LE COMUNITA’ DELL’ANTICA ETA’ DEL BRONZO TRA IL DIRILLO E L’IRMINIO

Quali relazioni tra le comunità dell’antica età del bronzo che insistevano nella parte occidentale dei Monti iblei? E’ l’interrogativo a cui ha cercato di rispondere, ieri sera, Damiano Bracchitta, dottorando in Archeologia presso la University of Malta, parlando del paesaggio antropico ricompreso tra il Dirillo e l’Irminio. Bracchitta è stato uno dei relatori dell’ottavo appuntamento di “Ergasterion-Fucina di archeologia”, il ciclo di incontri promosso dalla sezione di Ragusa di “SiciliAntica” tenutosi all’auditorium di San Rocco a Ibla.

“Ci sono moltissime testimonianze di un fenomeno – ha detto Bracchitta – che assunse una notevole importanza. Un fenomeno che si caratterizza per una sorta di equilibrio tra le varie componenti territoriali e la struttura sociale di queste comunità di agricoltori e di pastori. Ma stiamo parlando anche di minatori e abili estrattori di selce, materiale che poi lavoravano e commercializzavano. E tutto avveniva da queste parti. Con arnesi così grossolani disboscavano e creavano campi agricoli. Finché non intervennero attori esterni alla Sicilia per importare i primi metalli. Così tutto il sistema entrò in crisi. E finì nel giro di pochi decenni”.

Francesco Cardinale, laurea magistrale in Archeologia presso l’Università di Ravenna, ha puntato la propria attenzione sull’eccezionale scoperta di un insediamento tardo-castellucciano in contrada Scifazzo, proprio alle porte di Ragusa. “Durante l’indagine – ha chiarito – ci siamo trovati davanti ad un insediamento con una capanna di forma ellittica della lunghezza di 15 metri caratterizzata dalla presenza di una consistente quantità di ceramica. Correlato alla capanna, nella parte bassa, è emerso un muro di dimensioni notevoli. La parte messa in luce risulta essere di un metro e settanta su base calcarea.

L’area è caratterizzata inoltre dalla presenza di piastre in concotto, forse aree di conservazione e preparazione degli alimenti. In un’altra area è stato rinvenuto un silo vero e proprio scavato nella roccia con una apertura di forma quadrata. Le varie parti sono tenute tra loro da pietre più piccole. Il silo è da contestualizzare all’interno di un ambiente delimitato da un muro caratterizzato anche dai resti di un piano pavimentale. Pensiamo si tratti di un insediamento ascrivibile alla cultura agropastorale della facies di Castelluccio dell’antica età del bronzo. La particolarità di questa scoperta è che le dimensioni del muro individuato potrebbero fare rientrare il sito all’interno dei villaggi fortificati presenti nella Sicilia sudorientale come Baravitalla, Montegrande ad Agrigento, Villasmundo”. Infine, Dario Puglisi, docente di Archeologia egea presso il Politecnico di Bari, ha parlato della funzione del kernos, il vaso a contenitori multipli utilizzato in una cerimonia misterica legata al culto di una divinità femminile.

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