Le fiuredde, antiche edicole votive a Comiso. Presentato il volume di Saverio Ricordo e Alessandro Turtulici

C’è un patrimonio da salvare e da valorizzare tra le viuzze e i vicoli della città. Sono le “fiuredde”, edicole votive in gran parte risalenti agli ultimi due secoli, realizzate per favorire la devozione popolare, a volte ad opera dei chierici, a volte ad opera di famiglie di devoti.

Trovavano posto sulle pareti delle case provate, o in alcuni luoghi simbolici e, con l’andare del tempo, sono andate in gran parte distrutte, vittima dell’inesorabile degrado del tempo, ma anche delle inevitabili modifiche architettoniche, perchè molti edifici antichi sono stati abbattuti.

Due studiosi locali si sono fatti carico della catalogazione e del recupero delle edicole oggi esistenti: sono in tutto 75, situate soprattutto nel centro storico, ma anche in alcune delle più antiche e lontane periferie.

Alessandro Turtulici, laureato in beni culturali, racconta come nasce il progetto: “Durante l’anno del servizio civile, svolto presso la Pro Loco – spiega – mi sono imbattuto in alcune di queste edicole, scoprendone la preziosità. Ho trovato subito l’adesione del sindaco Maria Rita Schembari ed è nata l’idea della catalogazione. Lo abbiamo fatto insieme a Saverio Ricordo, studioso ed appassionato”.

Saverio Ricordo ha curato la scheda tecnica di rilevamento. Il lavoro svolto è confluito in una pubblicazione, dal titolo emblematico “Le fiuredde” ed un sottotitolo: “Camminando per le vie di Comiso”, dato alle stampa da Opera Incerta. Le foto sono state curate da Gaetano Spataro, i testi sono di Alessandro Turtulici e Saverio Ricordo.

Il volume è stato presentato a Comiso nel corso di una serata alla presenza del vescovo, monsignor Giuseppe La Placa e della sindaca, Maria Rita Schembari, della presidente della pro Loco, Maria Stella Micieli e della presidente del Club Unesco, Tina Vittoria. “Alcune delle immagini sacre sono ormai parzialmente danneggiate o completamente abrase. Eppure, esse continuano a donarci un confortante senso di appartenenza ad una fede semplice e immediata che, in un percorso fisico lungo le strade cittadine o viottoli di campagna, tra le immagini del Cristo, di Madonne Annunciate o Addolorate, di santi oranti e miracolosi, ci sono l’impareggiabile illusione di essere parte di qualcosa  …”. Per il vescovo La Placa, la “figura”, la “fiuredda” è un vestigio del nostro passato che testimonia la devozione sincera e semplice della nostra gente, legata al divino ‘tramite’ di quelle immagini; vestigia che attestano quindi un’arte che si è andata costituendo, fino a realizzare (…) un’opera che comunica una relazione, un simbolo tra l’umano e il divino”. Il testo è arricchito dalle introduzioni di monsignor Salvatore Burrafato, docente di archeologia cristiana e di Pina Battaglia Cascone, che ha sostenuto da sponsor il lavoro, invitando i giovani, con le parole di papa Francesco, a “non spegnere la curiosità bella e mettersi in gioco perché la vita non va chiusa in un cassetto”.

I due autori operano una ricostruzione storica approfondita dell’origine della fiuredda, legandola anche agli antichi altarini che i greci e i romani dedicati ai loro antenati, i Lari e i penati, facendola confluire poi nel periodo del rinascimento e della controriforma, quando il diffondersi di queste piccole immagini votive venne utilizzato per contrastare il diffondersi del protestantesimo.

In Sicilia emerse e si affermò la figura del pittore di edicole e di carretti, che divenne a poco a poco una vera e propria arte: era quella dei “pincisanti”. La loro occupazione principale era dedicata ai carretti siciliani, in Sicilia veri capolavori di artigianato. E nelle edicole trovavano un’occupazione collaterale.

A Comiso, l’edicola più antica, dedicata all’Immacolata Concezione, risalente probabilmente al XV secolo, si torva in via Gioacchino Iacono, sulla parete di una casa privata, realizzata laddove nei secoli passati, sorgeva la chiesa del Purgatorio, oggi non più esistente. Di essa, sopravvive ancora parte della struttura muraria, incastonata nel nuovo edificio. L’edicola si fa risalire alla scuola di Guido Reni. L’originale è conservato all’interno e sul muro si trova oggi solo una copia.

Altra edicola molto preziosa si trova sopra la porta d’ingresso della sacrestia della Chiesa Madre ed una di particolare pregio si trova in via Ronco Caprera, laddove sorgeva la bottega di un calzolaio, papà del sacerdote don Antonio Baionetta, morto due mesi fa, e di Pippo Baionetta, che ha regalato i suoi ricordi di bambino legati a quell’immagina votiva. Si tratta di un altorilievo su unico blocco, di autore ignoto, raffigurante un Ostensorio e risalente al XVIII secolo, vecchia quindi di circa 300 anni. Risale al 1760 (questa volta con datazione certa perché incisa nella pietra) la fiuredda di corso Vittorio Emanuele 218, raffigurante la Madonna del Rosario, mentre è del 1856 un’altra edicola votiva situata nei pressi della basilica dell’Annunziata. In via Montenegro, nei pressi di quella che fu una delle porte della cinta muraria dell’antica Comiso, c’è l’edicola votiva di autore ignoto, raffigurante la Sacra Famiglia, risalente al XIX secolo. Un’altra edicola chiusa, sempre raffigurante la Sacra Famiglia, si trova in via Correnti. Alcune fiuredde sono state recuperate da Saverio Ricordo o da altre persone, tra le macerie delle demolizioni di antiche abitazioni e oggi conservate da privati. Sono state esposte durante la presentazione del volume.

In sintesi, i due studiosi hanno rilevato due edicole del Seicento. Tre del Settecento, 25 dell’Ottocento, 13 del periodo Liberty, 16 nicchie intonacate, un pannello in pietra e due lastre di marmo.  Diversificata la tipologia: vi sono 9 altorilievi o bassorilievi, 32 lavori a tempera su supporto murario, 3 tempere su lastre di pietra, 15 dipinti a olio su latta, 2 pannelli di ceramica e 4 stampe su carta.

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