Michele Riondino: “Sono stato agnello sacrificale per il giovane commissario Montalbano”. L’attore a Ragusa presenta il suo film-denuncia di cui è regista. VIDEO

Al Cinema Lumiere di Ragusa, Michele Riondino, noto attore italiano, si è presentato ieri sera con orgoglio per la prima volta da regista per la presentazione del suo film “Palazzina Laf”. La serata è stata arricchita da un’intervista condotta da Giuseppe Pitrolo e Giuseppe Gambina, durante la quale Riondino ha avuto l’opportunità di raccontare la sua esperienza come protagonista del giovane Montalbano, oltre a condividere dettagli cruciali sul suo nuovo progetto cinematografico.

Il film “Palazzina Laf” si pone come un’opera di denuncia, affrontando le radici del problema legato all’ILVA di Taranto. Il racconto prende avvio dalla Palazzina Laf, il luogo in cui venivano relegati gli operai considerati scomodi e da isolare per varie ragioni. Riondino ha sottolineato l’importanza di un film che, oltre a far luce su questioni lontane come quelle dell’ILVA, può contribuire a comprendere realtà vicine, come Augusta e Gela, con problemi legati all’impatto ambientale e alle difficoltà dei lavoratori.

Il regista-attore ha evidenziato la sua consapevolezza riguardo all’impegno ambientale, affermando di essere impegnato da anni in prima linea nelle battaglie per il rispetto dell’ambiente. Nel contesto del suo film, Riondino ha descritto il suo personaggio Caterino come un moderno Fantozzi, con risvolti tragicomici. Un film-denuncia che richiama il cinema italiano d’impegno di registi come Elio Petri e Mario Monicelli.

Durante l’intervista, Michele Riondino ha ammesso la difficoltà di interpretare il giovane Montalbano, dato il successo della fiction principale con l’attore Luca Zingaretti nel ruolo del commissario. Ha condiviso le sue ansie e il senso di essere una sorta di “vittima sacrificale” nel sostituire un’icona televisiva così consolidata. Tuttavia, ha sottolineato la fortuna di aver potuto parlare con Andrea Camilleri, autore dei romanzi, e di aver sviluppato un rapporto che ha superato il solo personaggio del commissario.

“La proposta che mi era stata fatta era proprio un invito al sacrificio, essere un capretto sacrificale, perché naturalmente andare a sostituire o comunque competere inevitabilmente con l’immagine di Luca per il commissario Montalbano, era una proposta ardita. Però l’ho accettata, ho avuto la fortuna, ma anche la possibilità di parlare con Andrea Camilleri. Da allora, il mio rapporto con Andrea è cresciuto ed è andato oltre il commissario, perché ho avuto la possibilità di parlarci tanto anche di altri progetti. Quindi devo essere grato ad Andrea, alla Palomar, e alla proposta che mi è stata fatta di interpretare il giovane Montalbano e al commissario stesso, il personaggio. Mi ha dato tantissimo, oltre che in termini, se vogliamo, anche tra virgolette banali della fama, diciamo, del successo mediatico. Ma mi ha dato la possibilità di anche di lavorare su un personaggio, oltre che molto bello, anche professionalmente molto ricco di suggestioni. Perché è stata la prima volta che ho lavorato con un personaggio lungo una serie. Sono 12 episodi che tengono le fila di quella che è la giovane età di un personaggio reso famoso e mitico dal bravissimo Luca. Nel fare questo ruolo non ho studiato il personaggio di Zingaretti. Però il pozzo a cui da cui abbiamo attinto sia io che Luca, è lo stesso. Quindi il carattere del commissario è quello. E io mi sono occupato del periodo della sua vita in cui lui era più inesperto e quindi più istintivo e immediato. Luca invece aveva un altro ruolo, il ruolo del commissario più razionale. Però tutti e due veniamo dalla stessa penna, quindi io sinceramente non trovo grosse differenze tra i due Montalbano, oltre a quelle naturalmente diciamo fisionomiche”.

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