LEGALITA’ E RIFORMA RAI

Il Governo Monti è nato per far fronte all’emergenza finanziaria del paese, imponendo subito misure di lacrime e sangue, e trascinando la maggior parte degli italiani in un tunnel dal quale non si intravede ancora, e chissà per quanti anni ancora, la via d’uscita.

Sul piano dell’ormai mitico  spread, i primi risultati sono incoraggianti, e notevole  comincia ad essere il risparmio per le casse dello Stato, quantificabile in diversi miliardi di Euro.

Adesso si parla in modo insistente di riforma del mercato del lavoro e di crescita. Ma in parallelo e a monte, Il Governo dei tecnici dovrà tentare di avviare la vera riforma, anche a  rischio di rompere questa spuria e fragile maggioranza che lo sostiene. E chi vorrà farlo fuori, se ne assumerà le responsabilità, che i cittadini/ elettori sapranno ( o almeno si spera ) far valere nelle opportune sedi che offre loro la democrazia.

C’è  una  EMERGENZA primaria   in Italia che si chiama  LEGALITA’, la cui mancata soluzione   rende impossibile affrontare tutte le altre urgenze, dal debito pubblico all’occupazione, dal fisco allo sviluppo, dalle grandi opere alla sicurezza e al welfare. La legalità è il “primo valore “ che dovrebbe guidare l’azione dei politici e dei cittadini, ma che per troppo tempo  è stato rimosso  dalla coscienza collettiva e individuale, alimentando il mito della furbizia e della devianza come elemento fondante del vivere civile.

Il tema della “ legalità fra l’altro è stato assente, oltre che nell’azione dei vari Governi, anche nel dibattito sui media, in qualche caso spudoratamente vicini e organici al potere  da avere la faccia tosta di nascondere o mistificare tante verità.

Il Capo dello Stato ammonisce che evasione fiscale e corruzione sono pratiche intollerabili, ma sono vent’anni che lo sentiamo ripetere,  rischia di essere una giaculatoria se alle parole non seguono immediatamente i fatti. Sul piano della riforma del mercato del lavoro, Il governo Monti  vorrebbe giustamente una maggiore  flessibilità , ma ci si chiede se sussistano  le condizioni culturali che ne impediscano l’abuso: un diffuso senso dello Stato e della legalità, appunto. Ora si parla di “crescita”, dunque di opere pubbliche, di incentivi, di liberalizzazioni e privatizzazioni, ma un chilometro di ferrovia o di autostrada costa in Italia due o tre o quattro volte più che in Francia o Germania: il costo della mancata legalità. E in passato ogni bene pubblico è stato svenduto, coniugando impoverimento dello Stato, nuove inefficienze, indecenti arricchimenti di amici degli amici.

Sul fronte dei privati, se l’evasione è un metodo costantemente seguito, bisogna in qualche modo intervenire, per iniettare in dosi massicce la cultura della legalità, che corrisponde anche ad un   concetto essenzialmente economico.  Recentemente gli inviati delle “Iene “ hanno svelato in modo documentato gli scellerati patti fra alcuni medici di base e farmacie conniventi, per il rilascio di ricette fasulle a fronte di un introito illegale di 2/3 mila euro al mese per ciascuno di loro , ma danni  complessivi gravissimi al bilancio della sanità pubblica. Cioè  si ruba impunemente  denaro pubblico, mentre si tagliano i posti letto negli ospedali. Fenomeno di malcostume raccapricciante, che si aggiunge a tanti altri.  Cadono le braccia, e si si viene colti da un sentimento di pervasivo pessimismo sulle sorti future del sistema paese. Ma occorre reagire, determinando e auspicando le condizioni per comportamenti maggiormente virtuosi per i cittadini e le Istituzioni nel suo complesso.

Anche  sul fronte dei provvedimenti volti a rispettare “l’equità”, tutto diventa inutile se non si affronta e non si mette mano a una vera e propria “rivoluzione della legalità”. Sono due facce della stessa medaglia, esattamente come giustizia e libertà. La rivoluzione della legalità oltretutto, è l’unica riforma a costo zero. Anzi, a introito sicuro, progressivo, ciclopico. Tra evasione, corruzione, mafie, ogni anno vengono sottratte ricchezze equivalenti a cinque o dieci manovre “lacrime e sangue”.E in questi vent’anni , dall’esplosione del caso Chiesa e dalla nascita di  “Mani Pulite” , la politica ha fatto di tutto per favorire i “mariuoli” anziché la legalità, portando  l’Italia sul lastrico. Ed allora, se il  governo Monti vuole essere credibile, ed evitare la sacrosanta rabbia del “Terzo Stato” che monta, ha una strada maestra obbligata : abrogazione delle leggi ad personam, manette a evasori e per falso in bilancio e ostruzione di giustizia, severità con la corruzione fra privati, solo per una prima esemplificazione di atti necessari .  La legalità presa sul serio insomma, e non con pannicelli caldi o proclami ipocriti di falsi imbonitori che provocano mal di pancia solo a vederli nei primi piani Tv, prima di mal sopportarli  con tutto il carico di sciocchezze di cui sono capaci.

 

Riforma Rai. E’ evidente che  e’  improcastinabile, e che bisogna fare di tutto per ridurre il peso non tanto dei partiti, ma delle aggregazioni  oligarchiche che li governano.

E’ assolutamente necessaria  una “ governance “ che rispetti  il criterio della “legalità” ( il tema è sempre ricorrente) e di una maggiore trasparenza. Troppi sono i buchi e i sospetti che da decenni, ma soprattutto nell’ultimo periodo, avvelenano la gestione della Rai . Posto che il valore di servizio pubblico è sacrosanto ed intangibile, forse sarebbe meglio ( ma è una semplice provocazione ) una Rai privata che un apparato alla mercè di scorribande affaristiche legati a fazioni politiche e intrecci di diabolico potere, a volte dal vago sapore malavitoso.

Male fanno quelle forze politiche che mettono i paletti o qualche bastone fra le ruote di un Governo chiamato comunque a riformare profondamente un paese legato e da mille lacci e laccioli  . Una rivoluzione della legalità va applicata anche al campo della gestione della Rai, intesa sempre come servizio pubblico, premessa per una  maggiore crescita della democrazia del nostro paese.

E siccome il tasso di legalità dei partiti ( in alcuni soprattutto ) è ai minimi termini storici, non è insensato chiedere  loro un passo indietro , per un governo della Rai che sia nelle mani di pochi tecnocrati di spiccate virtu’ morali e conclamate competenze.

Spiace che alcuni esponenti, megafono di interessi  particolari di qualche potente, con belle facce di bronzo si affannino sui media  a intimare al Governo di non mettere le mani  sul riordino della Rai. E’ un problema la cui soluzione non può essere rimandata, e bene farà Monti con la sua squadra ad essere fermo e determinato nella sua volontà riformatrice. Ne va della conferma della credibilità che si è conquistato il Suo Governo, sia pure tra mille e giustificati malumori di quella stragrande maggioranza degli italiani che sopravvive con poco, assistendo alla ripugnante volontà di pochi di mantenere privilegi ingiusti ed insopportabili

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it