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“LOTTA ALL’EVASIONE FISCALE: REALTA’, DISINFORMAZIONE, CATTIVE ABITUDINI”
02 Gen 2012 19:15
Il fenomeno dell’evasione fiscale in Italia: un argomento, oggi più che mai, sulla bocca di tutti. Un argomento su cui tutti hanno qualcosa da dire: politici, cittadini, giornalisti, commercialisti, esponenti della Amministrazione Finanziaria.
“Lotta all’evasione fiscale: realtà, disinformazione, cattive abitudini” è il tema di un interessante convegno tenutosi nel pomeriggio di ieri a Ragusa, presso l’auditorium S. Vincenzo Ferreri, con il patrocinio della Provincia Regionale, della CCIAA, del Comune di Ragusa, dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Ragusa e Modica e del Tavolo Provinciale dello sviluppo e del lavoro.
Dopo il saluto del Presidente della Provincia Regionale di Ragusa, on.le Franco Antoci, ha introdotto i lavori Angelo Firrito, dottore commercialista operante a Ragusa, nella sua qualità di presidente della Associazione For. Comm. (ente che ha nelle sue finalità istituzionali la formazione dei dottori commercialisti e degli esperti contabili).
Il dr. Firrito ha prioritariamente precisato l’obiettivo dell’incontro incentrato sul fornire un ampio e il più possibile oggettivo panorama, da un punto di vista squisitamente tecnico, maturato alla luce di esperienze professionali direttamente vissute sul territorio, su un fenomeno che assume la dimensione di problema sociale particolarmente sentito.
Nel lontano 1949 Ezio Vanoni scriveva: “Il fenomeno dell’evasione fiscale oggi si verifica su di una scala preoccupante e compromette un’equa distribuzione di carichi tributari. In una simile situazione la pressione tributaria diviene vessatoria e veramente insopportabile per gli onesti e per le categorie dei contribuenti che non possono sfuggire all’esatta determinazione dell’imposta per motivi tecnici”.
Da allora sembra non sia cambiato nulla e la frase appare di scottante attualità. L’evasione fiscale non diminuisce e, al contrario, si attiva con modalità sempre più sofisticate ed è fortemente incentivata dalla insostenibile crescita della pressione fiscale. La strada della caccia all’evasione è, così e purtroppo, lastricata di insufficienti successi e di molti, roboanti proclami, di sempre nuovi e onerosi adempimenti (che spesso si rivelano, a posteriori, inutili), di principi che, non essendo attuati in modo coerente, sono diventati puri luoghi comuni: “manette agli evasori”, “pagare tutti per pagare meno”, “meridione, culla dell’evasione fiscale”, “minore evasione, migliori servizi pubblici”.
La relazione del dr. Firrito ha poi fatto un excursus sulla cattiva, o quantomeno imprecisa, informazione diffusa da numerosi media e da apposite campagne e sulle “cattive abitudini” di tutti gli attori della evasione fiscale e della lotta alla stessa (contribuenti, legislatori, uffici finanziari, verificatori). Principali “cattive abitudini”, che costituiscono, spesso, un vero e proprio ostacolo alla crescita di una consapevole cultura anti-evasione e alla lotta alla evasione medesima, sono l’aspettativa di condoni e scudi, l’inefficienza della spesa pubblica, la concorrenza fiscale tra paesi e l’esistenza dei cosiddetti “paradisi fiscali”, la vessatoria insistenza, da parte della Agenzia delle Entrate, su accertamenti basati su aspetti formali con la conseguente richiesta di esose sanzioni, imposte e interessi anche in mancanza di un reale “danno erariale”, che, invece, dovrebbe essere al centro delle attività investigative.
Subito dopo l’introduzione del Dr. Firrito, ha preso la parola il dr. Daniele Manenti, presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Ragusa e Modica, la cui relazione ha toccato i vari aspetti del fenomeno, citando i risultati di alcuni sondaggi condotti fra gli italiani, gli studi condotti sul fenomeno da più parti (con risultati spesso contraddittori e non certamente attendibili), le fasce di contribuenti in cui è più alta la tendenza all’evasione, la pressione fiscale sulle diverse tipologie di redditi, le modalità di espletamento dei controlli, che non possono certo essere soggetti, principalmente, ad esigenze di budget. Una importante precisazione è stata poi operata dal dr. Manenti il quale ha ribadito gli orientamenti espressi in materia dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili e, in particolare, la considerazione che un fisco semplice e chiaro costituisce un elemento basilare per una efficace lotta all’evasione.
E’ intervenuto quindi il col. Francesco Fallica, comandante della Guardia di Finanza di Ragusa, che ha inizialmente descritto le diverse attività dell’Arma, che non sono solo limitate alle investigazioni sul fronte della lotta all’evasione fiscale, ma sono anche rivolte alle indagini rivolte ad arginare le truffe e le frodi nel campo dei fondi comunitari e delle agevolazioni di vario genere nonché sul fronte giudiziario in materia di reati di carattere economico. Con riguardo, poi, al tema del convegno, il col. Fallica ha dapprima contestato i dati di uno studio prima citato e criticato dal dr. Manenti, in base al quale la provincia di Ragusa risulta in testa a una lista di cosiddetta “infedeltà fiscale” e, con riguardo al delicato tema della selezione dei controlli da effettuare con le limitate risorse disponibili, ha chiaramente affermato che detta selezione viene effettuata in modo da variare i soggetti da verificare, secondo diversi criteri di settore di attività, modalità di espletamento della attività, livelli di redditività, potenziale di sospetta evasione. Il col. Fallica ha concluso sostenendo che una corretta ed efficace lotta all’evasione non può prescindere da apporti coerenti e corretti da parte di tutti gli attori in gioco: contribuenti, commercialisti, verificatori. L’invito finale del col. Fallica è stato quello di fare “squadra” per costruire un efficace baluardo contro l’evasione.
L’ultima ma essenziale relazione è stata affidata all’avvocato Alfonso Cannata, vice-presidente della Commissione Tributaria Provinciale di Ragusa. L’insostenibile livello del malcostume rappresentato dall’evasione fiscale, ha esordito l’illustre relatore, è indice di una vera e propria defaillance etica che pervade la nostra società. In questo quadro l’organizzazione della giustizia tributaria è assolutamente carente e inadeguata rispetto all’essenziale ruolo di garante dei diritti di Stato e contribuenti. Sarebbe necessario formare un numero idoneo di giudici tributari a tempo pieno, specializzati nella complessa materia fiscale e adeguatamente retribuiti. Le commissioni tributarie, invece, sono in massima parte affidate alla buona volontà e al sacrificio di giudici estratti, principalmente, tra le categorie dei magistrati e dei professionisti (principalmente avvocati) che, in numero assolutamente insufficiente e con compensi estremamente ridotti e insufficienti sono costretti a fronteggiare una imponente mole di contenzioso spesso caratterizzato, da parte degli Uffici accertatori, da caotiche e oscure motivazioni, anche supportate da capziose interpretazioni e, da parte dei contribuenti, da ambigue e non documentate argomentazioni rivolte a utilizzare tutti i possibili cavilli di un procedimento caratterizzato da estremo formalismo, il tutto in mancanza di mezzi istruttori efficaci, di cui la normativa del contenzioso tributario non consente di disporre. L’avv. Cannata ha infine concordato sul concetto di “danno erariale”, che deve essere alla base della procedura di accertamento e fatto presente che, spesso, purtroppo, la vigente legislazione non consente al giudice di disporre di mezzi giuridici chiari, efficaci, inoppugnabili.
Dopo l’intervento della d.ssa Giuseppina Potestà e di quello del dr. Antonio Grande, il quale ha posto in rilievo l’esigenza di destinare le risorse derivanti dalla caccia alla evasione alla riduzione della pressione fiscale, al fine di innescare un circolo virtuoso di incentivi efficaci alla compliance fiscale, il convegno si è chiuso con la sintesi del dr. Firrito, che, nel recepire pienamente lo spunto suggerito dal dr. Grande, ha sostenuto che una efficace lotta all’evasione trova robusti pilastri in una politica di controlli e accertamenti equi, selettivi, non capziosi né vessatori, e nella certezza di una giustizia tributaria rapida, competente ed efficiente.
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