LA TRASLAZIONE DEL SIMULACRO SULL’ALTARE MAGGIORE

 

La cittadina di Giarratana festeggia in maniera solenne sant’Antonio Abate. E’ un rito che affonda le radici nella tradizione più antica e che coinvolge l’intera comunità dei fedeli. L’apertura dei festeggiamenti è in programma sabato 7 gennaio quando, nella basilica omonima, che si trova sul colle che sovrasta il centro abitato, alle 16,30 ci sarà il suono a festa delle campane e subito dopo lo sparo di colpi a cannone. Sono i caratteristici segnali che anticiperanno la traslazione del seicentesco simulacro del santo sull’altare maggiore. I solenni festeggiamenti, organizzati dal comitato presieduto dal nuovo parroco, don Marius Starczewski, affiancato dal vice parroco, don Giovanni Piccione, proseguiranno sino a martedì 17 gennaio, data in cui ricade la festa liturgica del santo. In particolare, poi, da giovedì 12 prenderà il via il triduo di preparazione alla festa che sarà presieduto dal novello vicario parrocchiale, don Piccione. La festa esterna, con le due processioni, una mattutina e l’altra vespertina, è in programma domenica 15 gennaio. La basilica ospita una statua di sant’Antonio che risale al 1626, proveniente dall’antico abitato. Il luogo di culto è documentato già nel Trecento come “chiesa sacramentale” e in esso si venera “da tempo immemorabile” l’immagine della Madonna della Neve. La chiesa di sant’Antonio Abate fu rasa al suolo in seguito al disastroso sisma del 1693. L’opera di ricostruzione fu avviata nei primissimi anni del XVIII secolo nella parte più alta dell’abitato. Il tempio, già nel 1748m era ricostruito ed adibito al culto. Tuttavia, fu consacrato solo il 21 settembre 1783 dal vescovo Giovanni Alagona. Sant’Antonio è considerato anche il protettore degli animali domestici. Non è un caso che la domenica della festa esterna, nel primo pomeriggio, è prevista una speciale benedizione degli animali. Durante queste speciali giornate, l’impresa ecologica Busso Sebastiano, che gestisce il servizio di igiene ambientale in città, si sta prodigando per garantire una pulizia straordinaria del territorio cittadino così da fare in modo che i luoghi della festa possano presentarsi ai fedeli e ai visitatori in maniera più decorosa del solito. Una curiosità. La tradizione di benedire gli animali non è legata direttamente a sant’Antonio: nasce nel Medioevo in terra tedesca, quando era consuetudine che ogni villaggio allevasse un maiale da destinare all’ospedale, dove prestavano il loro servizio i monaci di sant’Antonio. Da qui prese piede un’usanza che fu mutuata su tutto il territorio della cristianità. E che resiste ancora oggi.

 

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