LE OCCASIONI PERDUTE DEL PORTO DI POZZALLO ED IL PROSSIMO (SI SPERA) APPALTO DEI LAVORI PER IL SUO POTENZIAMENTO

Il porto di Pozzallo continua a pagare pegno. Soprattutto per la mancanza di un’autorità di gestione. Che, val la pena ripetere, è cosa ben diversa dell’Autorità portuale, istituita per porti di interesse nazionale. Eppure l’importante scalo marittimo ibleo necessita di una gestione diretta. Proprietaria è la Regione Siciliana. Che solo da qualche anno a questa parte, grazie probabilmente ai rapporti personali tra l’ex sindaco Giuseppe Sulsenti ed il Governatore Raffaele Lombardo, ha gradualmente provveduto a delegare al Comune e agli Uffici del Genio civile di Ragusa, alcune competenze. Accelerando in questo modo le procedure per risolvere più tempestivamente i problemi di manutenzione ordinaria e straordinaria e per garantire i servizi. Inoltre, per accogliere le istanze dei cittadini in ordine ad attività o concessioni riguardanti il demanio marittimo, è stato istituito l’ufficio periferico dell’assessorato Territorio e Ambiente. Tutto bene sul fronte della sicurezza e della legalità. Grazie alla presenza dei militari della Capitaneria di porto. Ai quali va anche riconosciuto l’ottimo lavoro svolto per gestire il fenomeno degli sbarchi clandestini. Tuttavia, per la mancanza di un punto di riferimento istituzionale, il porto rimane orfano a metà. Una carenza che, nel corso degli anni, ha inevitabilmente condizionato la crescita delle attività imprenditoriali. Inizialmente si era pensato che piccolo è bello. Con una visione localistica e miope dei traffici da gestire. Che ha prodotto una serie di ritardi ed errori di cui ancora oggi la comunità sta pagando il conto. Un conto salato, ove si consideri che, dal punto di vista delle ricadute occupazionali, si sarebbe dovuto e potuto fare di più. Altro che snocciolare annualmente risultati positivi. Il porto, costruito per movimentare un certo numero di tonnellate di merce, nel corso degli anni, ovviamente, non poteva non superare il minimo previsto. A quel punto furono in molti ad immaginare che tutto andasse per il meglio. Non riuscendo a capire che, senza una seria programmazione ed un lavoro certosino di marketing, lo scalo marittimo non avrebbe avuto futuro. Da alcuni anni, infatti, i traffici sono diminuiti. Lo scorso anno gli imprenditori del settore hanno protestato a lungo per il prolungato fermo giudiziario della nave Fortuna II. Lamentando la riduzione di spazi utili per lavorare meglio. Ed avevano ragione. E forse proprio in quella occasione alcuni di loro hanno capito che piccolo non è bello. Ed avranno pure intuito che per lavorare, produrre e progredire, occorre favorire gli eventi. Come fanno tutte le aziende di successo del mondo. L’errore di cacciare gli americani della Cooper Smith è stato imperdonabile. Oggi il porto rappresenterebbe una realtà diversa. Con non meno di 400 unità lavorative. E traffici triplicati. Con vantaggi per tutti. Ma piangere sul latte versato non serve. Intanto, mentre la politica ritardataria e autoreferenziale gioisce per la stazione passeggeri, i cui lavori partiranno verosimilmente fra cinque mesi, il porto arranca in attesa dei lavori di potenziamento. Per i quali esiste un progetto ed un finanziamento europeo di 40 milioni di euro. Siamo all’ultima spiaggia. Sprecare questa grande occasione sarebbe da folli. Dal Comune assicurano che la pratica è a posto e che i lavori dovrebbero essere appaltati il prossimo anno. Quando? Data da stabilire. Ecco il punto. Manca una data. Unica scadenza certa è quella del 2015. Entro la quale i lavori eventualmente eseguiti dovranno essere obbligatoriamente rendicontati.

 

 

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