MESSAGGIO DEL VESCOVO MONS. PAOLO URSO PER LA PASQUA

Buona Pasqua, amici miei! Buona Pasqua a tutti!

Questa è la prima Pasqua dopo che Benedetto XVI ha rinunziato al pontificato e i cardinali hanno eletto come suo successore il cardinale Bergoglio, che ha scelto di farsi chiamare Francesco. Al Papa emerito rinnoviamo la nostra gratitudine per avere guidato con mano sicura, umile e amorevole, la barca di Pietro, soprattutto quando il mare si è fatto tempestoso. A Papa Francesco promettiamo ascolto attento e docilità incondizionata, perché la Chiesa continui ad annunciare il Vangelo al mondo “con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza” (prima lettera di Pietro, capitolo 2, versetto 16). Ad ambedue assicuriamo la nostra quotidiana preghiera. 

Fratelli ed amici carissimi, Gesù nostra Pasqua è risorto. È veramente risorto! 

Ma che cosa significano queste parole? Sono parole vuote o annunciano un avvenimento destinato a modificare la vita? Esprimono un vago sentimentalismo, ingenuo e superficiale, o piuttosto la decisa volontà di cambiare in maniera ancora più chiara la nostra vita di cristiani? 

Già due anni fa, all’affermazione “Il Signore è veramente risorto!” facevo seguire l’interrogativo “E dunque?” e così rispondevo: “Dobbiamo ripartire da Lui e, insieme con Lui, operare perché la comunità umana riscopra l’unica via percorribile per la felicità di tutti, che è la via della fraternità, della pace, della giustizia e dell’amore”. 

Quest’anno, tenendo presente lo stesso interrogativo (E dunque?), vi chiedo di riflettere su alcuni versetti della lettera che san Paolo scrisse ai Colossesi: “Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra” (capitolo 3, versetti 1 e 2). 

Quando siamo stati battezzati, tra noi e Cristo si è creato un rapporto molto stretto, con la conseguenza bellissima che se Lui è risorto, anche noi siamo risorti con Lui. Il dono si trasforma in impegno: siamo chiamati a vivere da persone risorte, a cercare e pensare alle cose di lassù dove è Cristo. 

Fate attenzione, però, a non intendere queste parole come un invito all’evasione e al disimpegno, a lasciare che il mondo vada come vuole, all’indifferenza di fronte alle gioie e alle sofferenze degli uomini, per dedicarsi a un Dio che sta in cielo, desideroso del nostro amore e incurante delle vicende di questa terra. 

Le “cose della terra” che dobbiamo evitare non sono le attenzioni alla vita concreta d’ogni giorno ma, dice san Paolo, “impurità, immoralità, passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che è idolatria… ira, animosità, cattiveria, insulti e discorsi osceni”, menzogne. 

Mentre le “cose di lassù” che dobbiamo cercare e alle quali dobbiamo pensare non sono le visioni mistiche o un artificioso paradiso sopra di noi; sono invece “sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri”; è il vestito della carità che unisce tutte quelle cose “in modo perfetto” (lettera ai Colossesi, capitolo 3, versetti 5-15). Altro, quindi, che evasione dagli impegni nel mondo e disprezzo della vita quotidiana! “È vero, ha detto il papa emerito Benedetto, che noi siamo cittadini di un’altra ‘città’, dove si trova la nostra vera patria, ma il cammino verso questa meta dobbiamo percorrerlo quotidianamente su questa terra. Partecipando fin d’ora alla vita del Cristo risorto dobbiamo vivere da uomini nuovi in questo mondo, nel cuore della città terrena” (Catechesi all’udienza generale, 27.4.2011). 

Buona Pasqua, dunque, cari “cercatori” e “pensatori” delle cose di lassù. Con tanto affetto.

 

                                                                                                   + Paolo, vescovo

 


© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it