Morte di Antonella, indagini del Garante della Privacy anche su Facebook e Instagram

Dopo la morte per asfissia della piccola Antonella Sicomero a Palermo non si ferma l’azione delle autorità che da più fronti stanno provando a capire quali potrebbero essere gli eventuali ruoli assunti dalle piattaforme social nella vicenda.

Inizialmente infatti gli organi di informazione avevano riportato che la bimba potesse essere morta per essersi sottoposta a una sfida sull’app TikTok, ma in realtà sul portale non c’è traccia di sfide che prevedono attività simili; di contro è vero che la piccola aveva numerosi profili social aperti su siti e portali i quali non avrebbero neppure dovuto ammettere una bambina di 10 anni tra gli utenti.

Tra i soggetti che desiderano fare maggior luce su quanto avvenuto alla piccola c’è il Garante della Privacy che, dopo aver imposto nei giorni scorsi un blocco nei confronti proprio di TikTok, ha aperto ieri un fascicolo su Facebook e Instagram chiedendo ai gestori di fornire informazioni sui profili aperti dalla piccola sui due social.

Le attività degli inquirenti sul caso si stanno svolgendo parallelamente all’azione del Garante della Privacy; quest’ultimo, con l’apertura di ieri del fascicolo su Instagram e Facebook, vuole vedere più chiaro su un particolare della vicenda: come sia possibile che una ragazza di 10 anni possa aprire non uno, ma più profili social su piattaforme che nel proprio regolamento vietano espressamente l’accesso ai minori di 13 o 14 anni.

Il fatto purtroppo non rappresenta una novità in senso assoluto: da una parte infatti tutte le piattaforme di condivisione o socialità online frappongono una barriera per impedire ai minori di iscriversi liberamente; d’altro canto il sistema è semplice da aggirare mentendo sulle proprie generalità, perché rappresentato nella quasi totalità dei casi da semplici finestre di dialogo che richiedono la data di nascita di chi si sta per iscrivere.

Facebook avrà tempo 15 giorni per dare una risposta ufficiale al Garante, che ha già annunciato di voler estendere questo tipo di indagine anche ad altri social.

Anche nel caso di Facebook e Instagram non c’è traccia di sfide potenzialmente letali in circolazione al loro interno. Come avviene con qualunque influenza esterna nella quotidianità di giovani e giovanissimi, non va però escluso che queste piattaforme possano farsi involontariamente strumenti di un tam tam che può poi influenzare per vie traverse alcune tipologie di frequentatori.

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