e Libia. A fare il punto su un contesto sempre più complesso è l’ammiraglio Enrico Credendino, Capo di Stato maggiore della Marina, in un’intervista al Corriere della Sera.

“Le nostre navi hanno abbattuto otto droni Houthi: tre con le artiglierie di bordo e cinque con i missili. Il rischio è reale e quotidiano”, ha detto l’ammiraglio.

Uno scenario che, secondo Credendino, ha subito un’accelerazione drammatica a partire dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia: “Il mondo è cambiato con l’attacco voluto da Putin. Tra il 2022 e il 2023 ci siamo ritrovati nel Mediterraneo a dover monitorare 15 navi da guerra e tre sommergibili russi, di cui uno balistico”.

La Russia, spiega ancora il capo della Marina, non ha mai smesso di esercitare pressione sulle sponde sud del Mediterraneo. “Mosca sta trattando per mantenere il porto di Tartus in Siria e contemporaneamente mira a ottenere l’accesso alla base libica di Derna. Se ci riuscisse, sarebbe un dramma per noi”.

Intanto, la presenza russa è già visibile e tangibile: “Le nostre navi al largo della Libia vengono quasi sempre seguite da navi spia russe, camuffate da pescherecci, ma cariche di sensori e antenne”.

Il quadro complessivo è chiaro: nel Mediterraneo, la NATO mantiene una superiorità navale, ma la tensione è costante. Anche perché, tra le flotte regionali, la Turchia mantiene quella più potente.

Verso una Marina più moderna (e nucleare)

Sul fronte degli investimenti, Credendino conferma: “Abbiamo un piano fino al 2040. Stiamo valutando anche una portaerei a propulsione nucleare, oltre a una flotta completamente integrata con droni e sistemi per la guerra cibernetica. Tutte le nostre navi saranno dotate di spazi per droni a bordo”.

Il governo italiano ha già dato luce verde per l’aumento del budget della Difesa, portandolo dal 1,4 al 2% del PIL, come richiesto dalla NATO. Ma per l’ammiraglio c’è un’altra priorità: il personale.

“Il mio sogno è avere più effettivi. Oggi siamo sotto organico rispetto a marine simili come quelle di Francia e Gran Bretagna, che contano circa 40.000 persone”.

La rotta è tracciata, ma le sfide — tra geopolitica, innovazione tecnologica e minacce asimmetriche — non mancano. E il Mediterraneo, oggi più che mai, è un campo di gioco dove nessuno può permettersi di abbassare la guardia.

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