Le stoccate del sottosegretario Delmastro a Cassì e la dialettica politica si infiamma

Chiusa la parte istituzionale in cui il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro ha completato oggi la visita anche al carcere di Ragusa, si inaspriscono i toni da campagna elettorale. E non si lesinano critiche al sindaco uscente Peppe Cassì.

Delmastro dopo avere evidenziato gli 84 milioni di euro stanziati in Finanziaria nazionale per nuovi padiglioni di edilizia penitenziaria e avere sottolineato che entro la fine dell’anno ci sarà qualche migliaio di nuovi agenti penitenziari in servizio, non ha risparmiato dardi infuocati al sindaco di Ragusa, Peppe Cassì, prima sulla questione di Palazzo Tumino che si punta a fare diventare cittadella della Giustizia, trasferendo gli uffici del Tribunale – “è un progetto ambizioso, non capisco perché non sia stato inserito nel Pnrr, aveva le caratteristiche perfette era un’occasione importante. Ci lavoreremo con risorse dello Stato perché il governo Meloni non intende arretrare nel campo della giustizia soprattutto quando Giustizia significa contrasto frontale alla criminalità organizzata” – e poi sulla coalizione che sostiene il sindaco uscente. Ne ha avute per tutti il sottosegretario esponente di Fratelli d’Italia, dal Pd ai grillini, parlando di temi nazionali sulla cui scia ha legato la questione delle Amministrative di Ragusa.

DELMASTRO NON RISPARMIA CRITICHE

Nè con i grillini né con il Pd, argomenta Delmastro citando i temi politicamente divisivi, per poi arrivare a Cassì: “A Ragusa c’è idea del gattopardismo dove tutto si mischia…Un sindaco eletto con il centro destra vergognosamente si candida con esponenti del Pd e che pure nascondono il simbolo perché hanno capito che quello che gli italiani non vogliono più fare, è quello di votare il Pd. Si nascondono dietro il civismo, sappiamo però che sono tutti esponenti del centro sinistra”. Poi un attacco su Palazzo Tumino: “Era risposta essenziale alla Giustizia – ha detto Delmastro – e doveva essere messo nel Pnrr, qualunque amministrazione seria lo avrebbe inserito, indicato e preteso; ma l’amministrazione comunale è evidentemente era paralizzata nel tentativo delle continue e costanti mediazioni al ribasso. Quando vogliamo governare siamo capaci di mettere in campo liberi professionisti che vengono dalla società civile – dice facendo riferimento al candidato di centrodestra, Giovanni Cultrera – a cui chiediamo solo aderenza programmatica a valori, programmi, alle idee, ai principi e ai valori del centro destra.

Potevamo entrare nelle lista di Cassì, con de Luca che almeno la faccia ce la mette, e con il Pd che si nasconde?”. Il sottosegretario garantisce che smessi i panni istituzionali, “verrò con voi a fare campagna elettorale palmo per palmo in una città bloccata dall’immobilismo determinato dal fatto che qua si governa con deviazioni a ribasso, e le energie vengono spese per vedere come tenere unite coalizioni rabberciate piuttosto che avere una coalizione compatta come quella del centrodestra. Esiste un altro modo di fare politica – dice nel corso di quella che doveva essere una conferenza stampa ma che è stata invece un incontro con iscritti e simpatizzanti – ed è quello di chi si presenta coi simboli, ed ha un candidato civico per davvero. Non è la politica di un finto civico – dice riferendosi al sindaco uscente di Ragusa -, talmente consumato dalla politica che prima vince con il centrodestra, nel cammin di sua vita incontra il centrosinistra, se lo imbarca e poi ci si nascondendo dietro. Quelle sono coalizioni che non hanno nulla da tenere unito, tranne il cemento del potere”.

L’esponente del Governo cita poi i provvedimenti nazionali assunti per aziende, famiglie, in campo energetico e dei lavori pubblici: “Lo abbiamo potuto fare perché c’è un governo con Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega con con obiettivi chiari e senza tempo da perdere; nella nostra pancia non abbiamo elementi di centrosinistra portatori di altra cultura, da rispettare ma altra. Non abbiamo necessità dei ‘governi Cassì’ dove tutti stanno dentro e non è importante governare le dinamiche territoriali ma governare il potere del palazzo”. E a due mesi scarsi dal voto, la dialettica si scalda. 

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