Naufragio a largo della Libia, la Procura di Ragusa apre inchiesta

La procura di Ragusa ha aperto un fascicolo per chiarire le dinamiche del naufragio e del soccorso di un piccolo natante a 100 miglia a Nord di Bengasi. Il 13 marzo scorso la nave cargo “Froland” mise in salvo 17 superstiti del barchino a bordo del quale viaggiavano 47 persone, tutte originarie del Bangladesh. Trenta i dispersi. Il cargo aveva recuperato i superstiti e li aveva condotti fino al largo di Pozzallo dove la motovedetta della Guardia costiera, la Cp 325 li aveva trasbordati e condotti nel porto ibleo dove erano stati accolti.

RACCOLTE LE TESTIMONIANZE DEI SOPRAVVISSUTI

La procura sta raccogliendo le testimonianze dei sopravvissuti e ha acquisito il diario di bordo del cargo, al fine di ricostruire quanto accaduto. In base alle testimonianze raccolte da Medici senza frontiere che ha prestato assistenza psicologica ai superstiti all’hotspot di Pozzallo qualcuno ha raccontato che erano partiti da Tobruk l’8 marzo e “dopo qualche giorno di navigazione il motore ha smesso di funzionare e siamo rimasti alla deriva per un giorno e una notte. La barca si e’ ribaltata a causa del mare grosso e cosi’ siamo finiti in acqua”; altri invece hanno riferito “di non sapere se alcuni dei loro compagni fossero gia’ morti ancor prima che la barca si capovolgesse, perche’ da giorni non avevano cibo ne’ acqua”. Ricordi resi confusi dalle fasi concitate del salvataggio e dal terrore di non riuscire a salvarsi.

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