Migranti, inchiesta “Mare Jonio”: la cassazione conferma i sequestri

La Cassazione ha confermato il sequestro disposto dalla Procura di Ragusa nei confronti della società armatrice della nave Mare Jonio di Mediterranea Saving Humans. I giudici della prima sezione penale hanno rigettato i ricorsi presentati dagli indagati, fra i quali figura Luca Casarini, contro il sequestro di documenti, telefoni cellulari, computer, trovati sia a bordo della ‘Mare Jonio’, che nelle abitazioni degli indagati, confermato dal Tribunale di Ragusa il 26 marzo 2021.

Il sequestro era avvenuto nell’ambito del procedimento della Procura di Ragusa per i reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e violazione alle norme del Codice della navigazione in relazione al trasbordo sul rimorchiatore Mare Jonio e al successivo sbarco avvenuto nel porto di Pozzallo tra l’11 e il 12 settembre 2020 di 27 migranti soccorsi in mare dalla petrolieri Maersk Etienne 38 giorni prima.

Per i supremi giudici il ricorso è infondato, anche ”a ragione dell’assenza di uno stato di pericolo attuale e imminente per la vita e la sicurezza dei migranti, in quanto già accolti a bordo della petroliera Maersk, quindi sottratti al rischio di perire in mare e, seppur collocati in condizioni precarie e difficili, non privi di ripari e delle possibilità di alimentarsi e non versanti in una situazione di pericolo per la loro salute”.

Quanto al dovere di soccorso in mare, evidenziato dagli indagati, i supremi giudici sottolineano che questo ”oltre ad essere obbligatorio, può essere riconosciuto soltanto a fronte della gratuità dell’azione di salvataggio”. In questo caso invece, ”il Tribunale del riesame ha confermato il giudizio circa l’onerosità del soccorso, non compiuto in ottemperanza degli obblighi imposti dal diritto nazionale e sovra-nazionale, ma in base ad un accordo privatistico raggiunto con la società armatoriale danese, che quindi esula dalla invocata causa di giustificazione”: il riferimento è ai 125mila euro corrisposti dalla Maersk

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