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La Squadra Mobile di Ragusa, con l’ausilio dei Commissariati di Comiso, Modica e Vittoria, arresta 1 imprenditore agricolo e ne denuncia altri 10 per sfruttamento di manodopera
05 Lug 2017 15:22
La Squadra Mobile di Ragusa,
nell’ambito dell’operazione “Freedom” della Polizia di Stato su parte del
territorio nazionale, coordinata dal Servizio Centrale Operativo della
Direzione Centrale Anticrimine, ha concluso la prima attività di contrasto al
caporalato nella provincia iblea.
La Squadra Mobile
iblea è stata impegnata nell’ambito dell’operazione nazionale, unitamente alle
Squadra Mobili di Caserta, Foggia, Latina, Potenza e Reggio Calabria.
L’obiettivo era
il contrasto dello sfruttamento di migranti irregolari costretti per pochi euro
a lavorare con orari pesantissimi, in condizioni anche igieniche disumane,
senza alcun giorno di riposo o altro diritto garantito. Fenomeno criminale
diffuso soprattutto in Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Puglia e Sicilia
e tipico prevalentemente del settore agricolo.
A livello
nazionale sono stati raggiunti i seguenti obiettivi da parte della Polizia di
Stato nelle suddette province: identificate 235 persone (tra datori di lavoro e
dipendenti), controllate 26 aziende, arrestate 3 persone e denunciate 11.
Per quanto
riguarda la provincia di Ragusa, la Squadra Mobile, coadiuvata dal personale
della Polizia Scientifica e dei Commissariati di Comiso, Modica e Vittoria, ha
conseguito i seguenti risultati: arrestati
3 uomini, denunciati 11, controllate
9 aziende nei territori di Santa Croce (4 denunciati), Modica (2 denunciati),
Vittoria (3 arrestati e 3 denunciati) e Acate (2 denunciati), 116 braccianti
agricoli identificati (55 rumeni di cui 27 donne, 28 centro-africani di
cui 2 donne, 7 albanesi, 1 donna polacca e 25 italiani di cui 2 donne).
I controlli effettuati
nell’ultima decade di giugno, hanno richiesto il prezioso intervento, oltre che
di altre articolazioni ed Uffici della Polizia di Stato, anche del personale
dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro, dell’ASP di Ragusa – Servizio Igiene
– e dello SPRESAL (Servizio Prevenzione e Sicurezza negli ambienti di lavoro).
Le attività condotte dalla
Polizia di Stato hanno avuto un duplice obiettivo, individuare i c.d. caporali
durante le fasi di reclutamento e controllare le aziende che impiegano
manodopera, al fine di verificare l’esistenza di indici di sfruttamento a danno
dei lavoratori.
Indispensabile il frutto del
lavoro nato dalla sinergia con i suddetti uffici, al fine di verificare la
sussistenza di elementi costituenti reato contenuti nella norma sul c.d.
caporalato.
La Polizia Scientifica ha
video documentato ogni attività condotta in questi giorni, al fine di
cristallizzare in un video quanto accertato dagli uomini della Squadra Mobile
che hanno coordinato tutti gli agenti operanti.
Oltre alla presenza di diverse
aziende che rispettavano in pieno le normative vigenti in ordine al contratto
di lavoro come braccianti agricoli, purtroppo sono state riscontrati diversi
illeciti penali. Ben 11 sono state le persone denunciate per sfruttamento della
manodopera e nel caso più grave registrato a Vittoria, si è proceduto
all’arresto di MICCICHE’ Francesco,
nato a Vittoria il 18.12.1962.
L’uomo è stato poi sottoposto
alla misura degli arresti domiciliari così come disposto dalla Procura della
Repubblica di Ragusa. Miccichè va ad aggiungersi ai fratelli Busacca tratti in
arresto il 22 giugno sempre in occasione di uno dei controlli programmati.
L’aver proceduto all’arresto
dei tre datori di lavoro, è frutto della gravità di quanto da loro commesso,
rispetto agli altri, che seppur indagati per lo stesso titolo di reato, non
hanno violato la norma in modo così grave da giustificarne l’arresto.
Anche in
questo caso, gli operai ascoltati dagli investigatori della Squadra Mobile di
Ragusa sono stati concordi nel riferire di lavorare presso l’azienda di
Miccichè e che proprio costui, offriva loro di dormire in casette fabbricate
senza alcun minimo rispetto delle normative sull’edilizia oppure li prelevava
presso i loro domicili, forniva le indicazioni, impartiva gli ordini,
organizzava il lavoro all’interno dell’azienda e li pagava.
Gli
operai riferivano inoltre di svolgere le mansioni di bracciante agricolo
addetto alle colture in serra, di lavorare almeno 8 ore al giorno per una paga
giornaliera di 25,00 euro (non 59 così come previsto) corrisposti ogni
settimana con denaro contante, di non godere di nessun periodo di ferie
(alcuni, addirittura, hanno affermato, così come già riscontrato, di sconoscere
il significato della parola) e non aver mai frequentato un corso sulla
sicurezza o una visita medica. Fortissimo il timore di essere licenziati, sia
qualora avessero richiesto un aumento della paga, sia nel caso in cui l’efficienza
nel lavoro non avesse soddisfatto le esigenze dell’incaricato alla loro
vigilanza.
Tutti
hanno affermato che le loro condizioni economiche sia pregresse che attuali
erano e permangono miserevoli.
L’Ispettorato del Lavoro ha
riferito di aver constatato, nell’ambito dell’intera attività portata a termine
in questi giorni, illeciti amministrativi con sanzioni per circa 60.000 euro.
Considerato quanto constatato, sono state sospese 3 attività imprenditoriali in
attesa che regolarizzino la posizione di tutti i 16 lavoratori c.d. in nero
assunti.
I controlli effettuati in
questi giorni di fine giugno hanno interessato tutta la provincia iblea, da
Acate a Modica, passando per Vittoria e Santa Croce Camerina.
Come detto, insieme ad aziende
virtuose, sono state tante quelle segnalate all’Autorità Giudiziaria per la
violazione della norma di recente novellata dello sfruttamento della
manodopera. Alcuni indagati assumevano mediante contratto ma poi sottopagavano
i dipendenti, così come nessuno dei lavoratori poteva godere di ferie o di
assenza per malattia, in pratica, chi lavorava guadagnava, gli altri non
percepivano nulla.
“La Polizia di Stato
continuerà a vigilare sul rispetto delle norme sul c.d. caporalato, al fine di
tutelare i lavoratori ed anche le aziende virtuose rispetto a chi commette
illeciti per trarne un profitto più alto”.
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