Mare Jonio, udienza al tribunale del riesame. La difesa: “stato di necessita”

Da poco conclusa udienza del Riesame per il caso Mare Jonio in cui risultano indagati per favoreggiamento della immigrazione clandestina Beppe Caccia, Luca Casarini, Alessandro Metz e Pietro Marrone e altri 4 soggetti che sono stati a vario titolo coinvolti nel trasbordo dei migranti dalla nave cargo danese Etienne Maersk alla Mare Jonio, operazione che secondo la Procura di Ragusa avvenne tra 11 e 12 settembre in base ad una accordo commerciale tra le societa’ armatrici frutto di una fitta rete di contatti.

Si discute sul decreto di sequestro probatorio. Sulla Maerks Etienne, 27 migranti tratti in salvo dalla compagnia e bloccati sulla nave per oltre un mese in attesa della assegnazione di un porto sicuro vennero trasbordari sulla Mare Jonio per dichiarate condizioni mediche difficili a bordo, e successivamente vennero portati in Italia.In aula davanti al Tribunale del Riesame (Ignaccolo, Di Martino e Cingolani), gli avvocati Gaetano Fabio Lanfranca e Serena Romano. Per la pubblica accusa, i titolari della inchiesta, il procuratore capo di Ragusa, Fabio D’Anna e il sostituto Santo Fornasier. Le difese hanno sottolineato in un articolato intervento, la reale condizione di necessita’ che ha portato la nave Mare Jonio a decidere di intervenire.

L’avvocatessa Romano nel ricordare che i migranti provenivano dalla Libia ha voluto sottolineare – in merito al caso contestato della donna fatta evacuare perche’ in gravidanza e con complicazioni e poi non risultata incinta – che la stessa e il marito erano stati rapiti, venduti e portati in un campo dove le donne venivano violentate. “A quella donna, per la quale secondo quanto scritto nel decreto di sequestro non erano necessarie cure, non e’ stato mai chiesto delle violenze subite. E di sevizie e violenze subite in Libia, ci sono rapporti e sentenze” dice l’avvocatessa Romano citando tra gli altri anche Amnesty.

Parla poi della situazione a bordo della Maersk con migranti ed equipaggio di fatto sequestrati per un mese in attesa della assegnazione di un porto sicuro, in zona sar maltese. “Ne’ cabine ne’ piscine a bordo, e senza risorse sufficienti, i migranti chiesero aiuto scrivendo una lettera su un piatto di carta; il 4 agosto scrivevano.’se non ci fate sbarcare torneremo al mare da dove siamo venuti. Meglio morire che stare cosi”. E chiedono aiuto agli stati e alle ong. Vivevano accampati a terra, coperti dagli agenti atmosferici con teli di fortuna, cibo razionato, peggio delle bestie – dice ancora la Romano -. La situazione era diventata ingestibile e lo disse anche il capitano tanto che tre persone si gettarono in mare”.Le difese puntano sulla disperazione generale a bordo della Maersk, sull’obbligo e la rapidita’ di intervento e indicazione del place of safety e la garanzie delle condizioni di sicurezza, obblighi contenuti in convenzioni internazionali.

In merito al decreto di sequestro le difese eccepiscono sul reale legame dei materiali sequestrati rispetto alle finalita’ probatorie, chiedendo annullamento della misura per inefficacia non essendo stati forniti tutti gli atti e non essendovi indicazione esatta del materiale da sequestrate. Per la Procura e’ intervenuto il procuratore capo di Ragusa, Fabio D’Anna ha voluto sottolineare che in questa fase non si entra nel merito “ma oggetto del Riesame e’ la valutazione che gli elementi che il pm offre al Tribunale per la misura cautelare siano idonei a configurare l’ipotesi di reato allo stato degli atti”.

Ha alzato la voce il Pm, “scusandosi per lo sfogo” quando ha voluto ribadire che la “ong Mediterranea Saving Humans non e’ stata oggetto di alcuna perquisizione o indagine”. D’Anna ha ribadito l’anomalia dei fatti oggetto di indagine. “In questa vicenda lo stato italiano non e’ mai stato chiamato ne’ da Malta ne’ dalla Maersk ne’ dalla Mare Jonio se non dopo il trasbordo sulla nave italiana. Se ci sono anche i verbali della ministra Lamorgese che dicono che non avrebbe impedito lo sbarco di alcuna nave arrivata nei porti, che ritrosia poteva avere la Maersk a fare rotta in Italia?”. E poi aggiunge: “il comandante della Maersk chiede solo una verifica del welfare a bordo e non parla di una emergenza sanitaria che pare creata dagli indagati. Nel giornale di bordo 6 schede mediche con trattamento di paracetamolo, un antibiotico e soluzione salina”. La Procura chiede la conferma del sequestro; entro 5 giorni il pronunciamento.

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