Morto Totò Riina, il capo dei capi di cosa nostra

È morto alle 4 del mattino del 17 novembre 2017 il boss corleonese Totò Riina. Malato da tempo, il «capo dei capi» di Costa Nostra era ricoverato nel Reparto detenuti dell’ospedale di Parma. Il capomafia, in coma da giorni dopo due interventi chirurgici, aveva appena compiuto (giovedì 16 novembre) 87 anni. Arrestato il 15 gennaio del 1993 dopo 24 anni di latitanza, era ancora considerato dagli inquirenti il capo indiscusso di Cosa nostra. Nelle ultime settimane Riina ha avuto un peggioramento e, dopo il doppio intervento chirurgico, i medici hanno da subito avvertito che difficilmente il boss, le cui condizioni sono da anni compromesse, avrebbe superato le operazioni.

Gli auguri del figlio Salvo

«Per me tu non sei Totò Riina, sei il mio papà. E in questo giorno per me triste ma importante ti auguro buon compleanno papà. Ti voglio bene, tuo Salvo» il commento a caldo che il figlio Salvo ha scritto sulla sua pagina Facebook (il post è poi stato rimosso). Terzogenito dei quattro figli di Totò Riina e Ninetta Bagarella, Salvo ha ricevuto centinaia di like e commenti di utenti che si sono uniti agli auguri per il padre.

La Cassazione e le condizioni di detenzione

Alcuni mesi fa era sata ventilata l’ipotesi che il boss potesse lasciare il carcere proprio a causa delle sue condizioni di salute. Era stata la Cassazione a chiedere al tribunale di Bologna (il boss è detenuto a Parma) di motivare adeguatamente la permanenza di Riina dietro le sbarre a fronte del suo precario stato di salute. Ma la richiesta era stata negata perché il personaggio godeva «estrema attenzione e rispetto della sua volontà, al pari di qualsiasi altra persona che versi in analoghe condizioni fisiche»; in più era stato manifestato che il personaggio, benché in condizioni di salute critiche potesse esercitare ancora un potere criminale nel caso in cui avesse fatto ritorno a Corleone, il suo paese natale. Alla fine il capo di Cosa Nostra era rimasto ricoverato nel reparto ospedaliero del carcere di Parma. Allora il suo stato era stato definito «lucido» e «vigile» ma da alcuni giorni il detenuto è in coma.

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