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Le banche in provincia di Ragusa con burocrazia, tempi e tassi alti frenano gli aiuti alle aziende del territorio.
11 Mag 2020 07:19
E dire che le banche erano state chiamate dal Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte con il suo decreto ad “adoperarsi” e a fare “uno sforzo” per “erogare subito liquidità alle imprese che ne avevano bisogno attraverso un vero e proprio atto d’amore. Le promesse erano che tutto il sistema bancario e creditizio nazionale si sarebbe messo a disposizione per erogare nel più breve tempo possibile tutta la liquidità alle imprese che ne facevano richiesta. non sappiamo come vadano le cose nelle altre province. Da noi si rasenta il disastro.
I tempi per la erogazione del credito sono lunghissimi ed inoltre ci sono alcuni istituti che sembra proprio facciano di tutto per evitare di erogare i prestiti a garanzia pubblica del decreto liquidità. Questo almeno è quel che emerge dal racconto di Peppe, titolare di una piccola attività di ristorazione a Ragusa.
“Ho pensato, dichiara al nostro giornale, di richiedere alla mia banca un finanziamento da 10mila euro con garanzia pubblica. Ho ritenuto che potesse essere per me un aiuto in un momento complicato”. La somma richiesta ad un istituto di credito ragusano era “di importo non superiore al 25% dei ricavi fino a un massimo di 25mila euro” che non prevede alcuna valutazione del merito di credito, con erogazione del denaro senza attendere il via libera del Fondo di garanzia.L’unica risposta arrivata è stata una scarna mail dal seguente contenuto:“Il finanziamento non è destinato a generica liquidità o consolidare esposizioni pregresse con l’istituto. Pertanto occorre presentare una descrizione dei pagamenti da fare conseguenza covid-19, che effettuerà la banca. Saluti”Una risposta che lascia intendere chiaramente una risposta negativa e senza alcun altro tipo di confronto.
Altre banche fanno ancora di peggio. Si dichiarano disponibili ma senza poter assicurare i tempi di elargizione del finanziamento a causa della gran mole di lavoro e richiedendo una complessa ed articolata documentazione a corredo, che necessita l’indispensabile ausilio di un consulente.
Un prospetto predisposto dal sindacato bancario della Fabi, per i prestiti del decreto liquidità fino a 25mila euro, sottolinea chiaramente invece, come la documentazione obbligatoria prevista consista nel modulo di richiesta di finanziamento, nel modulo di richiesta della copertura del Fondo di garanzia, nell’autocertificazione dei ricavi 2019 e nella copia di un documento di identità. Non si parla dunque né di bilancio della società al 2019 ma solo di autocertificazione dei suoi ricavi, né di visura.
Non è mancato nemmeno un istituto di credito che propone tutta una serie di fidi e prodotti vari alternativi, a costi decisamente elevati, ma grazie ai quali è possibile avere accreditati i soldi sul conto fin da subito, già dal giorno dopo dato che, è stato detto, con il decreto liquidità non si può sapere quando si riuscirà ad avere il denaro perché non sono state fornite risposte sul Fondo di garanzia alla banca e, finché non arriveranno, la banca non si sente di anticipare il denaro”.E’ stata anche proposta una polizza assicurativa vita della banca da abbinare alla pratica affinchè sarebbe potuta essere un po’ più veloce.
L’unica banca che pare essersi comportata meglio con Peppe, è stata quella che ad un tasso di interessi decisamente più alto rispetto tutti gli altri, all’,1,80%, ed a fronte di una lunga e dettagliata documentazione richiesta, pare gli abbia assicurato l’elargizione del prestito in una quindicina di giorni. Non è tuttavia ancora detto.
Nonostante l’emergenza sanitaria che è divenuta anche economica rimane quindi un atteggiamento da parte delle banche assai grave. e le aziende vengono scoraggiate da un sistema che rimane farraginoso proprio in un momento in cui la situazione richiederebbe che le procedure venissero facilitate”.
E lo snellimento delle procedura burocratica è proprio quello a cui punta il governo ma al momento l’obiettivo non sembra ancora essere stato raggiunto. Perlomeno, non per tutte le banche a danno ancora una volta delle imprese ragusane
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