Libri, solitudini e labirinti al tempo della pandemia: incontro al Liceo Classico

La rubrica dello psicologo, a cura di Cesare Ammendola. 
“Houston …! Qui Ragusa …”

Con autentico interesse, ho accettato l’invito. Darò un contributo in seno all’ottava edizione di “Libriamoci, Giornate di lettura nelle scuole”, rivolta agli istituti scolastici di ogni ordine e grado, che si svolgerà anche quest’anno dal 15 al 20 novembre. Più precisamente, in occasione della manifestazione, il Liceo Classico “Umberto I” di Ragusa (scuola che ha dovuto subire le mie prime gesta di allievo prima e le mie incursioni in più corsi e convegni poi) organizza una performance di letture e riflessioni che si terrà presso Cava Gonfalone, luogo carico di memorie e fortemente suggestivo, da poco restituito alla fruizione dei ragusani.


L’obiettivo del progetto, promosso dal Ministero della Cultura (MiC), attraverso il Centro per il libro e la lettura e dal Ministero dell’Istruzione (MI) – Direzione generale per lo Studente, l’Inclusione e l’Orientamento scolastico, è da sempre quello di “catturare” nuovi lettori, stimolando gli studenti attraverso l’ascolto di pagine di prosa o di poesia, rendendoli protagonisti di letture ad alta voce. Gli allievi accompagnati dai loro insegnanti e stimolati, negli auspici, nella riflessione dal sottoscritto, parleranno di libri e lettura, libertà ed interiorità, di conoscenza di sé e della società, della lettura come fonte di “anticorpi cognitivi” contro il male di vivere.


Cava Gonfalone è un eccezionale sito di archeologia industriale, un labirinto psicologico che corre sotto la città, una enorme latomia scavata dall’uomo in cui si “racconta” la storia di Ragusa da una prospettiva inedita. Il risultato è un suggestivo spazio naturale che si estende per oltre 15 mila metri quadrati sotto la città e che diventa, per un giorno, teatro simbolico scelto per approfondire un tema complesso e quanto mai attuale: il labirinto dantesco della solitudine. Sul mito di Icaro o su quello del Minotauro si rifletterà; ai versi di Auden seguiranno le atmosfere ctonie e surreali di Borges, ci si addentrerà nei meandri indagati magistralmente dalle tante opere di Tolstoj e Dostoevskij.
La solitudine, infatti, presenta moltissime sfaccettature: ve ne sono di forzate, in genere imposte dalle circostanze della vita, quali la prigionia, gli handicap e la malattia, l’isolamento percettivo o l’abbandono di una persona cara. Vi sono poi solitudini volute e ricercate (e non meno che creative). Vi sono ancora solitudini imposte dalla società. Imprigionati dalle reti, aneliamo alla libertà, e per fuggire dai labirinti dell’anima l’unica soluzione resta in ultimo la volontà di guardarsi dentro e capirsi per rinascere e cominciare da capo, senza costrizioni e lacci interiori. 

 In quest’ottica di indagine la solitudine, quindi, non essendo solo disperazione, diviene speranza e forza, conquistata nel riconoscimento di una propria individualità, una prospettiva forte e condivisa per adolescenti che, ancora segnati dalle sofferenze della nostra lacerata contemporaneità, potrebbero forse trovare, anche in incontri come questo, spunti ideali capaci di fare germogliare a tratti emozioni vere, nel ridare valore al silenzio ma anche alle tante parole  significative ascoltate ed assimilate, consapevoli che entrare in un labirinto è facile ma, per uscirne è indispensabile fermarsi e saper pensare.
Il sapere di non essere soli (al mondo) faciliterà le scelte da compiere durante il percorso, permetterà  anche l’esplorazione libera del labirinto. Questa scelta risulterà la loro vera forza, un filo di Arianna, una sfida personale e anche una prospettiva didattica irrinunciabile per una scuola che vuole definirsi moderna.Il mio tentativo sarà anche quello di provocare una riflessione critica sul tema delle “nuove solitudini digitali”, nelle luci e ombre dei giardini a cui esse appartengono.

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