LA SVIZZERA OLTRE LA CIOCCOLATA

Tra le denominazioni italiane più reputate vi è la Valtellina. Una zona questa, sita nella Lombardia settentrionale, confinate con la Svizzera. Sebbene questa zona dell’Italia si sia dimostrata straordinariamente portata per la produzione di vini di qualità, il vino della vicina Svizzera è praticamente sconosciuto ai più. Eppure questo paese è circondato da paesi celebri per la produzione vitivinicola. Italia, Francia, Germania e Austria sono tutti paesi conosciuti per la produzione di vino di qualità. La Svizzera non è l’eccezione che conferma la regola, bensì è lo specchio della sua storia. Il paese ha sempre vissuto una sorta di isolamento politico e questo si è rispecchiato anche nella sua cultura vitivinicola.

Fino a pochi decenni fa’ il vino Svizzero era una produzione relativamente mediocre, dove la pratica di tagliare il vino locale con quello importato era una pratica diffusa, messa al bando soltanto nel 2006. Nonostante l’isolamento politico, la produzione vitivinicola locale non era e non è sufficiente a colmare la richiesta di consumo locale e quindi l’importazione di vini stranieri è sempre stata presente. In questo modo il confronto tra la produzione locale e quella straniera era  inevitabile. Fino agli anni Ottanta questo confronto non fu un problema, poiché molto del vino prodotto era ancora di livello mediocre. A esclusione delle zone più celebri, che comunque erano destinate a pochi consumatori, come Bordeaux, Barolo, Champagne, Borgogna e poche altre, il resto delle zone vitivinicole offriva ancora prodotti molto limitati. Ben presto però nei paesi confinanti si avviò un processo di modernizzazione dell’enologia, che comportò un innalzamento generale della qualità di tutte le zone vitivinicole. Basti osservare quello che è successo in Sicilia, per comprendere appieno questo processo evolutivo. Fino agli anni Ottanta il vino siciliano era considerato, tranne alcune eccezioni, dozzinale e di qualità limitata.

Questo innalzamento qualitativo generale ha fatto sì che i vini per il mercato di massa fossero migliorati notevolmente. Il consumatore medio svizzero, quello non interessato a vini troppo impegnativi, notò presto questo processo di modernizzazione dei vini europei. Il divario tra i vini di massa svizzeri e quelli europei divenne incolmabile. I costi dispendiosi per produrre vino in Svizzera rendono proibitivo produrre vini di massa dalla qualità accettabile. Nel momento in cui bisogna ridurre le rese di produzione, il prezzo lievita altrettanto. Un vino svizzero della stessa qualità di un vino medio italiano o francese arriverebbe a costare anche più del doppio. I produttori di vino svizzero, quindi, si trovarono a un certo punto a dover fare delle scelte che avrebbero cambiato notevolmente il vino elvetico. Impossibilitati a proporre un vino capace di essere concorrente rispetto ai nuovi vini di massa europei, i produttori svizzeri hanno puntato alla creazione di vini altamente impegnativi da proporre come alternativa ai gradi vini europei.

La grande cura della manutenzione del vigneto, le rese bassissime, la possibilità di aggiungere zucchero e la fermentazione malolattica, permette agli svizzeri di produrre vini dalla gradazione alcolica abbastanza alta e dall’acidità non troppo aggressiva. I vini prodotti  da vigneti siti in altitudini molto alte o in latitudini molto a nord sono ricchi di acidità. Se si desidera attenuare questa spiccata acidità, non gradita a molti palati, si può ricorrere alla fermentazione malolattica, che trasforma l’acido malico in acido lattico, meno aggressivo. La Svizzera, possedendo i vigneti alla altitudini più alte d’Europa, incorre facilmente nel problema di eccessiva acidità; ma qui, in Svizzera, la pratica della fermentazione malolattica è molto diffusa, a differenza della Germania e dell’Austria, che ritengono l’elevato contenuto acido del vino un pregio.

In Svizzera, come in tutte le zone vitivinicole del nord, la vite cresce lungo i fiumi o i laghi, poiché l’acqua ha l’effetto di mitigare la temperatura. Nel Canton Ticino, la zona coltivata si concentra lungo il lago di Lugano e il lago Maggiore. Qui la produzione è soprattutto di viti a bacca rossa e in particolare viene coltivato il merlot. I vini prodotti nel Ticino sono di qualità molto varia. È possibile imbattersi in merlot poco eleganti e abbastanza grossolani, come i merlot molto vigorosi, pieni e compatti, che nulla hanno da invidiare ai grandi merlot di stampo internazionale. La zona più produttiva della Svizzera è, però, la cosiddetta Svizzera francese, che risulta essere anche, nel complesso, la più interessante. Caratterizzata in passato soprattutto per la produzione di vini bianchi, come tutto il resto del paese a eccezione del Canton Ticino, oggi si sta puntando molto sui vitigni a bacca rossa. In un primo momento questa inversione di rotta è stata dettata dalle esigenze del mercato interno, che consuma maggiori quantitativi di vino rosso piuttosto che di vino bianco. In un secondo momento, invece, ci si è accorti che certi vitigni, come il gamay e in particolare il pinot nero, chiamato anche blauburgunder, riuscivano a dare dei risultati molto incoraggianti. Alcune etichette di pinot nero si rivelarono delle vere sorprese e imposero la loro attenzione anche agli amanti più tradizionalisti di questo vitigno, che raramente prendono in considerazione il pinot nero coltivato fuori dalla Borgogna.

Visto il grande successo, nell’arco di pochi anni, gli ettari coltivati a pinot nero aumentarono a dismisura, ma soprattutto a scapito dei vitigni a bacca bianca. Il pinot nero è però un vitigno molto difficile e irregolare. Gran parte di questi tentativi a base di pinot nero non si sono rivelati quelli sperati e si è dovuto così ricorrere molto spesso al taglio con altre varietà, come il gamay, per nascondere qualche difetto o migliorare il pinot nero elvetico.

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