MILANO NON E’ RAGUSA, MORATTI NON E’ DIPASQUALE. MA GUASTELLA POTREBBE APPROFITTARNE

Certo, Milano non è Ragusa. L’una è una metropoli europea e l’altra una piccola città di provincia. Hanno in comune solo il fatto di essere capoluoghi di provincia (e di essere in Italia). E certamente Letizia Moratti non è Nello Dipasquale. L’una è una aristocratica lombarda sposata con un petroliere ricchissimo, con la puzza sotto il naso solo a vederla sorridere (rare volte una donna riesce ad avere un sorriso così tanto freddo e scostante) e l’altro è un figlio del popolo, ragioniere, cacciatore e pescatore, dipendente dell’Istituto Autonomo Case Popolari. E a dire il vero le differenze esistono anche tra Pisapia (ma come si chiama di nome? Confesso che debbo cercare su Internet, ah, ecco, si chiama Giuliano) e Sergio Guastella. L’uno è di estrema sinistra e l’altro è più di centro, l’uno è anziano e l’altro è giovane, l’uno non si aspettava di arrivare al ballottaggio contro la Moratti ed è rimasto sorpreso non poco, l’altro spera anch’egli di arrivare al ballottaggio ma sottosotto ha capito che se rischia al primo turno, rischia di essere eletto.

Quello che dicono i sondaggi, adesso appare evidente, non serve a nulla, completamente a nulla. Se a Milano il dubbio era la vittoria del sindaco uscente al primo turno con quale che fosse lo scarto sull’avversario, si è visto com’è finita. E siccome anche a Ragusa circolano sondaggi che per legge non possono essere diffusi ma sono molto considerati, la lezione di Milano dovrebbe servire a qualcosa, quantomeno a risparmiare i soldi per sapere cosa dicono i sondaggi.

Aggiungo che il fatto di aver votato in mezza Italia quindici giorni prima che da noi, non è affatto corretto. È proprio sbagliato. È infatti inevitabile che, anche senza rendercene conto, saremo influenzati dal risultato – eclatante a Milano e più prevedibile altrove – e ci comporteremo di conseguenza. Questo non vale per l’elettore di centro destra e nemmeno per quello di centrosinistra: essi avrebbero comunque votato per Dipasquale e per Guastella. Ma influenza anche quella fascia di elettori, non pochi, che sono sempre indecisi. In questo caso, percepito che nella più moderna ed avanzata città italiana il vento è cambiato, si potrebbe pensare di fare lo stesso anche in questo pezzo di Nordafrica.

E tutto ciò non è corretto. Quali i meccanismi che hanno permesso di chiamare alle urne i cittadini di mezza Italia in due distinti momenti (forse leggi regionali, forse altro?) non sappiamo, ma è certamente un dato che non potrà non influenzare il voto amministrativo da queste parti.

Speriamo solo che a commentare il voto ragusano – sia esso a favore dell’uscente Dipasquale sia esso a favore dello sfidante Guastella (non ce ne voglia il buon Battaglia, ma la sua è una candidatura simpatica e di sostanza, ma un buon dieci per cento sarebbe già un ottimo risultato per il suo movimento), non vengano mandati i pezzi grossi a livello nazionale. Direbbero solo che anche Ragusa è un laboratorio politico (ma si può essere così sciocchi da non capire che ogni elezione, dalle europee a condominio, è storia a sé e certamente è e sempre sarà un laboratorio?). In ogni caso, se proprio qualcuno di grosso debba venire, che almeno sia la bellissima ministra Prestigiacomo, con la voce melliflua e anestetizzante, ma dall’aspetto meraviglioso. Non venga, per carità non venga il ministro La Russa, voce sgradevole e aspetto discutibile. E intanto aspettiamo il 29 e 30 maggio.

 

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