Metano, il giacimento ragusano c’è (e non è a San Giacomo Bellocozzo)

Per capire che si tratti veramente del “giacimento di metano più grande d’Europa”, come annunciò lo scorso ottobre l’ex dirigente dell’assessorato regionale dell’Energia Tuccio D’Urso durante un convegno per celebrare il settantesimo anniversario del rinvenimento di petrolio a Ragusa, occorrerà aspettare il responso del pozzo nell’area dove i sondaggi di Maurel et Prom hanno già verificato l’esistenza del gas. Se i rilievi geo-fisici realizzati con strumenti sofisticati hanno dato esito positivo, l’attesa è anche rivolta all’ampiezza del serbatoio energetico.

Secondo le informazioni raccolte, Maurel et Prom sta preparando la documentazione da inviare agli assessorati regionali dell’Energia e dell’Ambiente, per chiedere di passare dall’attività sondaggistica all’estrazione.

Zona di San Giacomo esclusa dal ritrovamento

Dopo l’articolo di ragusaoggi.it del 7 gennaio scorso, diverse persone hanno ipotizzato l’esistenza del giacimento nell’area di San Giacomo Bellocozzo, frazione di Ragusa. Non è così. L’altopiano compreso fra Modica e Noto viene escluso dalla zona d’interesse che, dunque, si sposterebbe più a Nord, in territorio comunque esclusivo della provincia di Ragusa.

L’investimento

Solo per le attività nei sondaggi nell’area di 660 chilometri quadrati, oggetto della concessione denominata, infelicemente, “Fiume Tellaro”, negli ultimi due anni la società Maurel et Prom ha speso 17 milioni di euro, impiegato 200 persone, contattato circa 4000 proprietari terrieri – tant’è la frammentazione degli appezzamenti di terreno interessati – e ottenere il loro consenso ai rilievi strumentali sulle proprietà private. I dati hanno poi circoscritto l’area dove si trova il gas metano.

Scenari internazionali

Qualunque sia l’estensione, il metano “ragusano” non potrà risolvere i problemi di dipendenza energetica del nostro Paese, ma ne potrebbe alleviare gli approvvigionamenti derivanti da fonti fossili, in attesa che nei prossimi decenni prendano sopravvento quelle rinnovabili.
Pochi giorni fa un documento interno della Commissione Ue avvertiva sui rischi per le forniture di gas nell’inverno 2024/2025, a causa dello stop, previsto a fine anno, dell’accordo di transito tra Russia e Ucraina sulle forniture di Mosca, sebbene nel 2023 il gas russo abbia rappresentato il 15% dell’import totale in Ue contro l’oltre 50% di prima della guerra. “L’interruzione all’accordo di transito potrebbe portare a una perdita di circa il 5% di questa quota”, scrive l’Ansa in una corrispondenza da Bruxelles.
Fosse solo la guerra Russia-Ucraina! I 27 Paesi dell’Ue devono fare i conti con i tagli al petrolio Opec+, con la crisi nel Mar Rosso, considerare le possibili ondate di gelo e la forte volatilità del mercato del gas. 

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