Miele: bene la stagione in Sicilia, male in Sardegna. Scompare quello all’eucalipto

Un anno difficile per le api e per gli apicoltori italiani. I primi otto mesi del 2025 hanno visto un susseguirsi di condizioni estreme: gelate primaverili, caldo eccessivo a inizio estate e violenti temporali. A complicare ulteriormente la situazione, la recrudescenza della varroa, il parassita che sta mostrando una sempre più preoccupante resistenza ai trattamenti.

Il risultato è una stagione del miele dal bilancio in chiaroscuro, con produzioni altalenanti e differenze marcate da regione a regione. A fare il punto è la rete di aziende di Miele in Cooperativa, che fotografa un quadro fatto di raccolti eccellenti accanto a vere e proprie battute d’arresto.

Nel 2024, secondo l’Osservatorio del Miele, la produzione nazionale si era attestata a 21.850 tonnellate, già in calo rispetto al 2023. Quest’anno, i segnali non fanno pensare a un recupero deciso, con rese per alveare ancora lontane dagli standard ordinari di 15-20 kg, ferme in media intorno ai 10-11.

Le regioni: bene la Sicilia, male la Sardegna

La geografia del miele racconta un’Italia divisa.

  • Lombardia in ripresa con miele di acacia e millefiori, ma anche con produzioni alpine di rododendro, lampone selvatico e multiflora.
  • Emilia-Romagna a macchia di leopardo: bene tiglio, castagno e melata, produzione disomogenea altrove.
  • Toscana con ottimi raccolti di castagno e melata, nonostante la varroa diffusa.
  • Marche colpite da maltempo e gelate in primavera: solo 5 kg/alveare di acacia, meglio coriandolo e millefiori estivi.
  • Umbria e Molise difendono il millefiori e l’acacia, con produzioni medie rispettivamente di 15 e 20 kg/alveare.
  • Campania segnata da alti e bassi: buona partenza con l’erica, ma maltempo e caldo hanno frenato castagno e monoflora; meglio le aree costiere rispetto all’entroterra cilentano.
  • Puglia praticamente a mani vuote per asfodelo, agrumi ed eucalipto; meglio coriandolo, rovo e millefiori.
  • Sicilia sugli scudi: le produzioni di millefiori sono addirittura raddoppiate rispetto al 2024, con ottimi riscontri anche per miele di agrumi.
  • Sardegna in profonda crisi: il celebre miele di eucalipto rosso registra un crollo del 70%, segno evidente di un cambiamento climatico che sta riscrivendo il futuro delle produzioni locali.

Il futuro del miele italiano

Il quadro complessivo lascia spazio solo a un cauto ottimismo: il millefiori si conferma la varietà più resiliente, capace di reggere alle sfide climatiche e parassitarie. Ma il rischio, per molte produzioni monoflora, è di diventare sempre più rare e discontinue.

In un’Italia che cambia, il miele racconta meglio di altri prodotti quanto il clima stia ridisegnando l’agricoltura. E mentre in Sicilia si brinda a una stagione generosa, in Sardegna si piange la perdita di un simbolo come l’eucalipto.

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