L’editore Ciancio assolto dall’accusa di mafia: il fatto non sussiste

L’imprenditore ed editore Mario Ciancio Sanfilippo è stato assolto nel processo per concorso esterno in rapporti con esponenti di spicco di Cosa Nostra etnea, della famiglia Santapaola-Ercolano. La sentenza è stata emessa dalla prima sezione penale del Tribunale di Catania, che ha dichiarato l’assoluzione “perché il fatto non sussiste”. La Procura aveva inizialmente chiesto la condanna a 12 anni e la confisca dei beni che erano stati dissequestrati.

IL PROCESSO

Il processo era iniziato nel 2017 e l’accusa riguardava presunti legami dell’imprenditore con esponenti di Cosa Nostra etnea. Questa ipotesi è stata costantemente contestata dall’imprenditore e dai suoi legali. In una fase iniziale dell’inchiesta, la Procura aveva richiesto l’archiviazione, ma la decisione era stata respinta dal giudice per le indagini preliminari (gup), che aveva ordinato ulteriori indagini. Successivamente, un altro gup aveva rigettato la richiesta di rinvio a giudizio presentata dalla Procura e aveva disposto l’archiviazione dell’inchiesta. Tuttavia, questa decisione era stata annullata dalla Cassazione, che aveva ordinato il rinvio a giudizio dell’imprenditore ed editore.

Nel corso della stessa inchiesta, il dissequestro dei beni di Ciancio Sanfilippo, stimati in 150 milioni di euro, è diventato definitivo il 22 gennaio 2022. La Corte d’appello di Catania aveva disposto il dissequestro, compreso il gruppo editoriale dell’imprenditore. Nella requisitoria, la Procura aveva chiesto la confisca di tali beni, che erano stati sequestrati nel settembre 2018.

Nel procedimento, si erano costituite quattro parti civili: i fratelli del commissario Beppe Montana, l’Ordine dei giornalisti di Sicilia, l’associazione Libera e il Comune di Catania.

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