L’OMBRA DELLA CRISI SULL’ENOLOGIA SICILIANA

Nonostante i buoni dati complessivamente registrati finora, era invitabile che il settore vitivinicolo siciliano dovesse risentire prima o poi delle conseguenze della crisi economica in atto. Le previsioni future, tutt’altro che rosee, hanno avuto come prima conseguenza una flessione drammatica degli investimenti. Si è verificato in alcuni casi anche un abbassamento dei prezzi, una diminuzione della produzione e una riduzione del personale impiegato.

Ovviamente questo è un quadro generale della situazione economica dell’Isola in materia enologica e, quindi, varia a seconda della zona. Se l’aumento incontrollato dei prezzi ha effettivamente coinvolto gran parte della produzione isolana, non si può dire lo stesso rispetto agli investimenti. Essi sono calati concretamente nel trapanese e nel palermitano, mentre hanno subito una crescita nel catanese e nel messinese.

La flessione nel trapanese e nel palermitano è dovuta anche a una forte speculazione che si è venuta a creare in Sicilia. Con il crescere dell’interesse per il vino siciliano si sono moltiplicate le aziende produttrici di vino. Da una parte si è andato ben oltre la reale richiesta del mercato; dall’altra molti produttori non sono stati capaci di uscire dall’anonimato, sia per politiche commerciali insufficienti, sia a causa dell’incredibile numero di concorrenti, sia per scelte agronomiche sbagliate. L’incredibile numero di produzione di vino isolano ha portato molte etichette al completo anonimato, da dove è possibile uscire solo se si possiede un prodotto effettivamente più che valido, o grazie a strategie di marketing, come nel caso del nero d’Avola, o all’abbattimento dei prezzi.

La crescita avutasi nel catanese e nel messinese è indubbiamente legata alle DOC Etna e Faro. Le due DOC siciliane,  assieme al Passito di Pantelleria, alla Malvasia delle Lipari e al Cerasuolo di Vittoria sono maggiormente legate al proprio territorio di produzione. Se è difficile, per esempio, distinguere un nero d’Avola prodotto nel netino da uno agrigentino, non si può dire lo stesso di un nerello mascalese prodotto, con un minimo d’accortezza, nell’etneo da uno prodotto in qualsiasi parte dell’Isola. È questo legame territoriale, che in francese si esprime con il termine terroir, a premiare questa parte della Sicilia. Diventa così abbastanza comprensibile la spaccatura avutasi tra i produttori vitivinicoli siciliani rispetto al sorgere della DOC Sicilia. Se per molti produttori questa può essere un fattore di accrescimento di valore qualitativo del proprio prodotto agli occhi del consumatore; per i produttori di vini di terroir, invece, è il rischio concreto di venire omologati con gli altri prodotti isolani. Tutti gli sforzi compiuti per far conoscere la propria particolarità territoriale sfumerebbero con la DOC Sicilia e la possibilità di aggiungere anche il nome della vecchia DOC di appartenenza non viene giudicata sufficiente.

Chi è un amante del frappato, per esempio, si sarà certamente accorto che i vini prodotti con il vitigno in questione coltivati nella zona della DOC Vittoria sono molto diversi da quelli coltivati in altre zone della Sicilia. Con l’avvento della DOC Sicilia si potrebbe non essere più in grado, prima dell’acquisto, di riconoscere la provenienza territoriale di coltivazione.

Dall’altro canto molti vedono nella DOC Sicilia un notevole aiuto per un incremento delle vendite all’estero. Il mercato estero diventa ormai sempre più il punto di riferimento a cui rivolgersi. Sebbene gli italiani consumino quasi esclusivamente vino italiano, è vero anche che il loro potere d’acquisto precipita vertiginosamente. In questo contesto è evidente che le cantine, anche quelle che al momento non hanno subito flessioni d’introiti, debbono mirare all’estero per poter superare la crisi attuale. La DOC Sicilia, sebbene non significherebbe un importante alzamento qualitativo del vino Sicilia, sarebbe sì un notevole innalzamento dell’immagine. Non vi sono dubbi che vende molto di più un vino etichettato come DOC rispetto a un IGT.

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