Le procedure burocratiche bloccano l’attività dei tirocinanti siciliani

Da diverse settimane, una moltitudine di neolaureati e disoccupati giovani e meno giovani siciliani, i quali con speranza attendevano la liquidazione delle indennità loro spettanti in merito ai vari percorsi di tirocini obbligatori e non, vedono però deluse le proprie aspettative a causa di una macchina burocratica che si dimostra purtroppo caotica e disorganizzata. Nel perdurare dell’inerzia della Regione Siciliana, alcuni ragazzi hanno preso l’iniziativa di stendere e sottoporre all’attenzione di tutte le parti interessate, una lettera aperta, al fine di ricevere chiarezza in merito allo stadio delle pratiche riguardanti gli Avvisi 20/2018 e 22/2018, di seguito il testo della lettera scritta dai tirocinanti Chiara Rizzone (socia attiva dell’Associazione CreAzione Giovane ) e Marco Carone ( Presidente dell’Associazione Articolo 21), condivisa e sottoscritta dai ragazzi della categoria coinvolta:

“…E AI TIROCINANTI SICILIANI CHI CI PENSA??

(Lettera aperta alla Regione Sicilia)

Come abbiamo potuto constatare in questo strano e per certi versi unico periodo storico caratterizzato da una violenta crisi sanitaria ma anche economica, amministrativa e sociale, i nodi trascinati da anni rispetto ad alcuni aspetti della gestione della res pubblica sono venuti a galla più dirompenti che mai, stringendo la gola di chi già prima faceva fatica a respirare. Ecco che nel novero dei soggetti da ascrivere alle categorie professionali penalizzate dall’emergenza COVID- 19 rientrano di certo i tirocinanti siciliani. Il quadro che verrà di seguito brevemente riportato, dà la misura di quanto, i giovani lavoratori e neolaureati in Sicilia, siano abbandonati a sé stessi ed al contempo lascia emergere l’idea di quanto la burocrazia amministrativa sia diventata sempre più asfissiante ed elefantiaca. La storia è alquanto contorta ma con un po’ di pazienza e attenzione è possibile venirne a capo. Tutto ha inizio con la pubblicazione dei bandi regionali “Avviso 20/2018” e “Avviso 22/2018” con la pubblicazione dei quali la Regione Sicilia, e per essa l’Assessorato regionale della famiglia, delle politiche sociali e del lavoro, quale competente in materia, ha dato, o avrebbe così dovuto dare, una risposta seria e non più posticipabile, al problema gravemente posto dalle condizioni di precarietà occupazionale e sfruttamento economico di molti giovani siciliani neolaureati e non. Come? Mediante l’attivazione di un piano di finanziamento di matrice europea meglio conosciuto come “Fondo Sociale Europeo (FSE)”, messo a disposizione degli studi professionali ed altre categorie di datori di lavoro individuali e non, ed a beneficio dei giovani e meno giovani inoccupati, disoccupati e neolaureati. Questi ultimi dunque finalmente si sarebbero visti riconoscere un dignitoso compenso economico, quantificato nell’ottica di un giusto equilibro tra quanto il soggetto riceve dal proprio datore di lavoro, vale a dire la propria formazione, e quanto lo stesso dà allo stesso in termini di prestazione lavorativa. Insomma, una boccata d'ossigeno, considerando che la consuetudine, purtroppo, nel nostro territorio è stata quella di pratica/tirocini/ stage svolti dai giovani senza retribuzione e si sottolinea che proprio a causa di questa deprimente “tradizione” nasce il piano di finanziamento di cui qui si discute. Più in dettaglio con l’Avviso 20/2018, si legge nel bando: “La Regione Siciliana intende attivare, un’azione di sostegno alla formazione professionale e all’inserimento nel mondo del lavoro di giovani professionisti, attraverso la concessione di indennità di partecipazione per lo svolgimento di tirocini obbligatori e non obbligatori nell’ambito delle professioni ordinistiche”. Con l’Avviso 22/2018, invece, “La Regione intende proseguire l’esperienza dei tirocini extracurriculari ampliando la platea dei destinatari ai siciliani che non hanno accesso al Programma nazionale garanzia giovani” In sostanza in tale ultimo programma non sarebbero stati coinvolti solo i c.d. giovani NEET (not in education, employment or training) ma anche coloro che avessero un’età più elevata, come prescritto dal bando. L’importanza di tale operazione di politica e sociale del lavoro è altresì testimoniata dalle ingenti risorse economiche messe in campo per finanziare:

– € 15.000.000,00 (quindici milioni di euro) destinati ai beneficiari dell’Avviso 20/2018” e suddivisi in tre

tranches da € 5.000.000,00 e spalmati equamente su tre fasce temporali in base all’ordine cronologico di

adesione al bando;

– € 30.000.000,00 (trenta milioni di euro) destinati ai beneficiari del “Avviso 22/2018” suddivisi anch’essi in

tre tranches ma distribuiti in base a un preciso criterio di priorità di investimento:

a. 10.000.000,00 (dieci milioni di euro) rivolti a “giovani disoccupati inattivi, in cerca di prima occupazione”;

b. 10.000.000,00 (dieci milioni di euro) rivolti a “adulti inoccupati e/o disoccupati”;

c. 5.000.000,00 (cinque milioni di euro) rivolti a “giovani e adulti inoccupati e/o disoccupati”.

L’iniziativa, come si può ben immaginare, è stata accolta con vivo entusiasmo da parte dei tirocinanti, dei titolari di studi professionali e comunque dei datori di lavoro di tutta la Regione: una valanga di richieste di adesione, infatti, ha raggiunto il Dipartimento del Lavoro che, ovviamente, è andata a copertura totale dei fondi messi a disposizione dai rispettivi bandi. Fin qui tutto regolare, se non fosse che le speranze, la fiducia e gli entusiasmi iniziali, si sono gradualmente sopiti sotto il caos di una vera e propria babele di adempimenti burocratici che ha assunto contorni a dir poco kafkiani: un fiume in piena di allegati, comunicazioni e documenti di ogni tipo da inviare compilati e spesso firmati digitalmente, coperture assicurative (INAIL/RCT), fogli firme, relazioni bimestrali, appuntamenti continui presso le rispettive filiali dei dipartimenti del lavoro, nomina del cosiddetto AREO: figura esterna incaricata all’assistenza delle operazioni telematiche di caricamento dei vari documenti attestanti l’attività svolta dal tirocinante e così via sino a formare un tessuto farraginoso e scoraggiante (non pochi sono infatti quelli che si sono visti costretti a rinunciare). Del resto ricostruire ogni singola tappa che ha scandito l’intera procedura amministrativa riservata ai suddetti bandi sarebbe per un verso, un’operazione estenuante, in considerazione della mole di adempimenti richiesti dalla Regione e per altro verso, noiosa per chi legge; d’altro canto l’animo di questa lettera è indirizzato esclusivamente a creare spunti di riflessione e momenti di leale collaborazione, e non quello di semplicemente e retoricamente denunciare l’appesantimento burocratico che caratterizza endemicamente la Pubblica Amministrazione, a tutti i livelli. Ma proseguiamo. Nonostante il quadro sopra descritto, i tirocinanti siciliani hanno continuato a lavorare con solerzia presso i propri posti di lavoro e ad adempiere diligentemente a quanto chiesto dal Dipartimento del lavoro, senza ricevere alcuna liquidazione d’indennità. Ad oggi infatti solo una percentuale esigua dei partecipanti e assegnatari dei finanziamenti, si sono visti effettivamente liquidare gli importi sperati a titolo d’ indennità, senza sottacere la circostanza che la maggior parte di questi “fortunati”, si è visto accreditare quanto spettante, in un momento in cui il rispettivo periodo di tirocinio era già venuto a conclusione, con la conseguenza oggettiva e verificabile, che nessuno dei beneficiari ha ricevuto alcunché, in corso di tirocinio, a fronte della propria prestazione lavorativa/professionale. In altri termini l’obiettivo di incentivare e

sostenere nella formazione professionale i giovani che si immettono in un mercato del lavoro spesso

spietato e demotivante, può a gran voce dirsi fallito. Siamo perfettamente coscienti che l’approccio con queste tipologie di finanziamenti sconta la caratteristica tipica della “prima esperienza”, nel panorama dell’amministrazione territoriale e dunque che, come ogni prima esperienza, si sbaglia, si apprende passo per passo, tutti insieme Amministrazione e tirocinanti, al fine di perfezionarsi strada facendo. Ed è per questo che in questa sede si ci vuole limitare a portare alla luce, nella speranza di riuscire a trovare una soluzione quanto più possibile costruttiva per tutti, una situazione che crea forte preoccupazione ai tirocinanti siciliani e che è venuta in essere in occasione della pandemia epistemologica che ha colpito il nostro paese ed il mondo intero. Ebbene, a seguito dell’emergenza epidemiologica e dei relativi DPCM contenenti le misure restrittive e di contrasto al COVID-19, il Dipartimento Regionale del Lavoro ha diramato una pioggia di ulteriori allegati e circolari in contraddittorie non solo tra loro ma anche rispetto alla reale situazione lavorativa/formativa che ha interessato i tirocinanti negli ultimi tempi. Tale complesso di comunicazioni e adempimenti hanno letteralmente gettato nel panico tutti, incendiando le polemiche dei tirocinanti già abbondantemente provati. Ecco quale è stata la fenomenologia delle statuizioni dell’Autorità amministrativa: – 10 marzo 2020: Il Dipartimento del lavoro comunicava che i datori di lavoro avrebbero dovuto stabilire il periodo di sospensione, comunque obbligatoriamente imposto, delle attività dei tirocinanti e pertanto la data di conclusione originariamente prevista per il tirocinio sarebbe stata automaticamente prorogata per il numero di giorni corrispondenti alla sospensione. A tal proposito veniva ulteriormente prevista, quale condizione necessaria per la validità della proroga, l’estensione delle coperture assicurative INAIL e RCT;

– 18 marzo 2020 (8 giorni dopo): sempre tramite circolare del suddetto Dipartimento veniva fissato arbitrariamente, il termine di sospensione di tutti i tirocini al 3 aprile 2020 e che la sospensione sarebbe stata automatica senza l’obbligo della comunicazione come da precedente comunicato;

– 13 maggio 2020: viene disposto che i tirocini possono ripartire dal 18 maggio e che il riavvio avrebbe dovuto essere comunicato tramite il caricamento, su un portale ad hoc, di ben 7 allegati compilati, firmati digitalmente e inviati entro 5 giorni lavorativi dalla comunicazione stessa. Venivano altresì previsti, in aggiunta agli obblighi già stabiliti dal bando e a pena di mancato riconoscimento dell’indennità di frequenza, una serie di adempimenti specifici per il monitoraggio dell’attività a distanza: ulteriori fogli firme, relazioni bimestrali separate, rendicontazione di attività e obiettivi. Il tutto fermo restando il prolungamento delle coperture assicurative;

– 18 maggio 2020 (5 giorni dopo): veniva comunicato che gli adempimenti previsti dalla precedente comunicazione (13 maggio 2020) avrebbero mantenuto validità solo per coloro i cui datori di lavoro prescrivevano la continuazione dello svolgimento delle attività di tirocinio con modalità da remoto (“c.d. smartworking”), o che si sarebbero risolti a posticipare il tirocinio medesimo per un ulteriore periodo. Fermo restando il prolungamento del tirocinio, ai fini del recupero del periodo di sospensione imposto e specularmente la copertura assicurativa INAIL sino al completamento dei mesi necessari ai fini del finanziamento in oggetto.

Orbene, da questo quadro frammentato e caotico emergono diverse discrasie tra quanto l’amministrazione si è risolta ad imporre e quanto effettivamente avvenuto nel quadro del percorso formativo e professionale dei tirocinanti, causativo di non poca frustrazione oltre ai disagi ed alla sofferenza già vissuti, a fronte di un periodo di crisi mondiale e nazionale, sanitaria ma anche economica, ed il dato oggettivo di non ricevere né mai aver ricevuto, alcunché in cambio della propria prestazione diversamente da quanto fortemente sperato da tutti noi.

Ma non solo. La frustrazione di svolgere un tirocinio completamente gratis si è sommato alle ansie e all’ulteriore lavoro di invio di documenti che hanno richiesto non poca attenzione. In altri termini non solo il tirocinante si trovava ad entrare per la prima volta nel mondo del lavoro, pur senza alcuna retribuzione, ma contestualmente doveva preoccuparsi di sfilare la matassa di tutti gli adempimenti richiesti per vedersi riconosciuta un’indennità e questo anche in un periodo in cui il distanziamento sociale imposto a livello nazionale nonché l’incertezza su quando si sarebbe tornati alla normalità, rendeva pressoché impossibile per il tirocinante procedere e pianificare l’invio, previa sottoscrizione del proprio datore di lavoro, della mola di documenti di nuovo conio. A titolo esemplificativo, si portano all’attenzione le seguenti circostante e osservazioni venutasi a originare:

a. la contraddittorietà delle circolari in relazione agli adempimenti da svolgere ha comportato una perdita di tempo e di energia per i tirocinanti che prontamente hanno provveduto per due volte all’invio di una documentazione che alla luce delle comunicazioni successive si è rivelata inutile, il tutto a distanza dal proprio luogo di lavoro e dai propri tutors/soggetti, ospitanti per utilizzare la terminologia degli avvisi di cui si discute;

b. tutte le suddette circolari, nonostante prevedessero delle scadenze sono state caricate semplicemente sulla piattaforma web istituzionale della Regione e non inviate personalmente a mezzo p.e.c. o quanto meno tramite posta elettronica semplice, comportando per alcuni dei tirocinanti la scadenza dei termini, le cui conseguenze sono ancora poco chiare;

c. la quasi totalità dei tirocinanti e per essi i rispettivi datori di lavoro pur continuando a svolgere la propria prestazione in remoto, si vedranno costretti a dichiarare di riprendere un tirocinio che in realtà non ha mai sofferto soluzione di continuità.

Adesso, volendo soprassedere sull’aspetto delle numerose comunicazioni uscite nel giro di pochi giorni, che nel caso di specie dipendono dai tempi ristretti nei quali la stessa Regione ha dovuto elaborare ed emanare misure di contrasto all’emergenza, quello che qui sembra inammissibile è il prolungamento tout court di tutte le attività di tirocinio per i motivi appresso indicati:

– In primis, appare inaccettabile, perché non corrispondente a verità, che coloro i quali hanno lavorato da remoto, se è del caso anche più intensamente e a condizioni maggiormente stressanti, considerato lo stato di permanenza in casa, non vedano riconosciuta l’indennità per ben 2 mesi vanificando ad ogni effetto i loro sacrifici.

– Secondariamente, dal momento che, come previsto dal bando, il periodo massimo finanziabile è di 12 mesi decorrenti dal momento dell’approvazione della graduatoria definitiva e comunque per un periodo minimo di 6 mesi, alcuni tirocinanti rischiano di perdere l’intero finanziamento proprio a causa dei 2 mesi di sospensione che non gli farebbero maturare i predetti sei mesi validi per accedere al minimo periodo finanziabile.

Questo perché è assiologicamente evidente che: se il periodo di tirocinio si è svolto in continuazione durante i mesi di marzo e aprile, seppure in modalità diverse; se lo stesso tirocinio ha termine naturale di scadenza nell’arco dei suddetti mesi o anche subito dopo ma comunque prima che lo stesso possa recuperare il tempo della sospensione, allora logica vuole che quel tirocinio non potrà essere finanziato. Semplificando il concetto e per fare un esempio pratico: se Caio tirocinante finanziato a partire dal 20.09.2019 data di uscita dell’ultima graduatoria definitiva dell’avviso 20/2018; si vede interrompere il tirocinio ai soli fini del finanziamento in data 10.03.2020 , continua tuttavia a lavorare in remoto ed il termine di scadenza dello stesso tirocinio è previsto alla data del 20.04.2020, data in cui Caio comunque concluderà il rapporto di pratica, perchè ad esempio appartiene ad un ordine professionale che non ne ha prescritto l’interruzione, ecco che Caio ha perso la totalità del finanziamento, non arrivando ad accumulare seppur per poco, i sei mesi di minimo finanziabile ( a fronte probabilmente del diritto ad un periodo finanziabile in realtà ben più ampio, ma decurtato dai ritardi delle graduatorie definitive).

– In terzo luogo, come si è più volte già detto, la proroga dei tirocini in avanti di 2 mesi rispetto alla loro scadenza originariamente prevista, comporta come condizione necessaria per non perdere il finanziamento, il prolungamento delle polizze assicurative (RCT/INAIL) con la duplice conseguenza, non solo di un sacrificio economico ulteriore ed ingiustificato, ma anche di una non secondaria difficoltà di carattere tecnico: infatti alcune compagnie assicurative dovrebbero annullare la precedente polizza e riemetterne una nuova, oppure provvedere ad un rinnovo di quella già stipulata ed in maniera automatica che consentirebbe la continuità della copertura assicurativa al tirocinante alla scadenza della stessa. La conseguenza comunque in entrambi i casi è anche qui di solare evidenza: se si vuole beneficiare dell’indennità di cui ai bandi bisogna proseguire il tirocinio anche se è scaduto ed i datori di lavoro dovrebbero pagare l’importo assicurativo ulteriore per un prolungamento astrattamente e acriticamente statuito dalla Regione ma che in ipotesi non vi sarà!

Tale ultima circostanza costituisce dunque un altro attacco alla sfera personale del singolo tirocinante il cui tirocinio, in particolare se obbligatorio, non è materialmente differibile, o per accordi professionali interni intrapresi col proprio datore di lavoro o perché l’albo di competenza non ha disposto alcuna sospensione dell’attività, ma raccomandatone lo svolgimento in modalità smartworking, o ancora perché, il nostro tirocinante ha pianificato il proprio futuro professionale facendo affidamento sulla scadenza del tirocinio originariamente prevista e in funzione di un progetto professionale il cui inizio si sovrappone con il prolungamento surreale del tirocinio;

Ma non finisce qui. Un’altra ragione di sconcerto è legata ai fogli firme vidimati elaborati dal Dipartimento di riferimento e vidimati dai Centri d’impiego territorialmente competenti, stampati in numero proporzionato ai mesi di tirocinio da effettuare. Molti tirocinanti che avrebbero già concluso il tirocinio (come il nostro Caio) sono sprovvisti dei fogli aggiuntivi relativi ai 2 mesi di prolungamento con la conseguenza paradossale, che pur volendo prolungare il tirocinio non avrebbero quali fogli firmare/compilare con le rispettive entrate/uscite e descrizione delle attività svolte: cioè non sussiste la possibilità materiale di inviare alcunché al Dipartimento del lavoro! Forse la Regione penserà ad una nuova ondata presso i Centri Dell’impiego ai fini della vidimazione dei due fogli per i due mesi da recuperare (questo tradotto in termini pratici vuol dire file su file presso gli stessi Centri d’impiego, inevitabilmente da fare durante gli orari di lavoro). Tuttavia su tale problematica ancora si brancola nel buio; Per esigenze meramente sintetiche, si ritiene di dover segnalare un ultimo punto che sembra essere il più paradossale e assurdo poiché N.B. tutti gli adempimenti richiesti dal Dipartimento del lavoro della Regione Sicilia devono essere caricati su un portale ad hoc, cosiddetto IS 1420 per il cui accesso non sono state ad oggi fornite le credenziali alla quasi totalità dei tirocinanti che hanno aderito alla terza finestra temporale dell’avviso 20/2018. Questi si trovano dunque con uno scaffale pieno di documenti firmati e/o da fare firmare che saranno caricati come secchi d’acqua il giorno in cui tali credenziali verranno comunicate.

Insomma sono ancora ben lontani dal vedersi liquidati la propria indennità, fosse anche solo di un mese! Portare a galla questo tipo di situazione è un’azione che riteniamo intellettualmente ed eticamente doverosa e si pone al culmine di innumerevoli lamentele, richieste di aiuto ed istanze di ogni genere lanciate sui social e non solo: da un rapido sguardo al gruppo Facebook “Tirocinanti Garanzia Giovani Sicilia” che conta ben 11.946 membri si ha l’idea di quanto la situazione sia estesa e di quanto questa lettera sia espressione di un comune sentire. Alla luce di quanto sin qui esposto emerge un quadro che definirlo vessatorio sembra quasi riduttivo. Si è pensato pertanto di avanzare sin da subito due semplici richieste che a parere nostro non sono più procrastinabili:

1. lo snellimento e la velocizzazione dell’iter burocratico-amministrativo dei bandi oggetto della presente lettera anche al fine di erogare le indennità spettanti in tempi più celeri e per quanto oramai residua durante l’effettivo svolgimento dei tirocini.

2. Procedere all’immediato invio a tutti i tirocinanti che ne sono sprovvisti, vale a dire coloro che sono risultati ammessi definitivamente al finanziamento con la terza finestra temporale prevista dall’Avviso 20/2018, delle credenziali all’AREO per l’utile e pronto accesso al sistema così da procedere al caricamento graduale della documentazione utile ai fini dello sblocco delle liquidazioni.

3. Il riconoscimento dei 2 mesi di sospensione (marzo-aprile) per i tirocinanti che hanno continuato a lavorare in smartworking previa rendicontazione delle attività svolte mediante modalità da concordare con il Dipartimento del lavoro, potendosi a tal riguardo fare ricorso ad un’autodichiarazione da parte del tutor/soggetto ospitante ai sensi e per gli effetti ex art. 47 D.P.R. n. 445/2000. Va da ultimo chiarito che i tirocinanti siciliani, sono convinti che la leale e trasparente collaborazione ed il dialogo costruttivo tra Amministrazione e cittadini (tirocinanti) possa giovare al raggiungimento di una soluzione condivisa e concertata. Affinché non solo si lavori insieme per migliorare il presente, ma si pongano le basi per un futuro migliore.

Pertanto, nella consapevolezza della difficoltà del momento, si chiede di avviare una aperta e sana interlocuzione con gli Organi Regionali competenti, al fine di porre in essere quella necessaria osmosi tra le due parti, che è la premessa per la buona riuscita dei nobili progetti di finanziamento in corso nonché condizione indispensabile per un aiuto e sostegno concreto a chi rappresenta il futuro di questa società e di questa bellissima isola.

Con la speranza che la presente non rimanga lettera morta ma venga interpretata per quello che è : un grido d’aiuto.

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