L’EMPATIA, IL MIGLIORE STRUMENTO DI PACE

Ho abitato in tanti posti e così tanti diversi che faccio fatica a sceglierne uno quando devo dire di dove sono. Credo che uno sia del posto in cui gli vogliono bene. Osvaldo Soriano.

Empatia viene dal greco “en – pathos” e significa dentro il sentimento. Indica l’incontro emotivo con l’altro, la capacità di mettersi nei suoi panni per riconoscerlo e comprenderlo.

Come si riconoscono gli altri? Occorre leggere fra le righe, captare le spie emozionali, cogliere i segnali non verbali che indicano uno stato d’animo, intuire il valore che un evento riveste per l’altro senza lasciarsi guidare dai propri schemi di riferimento. La capacità di comprendere il prossimo è una dote di autentica umanità, significa pensare, sentire, vedere come egli stesso farebbe.

Darwin ci insegna che le emozioni innate sono sei (rabbia, tristezza, felicità, disgusto, paura, sorpresa) e sono innate proprio perché le ritroviamo invariate in diverse culture e civiltà e in primati non umani o in altri animali. Ad esempio il riso è molto simile nell’uomo e nello scimpanzè e testimonia un’origine comune fra le due specie. Darwin oltre a descrive il valore adattativo delle emozioni, le interpreta in termini di utilità, di comunicazione.

L’empatia è esente da critiche, giudizi o valutazioni di alcun genere dell’altro; non è strumento di giudizio ma condivisione di sentimenti ed emozioni. Non c’è giusto e non c’è sbagliato, non vengono introdotte direttive e il fulcro dell’attenzione è esclusivamente l’esperienza emotiva interiore.

Esperimenti recenti hanno permesso di estendere ulteriormente il concetto di empatia allargandolo anche alla capacità di percepire il dolore fisico delle altre persone. Questo studio ha messo in luce che la capacità di “sentire” il dolore fisico degli altri avviene nelle stesse aree del cervello utilizzate per elaborare il dolore percepito personalmente. Un fenomeno di questo genere lo ritroviamo di solito nella relazione tra madre e figlio.

E’ bene a questo punto specificare che l’empatia non fa riferimento esclusivamente ad esperienze e sentimenti di tipo doloroso; essere empatici significa saper condividere con un’altra persona qualsiasi tipo di vissuto, positivo o negativo che sia. Inoltre è importante anche descrivere la differenza tra compassione ed empatia, dove per compassione si intende la capacità di provare pena per una persona, anche in assenza di un legame emotivo.

Nel processo empatico sono coinvolti secondo le neuroscienze i neuroni specchio, i “meccanismi della comprensione degli stati emotivi degli altri”, in grado di codificare l’esperienza sensoriale in termini di emozioni. Quindi, l’osservazione di un volto ad esempio sorridente, che esprime quindi un’emozione, attiva i neuroni specchio che si trovano localizzati nella corteccia premotoria, permettendoci il processo di empatia, di avvicinamento all’altro.

Nel 2012 da Li Vigni sull’empatia è stato detto qualcosa secondo me di particolarmente importante e suggestivo: “L’empatia è forse una strategia evolutiva per la sopravvivenza, utile a istituire legami più saldi all’interno di un gruppo o a mettere in guardia da un pericolo? Forse”.

E’ chiaro che l’empatia è una preziosa abilità sociale e potente strumento di gestione dei rapporti interpersonali, capacità di comprenderSI e comprenderTI a cui dovremmo addestrarci tutti almeno un’ora al giorno.

 

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