LENTAMENTE SICILIA

Mentre il pendolo tra il voto e non voto in queste ore oscillerà in maniera vorticosa, la Sicilia rimane lì, immobile, ad aspettare che quel carretto, carico di speranza, riparta. Ma ripartirà? «Sarà una terra bellissima?»

Il problema principale è che il Siciliano non crede più nel cambiamento, perché percepisce una lentezza paurosa e schiacciante, una stagnazione secolare, un peso storico enorme,una dimensione del non tempo.

È Vero siamo la regione della lentezza, basti pensare alla differenziata, alle ferrovie, ai servizi, alle industrie alla scuola ecc. Gli studenti del Sud sono considerati di seconda categoria, ma nessuno si interroga sulle vere ragioni: non ci sono input, non ci sono laboratori, non ci sono aule di informatica attrezzate, semmai c’è solo uno status sociale difficile, dove molti giovani si vedono costretti ad aiutare economicamente la famiglia e ridurre o annullare gli studi. Tutto ciò mentre alcuni fratelli italiani irridono delle nostre presunte incapacità, non considerando che una maggiore produttività proviene proprio da strutture adeguate.

L’ignoranza è una brutta bestia, si ricordi di quel leghista che tempo addietro inneggiava alla nostra distruzione con lo slogan « Forza Etna». Consiglierei di leggere “ I Terroni” di Pino Aprile per capire da dove e perché parta la questione meridionale. Il Regno delle due Sicilie era uno dei più prosperi, ma ecco che magicamente nei libri di storia non si tratta dei terribili stupri, razzie, tasse esorbitanti, morti, di cui i piemontesi si sono macchiati. È lì che è nato il brigante, è lì che il Sud e la nostra Sicilia hanno subito l’ennesima colonizzazione e depauperamento.

Vivere al Sud non è facile, proporzionalmente al lavoro che manca cresce il baronato, la difesa di quel posto sudato,conquistato, e così la lotta alla vita è spietatissima, ma i nostri giovani, i nostri prodotti, il nostro spirito sono amati ed invidiati da tutti: i Siciliani che credono hanno una marcia in più, proprio in relazione a quello che hanno vissuto e continuano a sopportare.

A Paolo Borsellino non piaceva Palermo e per questo la amava di più ed è convinto che« un giorno questa terra sarà bellissima!». Abbiamo bisogno di educatori, di gente come Borsellino, che credano in un futuro migliore e possibile per la Sicilia.

Nonostante la Provvidenza, l’imbarcazione dei Malavoglia sia naufragata il Siciliano è capace di rialzarsi e costruirne cento, industriarsi, inventare il lavoro, qualora non ci sia. E vi dirò altro, pur tuonando :nonostante la politica abbia toccato il fondo, non può più permettersi di sbagliare, dietro l’angolo c’è il pericolo della Grecia!

Siamo nell’epoca della crisi culturale, economica, sociale, dei valori, ma tutto come ogni evento umano passerà, basta credere e muoversi ugualmente senza perdere la speranza, poichè anche la più lunga della camminate inizia con un passo!

Si ringrazia Ambra Gurrieri per lo straordinaria collaborazione grafica.

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