LETTERA APERTA A DON VITTORIO PIRILLO

Don Vittorio,
le scriviamo la presente per chiederLe scusa, in merito alla nostra parte di responsabilità, per  quanto accaduto domenica mattina nel sagrato della Basilica. É del tutto ovvio che non vi è nulla di personale nella diatriba tra noi sorta ma vorremmo comprendesse la rabbia per il fatto che sono passati ben nove anni da quando il problema è stato posto, senza che nessuna soluzione sia stata trovata.
Questo è un dato di fatto.
Tutto il resto sono “chiacchiere”, discussioni evitabili e fragilità umane. Nove anni, per chi vive una condizione di disabilità grave, purtroppo, a volte, può significare NON SOPRAVVIVERE alla soluzione del problema posto. Da qui qualche manifestazione di rabbia, dettata anche dall’impotenza, dalla frustrazione di vedere il luogo più accogliente per antonomasia NEGATO a chi è costretto a vivere in una carrozzina, ovvero, proprio a quegli “ULTIMI” che, in teoria evangelica, dovrebbero essere i “PRIMI” . Inutile nascondere che l’accessibilità della Basilica assume anche un grande valore simbolico: perché mai dovrebbero essere accessibili uno studio medico, un esercizio commerciale, un ufficio pubblico, se la Casa del Signore viene negata a chi non può usare le proprie gambe. E, attenzione, le sarà di certo arrivata la voce di qualche vecchina/o che evita di venire in chiesa perché, pur camminando, “proprio non ce la fa a salire le scale”. Uno scivolo ben fatto significherebbe, per tante persone, avere un accesso più semplice.
Quanti soldi vediamo spendere per “luminarie”, bombe, fuochi d’artificio… perché dovremmo accettare passivamente il fatto che non si riesce a risolvere un problema di accessibilità? Quando si stava sfaldando la volta della cupola, doverosamente, si sono trascorse nottate a fare riunioni, a cercare la soluzione per come reperire risorse finanziarie IMPORTANTI. Perché il diritto di una persona in difficoltà di assistere alla Santa Messa, di partecipare a delle cerimonie o di PREGARE, dovrebbe ottenere meno attenzioni? Molti non si spiegano perché intanto non si trovi una soluzione provvisoria, anche con una semplice passerella in legno, sul modello di quanto è accaduto al teatro comunale , ove da oltre dieci anni i disabili accedono, pur con uno scivolo  in legno precario e provvisorio.
Di questo volevamo parlare, con la giusta serenità, domenica mattina, ma ciò non è stato possibile per  la “rabbia” di cui sopra, unitasi alla scarsa elasticità mentale di alcuni “fedeli” accorsi in sua difesa (come se ce ne fosse stato di bisogno), che hanno finito per assumere, di fatto, il ruolo di provocatori, contribuendo a surriscaldare inutilmente gli animi.
Con questa nostra, comunque, veniamo a chiederle di riprendere la discussione laddove l’avevamo interrotta, invitandoci ad un incontro con una delegazione ristretta (2 – 3 persone con poca rabbia e  con elasticità mentale) in un luogo da Lei individuato, purché accessibile…
Tornando nuovamente a chiederle scusa per quanto avremo fatto di sbagliato, ma con la decisa convinzione di agire per una causa assolutamente giusta e di civiltà, la salutiamo e restiamo in attesa di un suo riscontro a breve.
Luca Genovese  (associazione Mo.V.I.S.)

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it